Le api nell’araldica civica italiana 2/6
di Renzo Barbattini* *Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante – Università di Udine

Lombardia

Comune di Annico(CR)
Lo stemma (art. 3 dello Statuto, deliberazione n. 10 del 1/3/2005) è stato progettato per ricordare il territorio, l’agricoltura e la laboriosità degli annicchesi, rappresentate, rispettivamente, dal colore verde del campo (è l’area circoscritta dallo scudo, dal latino “campum”), dalla falce e dalle api. Poiché il Comune di Annicco non ha concesso l’autorizzazione all’uso del proprio emblema, si è ricorsi a quello ridisegnato (a partire dal bozzetto originale dell’Ufficio Araldico di Roma).


Comune di Barghe(BS)
Lo stemma (art. 5 dello Statuto, deliberazioni C.C. n. 5 e n. 22 del 5/3/2001 e del 26/4/2001) prevede un piccone e un badile incrociati tra di loro; nel punto d’intersezione di questi attrezzi si trova una lanterna con candela accesa. Nella parte superiore e inferiore, sono poste due api ad ali spiegate. Secondo la tradizione più accreditata esse sono la rappresentazione della laboriosità degli abitanti (i “barghesi”) di questo piccolo comune (circa 1000 abitanti) montano. Il piccone, il badile e la lanterna sono strumenti da minatore. Fino al secolo scorso, infatti, è riconosciuta l’attività mineraria a Barghe, ove esistono ancora 5 gallerie scavate per l’estrazione di rame e argento, oggi però in disuso. Essi sono una classica allegoria del lavoro minerario (in Sardegna, ad esempio, ci sono numerosi stemmi con questi simboli).


Comune di Brenta(VA)
Non avendo il Comune di Brenta notizie storiche proprie dalle quali trarre un progetto araldico, quest’ultimo trova origine nell’attività agricola e industriale del luogo. Il campo verde dello stemma (D.P.R. 16/5/1962 e art. 6 dello Statuto, deliberazione C.C. n. 42 del 2/12/1999), infatti, vuole ricordare la fertilità di quella terra ove l’agricoltura è molto progredita e redditizia; le api simboleggiano le industrie fiorenti (CROLLALANZA, 1878; GUELFI CAMAJANI, 1940).


Comune di Brusaporto(BG)
Lo stemma è stato concesso dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi con D.P.R. del 9/3/1962. La composizione è molto semplice ed è intesa come un’allegoria del lavoro e della ricompensa meritata da chi lavora, come si verifica fra le api: per il bene proprio e per quello della collettività. Curiosa è la diffusa opinione, per altro non smentita dai ricercatori, che l’antico nome di Brusaporto fosse Brusaporco, in seguito “ingentilito” con la modifica di una consonante (MAIDA, 2006)!

Comune di Burago di Molgora (MI)
Lo stemma (concesso con D.P.R. 17/12/1962) coniuga due aspetti particolari: l’acuta sensibilità degli abitanti di Burago rivolta all’assistenza delle persone meno fortunate che vivono sul territorio (ciò è confermato dall’esistenza, in questa comunità, di ben cinque istituzioni benefiche) e l’attività industriale legata al lavoro degli opifici presenti nella zona. Per evidenziare il primo è stata inserita la figura del pellicano che si ferisce il petto con il becco allo scopo di consentire ai suoi figli di nutrirsi con il suo sangue. Per quanto riguarda il secondo aspetto, sono rappresentate (collocate nel capo poste una accanto all’altra in quella posizione che in araldica si dice in fascia, ossia su una linea orizzontale, perché richiamante quella figura) tre api d’oro, simbolo della laboriosità.

Comune di Canzo(CO)
Questo stemma, di cui il Comune si è dotato nel 2002 dopo un lungo lavoro di ricerca storica e di prassi amministrativa, ha un legame solo indiretto con l’apicoltura.
Secondo alcuni nello stemma sarebbero rappresentati semplicemente tre alveari. Questo è quanto buona parte della popolazione crede ancora, lasciando aperto un dubbio difficilmente risolvibile.
Lo stemma, invece, reca al suo interno un’interessante simbologia per la cui comprensione occorre risalire indietro nei secoli, quando Canzo era capoluogo di un territorio piuttosto vasto denominato Corte di Casale. L’analisi dello stesso ha portato alla chiarificazione dei simboli: in particolare quelli che in un primo tempo furono considerati tre alveari sono invece da ritenere, senza ombra di dubbio, tre forni per la fusione del ferro che, data la loro particolare caratteristica costruttiva, sono denominati “ad alveare”.
Il fatto che nello stemma ricorrano elementi legati alla lavorazione del ferro, ben si accorda con gli eventi storici ed economici che caratterizzarono la vita del territorio per tutto il 1400 e la influenzarono fino ai giorni nostri: a testimonianza di questa tradizione restano l’attività dei fabbri, lo stampaggio a caldo dei metalli e la lavorazione delle forbici (GENOVESE, 2007). Lo stemma con i tre forni di fusione testimonia dunque l’esistenza di una attività fiorente, che affonda le sue radici nei secoli. I tre forni sono accompagnati da sette stelle con otto raggi d’oro; esse rappresentano le comunità più importanti che facevano parte della Corte di Casale.

Comune di Caravate(VA)
La storia di Caravate, situato in amena posizione all’inizio della Valcuvia, poco lontano dal Lago Maggiore, è legata alle sue produzioni vinicole e alla cura con la quale gli industriosi abitanti attendono a queste coltivazioni (BOCELLI, 1995); in questi anni ha visto svilupparsi inoltre un notevole complesso industriale. Ciò spiega l’allegoria, per altro semplice, dello stemma comunale (art. 2, Statuto): tre api d’oro (simbolo del lavoro tenace e paziente dei Caravatesi) in volo attorno ad un grande grappolo d’uva.

Comune di Carugo(CO)
Lo stemma (D.P.R. 28/2/1978) è argentato e presenta tre api azzurre (due in capo e una in punta), accostate a un castello rosso con tre torri. Il colore azzurro degli insetti richiama i torrenti che scorrono sul territorio (tra i quali si ricordano il Seveso e il Terro); il castello è un elemento caratteristico storico del paese (GENOVESE, 2007). L’azzurro è un colore araldico insolito per la figura dell’ape; d'altronde si può notare che le api rappresentate in tutti gli altri stemmi del comasco sono di colore d'oro. Gli Amministatori che completarono il lungo iter burocratico (iniziato con la deliberazione C.C. del 22/3/1962) non potevano, quindi, assumere questo colore in quanto si sarebbe violata una delle regole importanti dell’araldica1 .
Il castello rosso non ha una valenza simbolica; piuttosto è una considerazione araldica in quanto il rosso è lo smalto che più si avvicina a quello del colore dei mattoni (GENOVESE, in litteris).

Nota 1
La regola è quella di 'non mettere colore su colore e metallo su metallo';essendo il campo(bianco) sarebbe stato araldicamente scoretto mettere su di esso le api d'oro(gialle)(www.araldicacivica.it, vedi la voce 'Regole' della pagina Dizionario, visitato il 31/8/2007)

Comune di Casirate d'Adda(BG)
Lo stemma è stato concesso dal Presidente della Repubblica Antonio Segni, con D.P.R. del 18/6/1963 e le tre api d’oro poste in fascia nel capo richiamano il lavoro, soprattutto agricolo, svolto dai locali; questi, infatti, si sono sempre distinti per senso pratico e grandi doti d’attaccamento al lavoro. L’albero rappresentato (è un olmo, noto anche come “albero gentile”, specie botanica tipica della fertile pianura padana) simboleggia la bontà e la benevolenza verso il prossimo (MAIDA, 2006); il fatto che sia radicato in campo verde (araldicamente terrazza, rappresentata da terreno erboso) sta a indicare l’attaccamento dei casiratesi al proprio territorio. L’importanza del ruolo ricoperto dalle api è ancora riconosciuto dagli abitanti, al punto che entrambe le due liste civiche attualmente presenti in Consiglio Comunale hanno nel loro simbolo questi imenotteri (DEGERI, in litteris).

Comune di Cassina de'Pecchi(MI)
L'origine di questo’emblema araldico comunale (indicazioni del R.D. del 7/1/1932 riprese dall’art. 2 dello Statuto, deliberazioni C.C. n. 34 del 19/5/2000 e n. 57 del 13/7/2000) è da ricollegare alla storia del suo territorio. In particolare, sono stati tenuti presenti due elementi di carattere storico: il ricordo della famiglia Pecchio, che diede anticamente nome al primo cascinale dal quale prese poi sviluppo l'attuale Comune, e il ricordo della famiglia Serbelloni, che, dal 1691, era diventata titolare del feudo di Camporicco, di cui all'epoca Cassina de' Pecchi faceva parte. Dallo stemma della famiglia Pecchio di Milano è stata ricavata la figura delle due api (“pecchie” ) che si trovano nella parte superiore. La figura dell'albero è stata tratta, invece, dallo stemma della famiglia Serbelloni (SPRETI, 1928).

Comune di Castello di Brianza(LC)
Il Comune prende il nome dall’antica fortificazione (oggi scomparsa) posta sul colle Brianzola, che la tradizione vuole sede della corte della regina Teodolinda, dal quale essa governava tutto il vasto territorio a lei soggetto. La tradizionale laboriosità agricola degli abitanti è stata simboleggiata nello stemma (concesso con D.P.C.M. del 27/6/1962), rappresentando una falce e tre api d’oro. La falce è simbolo del lavoro che dà frutto e le api sono una tradizionale allegoria dell’industriosità, della solidarietà sociale e della dolcezza, nonché dell’indipendenza, giacché questi insetti si nutrono del prodotto del loro lavoro (FOPPOLI e MEZZERA, 2005).

Comune di Limbiate(MI) dal 2009 sarà annesso ufficialmente nella provincia di Monza e Brianza
Lo stemma (D.P.R. 12/07/1966) si presenta ripartito in quattro parti in senso orizzontale; a partire dall’alto, nel capo si trova una “L” maiuscola d'oro (iniziale del capoluogo) circondata da due rami di quercia e d’alloro; nel secondo settore, due ali (tecnicamente volo abbassato in quanto le punte delle ali sono rivolte verso il basso); nel terzo (fascia d’argento) due torte colorate in rosso e, nel quarto, un’ape d’oro. Sia il volo che l’ape sono brisure cioè elementi di differenziazione; molto probabilmente, analogamente ad altri stemmi, al posto dell’iniziale del capoluogo c’era il fascio littorio che poi è stato sostiuito (è un esito interessante di applicazione di una norma del 1945) (GHIRARDI, in litteris).

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da Apitalia numero 2 2008
Link http://www.araldicacivica.it