Sul miele cristallizzato

Oggetto: [aol-mondoapi] miele cristallizzato

Data: martedì 3 settembre 2002 14.08

Da: "iosis2000" <iosis@>

A: <aol-mondoapi@yahoogroups.com>

Oggetto: [aol-mondoapi] Miele cristallizzato (manna)

Data: mercoledì 4 settembre 2002 7.07

Dopo essere stato per mesi alla finestra a seguire i numerosi ed interessanti argomenti ho deciso finalmente di intervenire.

Prima di tutto un saluto a tutti Voi!! Sono un piccolo apicoltore (30 arnie) abito in Trentino Val di Sole e qui ,purtroppo, il problema manna, come la chiamiamo qui dalle nostre parti, esiste più o meno tutti gli anni. Quest'anno, ad esempio, dopo un raccolto scarsissimo nella fase finale del raccolto(fine luglio), le api hanno bottinato una discreta quantità di manna circa il 5% dell'intero raccolto.Tutt'ora l'importazione va avanti. In anni passati la percentuale di manna, 1992 se non sbaglio, raggiunse la cifra considerevole del 30 % circa dell'intero raccolto.

Questo tipo di raccolto causa problemi dall'inizio alla fine.

Faccio alcuni esempi:

La smielatura è disturbata dal fatto che i favi nello smielatore lo sbilanciano creando difficoltà nella rotazione con conseguenti sussulti e rischi di danneggiare lo smielatore stesso.

I filtri del miele, soprattutto del tipo a sacco devono essere puliti spesso creando un ulteriore lavoro.

La manna comunque va tolta dal nido sennò si rischia di far morire di fame le famiglie d'api in inverno in quanto esse non potendo uscire per raccogliere l'acqua per sciogliere la manna rimarrebbero senza scorte.

Sia i favi da melario che quelli da nido contenenti questo maledetto prodotto vengono ripuliti immergendoli in acqua,

scrollandoli energicamente

e dopo previa filtratura ,

ebollizione (Per evitare inconvenienti con la peste americana.)

ed aggiunta di zucchero

usiamo questo sciroppo per dare una nutrizione liquida prima dell'invernamento.

Ciò quindi comporta un duro lavoro,

sostituzione dei favi con manna a rotazione,

separazione dei favi da nido da quelli da melario.

Quando la raccolta di manna non è notevole i favi li lasciamo in magazzino per utilizzarli come nutrimento primaverile.

A questo scopo ho utilizzato delle cassettine di legno con finestra superiore scorrevole di vetro ,da mettere al posto del nutritore dove mettere l'intero favo con manna nebulizzato con acqua.

Pace e bene!

Carlo Gentilini

sig. Adolfo Percelsi

Le scrivo per un consiglio riguardo un problema emerso durante la smielatura ad un gruppo di apicultori trentini.

Quest'anno il miele nei telaietti si e' presentato in gran parte cristallizzato; i contadini chiamano questa formazione "manna". Di conseguenza nell'apposita centrifuga, il miele non e' colato come al solito.

Si sta cercando di sciogliere ugualmente questo miele

posizionandolo vicino a fonti di calore (stufa a legna). ……….!!!!!!!.

Una minima parte si e' sciolta ma con molta difficoltà. Chiediamo a lei se esiste un altro sistema per risolvere questo problema e non fondere nel contempo anche la cera insieme al miele.

Grazie mille! Michel

--------------------------------

Sommario

-Bisogna estrarre ad ogni costo il miele cristallizzato dall’arnia , pena per le api, d’inverno, di non potersi nutrire.

-A cosa ricorrono gli operatori apistici industriale ( gli extra terrestri).

-Cosa può fare l’apicoltore della media borghesia economica, dotatosi almeno di un essiccatoio.

  • La stufa, senza legna del povero "barbone" apistico …
  • -Storie di lieviti ubriaconi o golosissimi ogni mattina di iogurt fresco di giornata
  • Non confondere l’umidità-l’acqua ottimale del 17% di un miele con gli 11° C di calore che riescono tenere buoni lieviti sempre pericolosissimi-
  • La visita di apicoltori bresciani alla Azienda Apistica Fratelli Cauda

--------

Come riliquefare miele, già cristallizzato nei favi?

--------------------------

La risposta non è facile. Fa parte di un altrettanto problematico argomento generale di cui penso i temi portanti siano i seguenti:

--------------------

-1) con quanti gradi di calore ( C°) ed in che luogo si deve conservare il miele estratto pur con percentuali di umidità ottimali (17%)?

-2) come riliquefare miele, dopo lungo stoccaggio, cristallizzatosi nei bidoni,

-3) riliquefare miele cristallizzato già nei favi.

Cerchiamo di rispondere subito al primo quesito, il più facile.

-----------------------------------------

-Dove conservare il miele e a quanti gradi?

- Per garantire una conservazione ottima occorre un ambiente asciutto, con temperatura sugli undici gradi (11°C) ( logicamente sono buoni anche tutti i gradi decrescenti..)

Ad 11°C e sotto, i lieviti della fermentazione restano bloccati.…

----------------

Siamo debitori, già dal 1931, al prof. E. J. Dyce dell’Università Cornell ,se sappiamo che sono proprio i lieviti a far fermentare il miele

( E.J. Dyce. Fermentation and cristallization of Honey. Bull. Cornell Agr. Exp.Sta.No. 528.76 pp.)

 

Altri studiosi poi hanno addirittura isolato i lieviti del miele e ce li hanno descritti specificamente . Il signor Magnol, medico botanico , francese( 1638-1715) ha scoperto, regalando il suo nome la magnolia (30 metri d’altezza. America del Nord )

Vogliamo ora conoscere anche il vezzoso o altisonante titolo di qualche "cognome" dei lieviti

Nei mieli già maturati-sigillati-opercolati dalle api , ne è stato individuato uno soprannominato: Torulopsis magnoliae ( genitivo latino di magnolia..)..

In fase di maturazione molti altri saccaromiceti, tra cui il: saccharomicetes bis-porus ----

Si tratta di famiglie di catene di funghi, dal nome lieviti che utilizzano gli zuccheri

  1. del Miele in cui letteralmente sguazzano. Lì ce n’è per tutti;
  2. zuccheri dell’uva con i quali alzano il gomito senza pagare nulla per la consumazione (Saccharomices ellipsoideus-contorsionisti);
  3. quelli della birra- saccharomices cerevisiae cantando canzoni bavaresi o alla tirolese ;

Gli stessi fanno alleanze anche con batteri tipo il lactobacillus , o streptococcus per poter degustare fresco ogni mattina dello iogurt o altri zuccheri derivati dalla idrolisi del lattosio… Fantastico!.

In sintesi per quanto riguarda noi apicoltori

- Si deve ritenere che ogni miele non sottoposto a processi vari ( riscaldamento..) contenga lieviti, fermenti

-Il miele è più suscettibile alla fermentazione dopo essere divenuto cristallizzato-granulato

-Il miele con più 17 % di umidità può fermentare…. ; sopra il 19% lo sarà di certo…

Slogan riassuntivo

"Più caldo è l’ambiente, più precarie diventano le qualità organolettiche del miele"

--------------------------------------

Secondo quesito

2) come riliquefare miele, dopo lungo stoccaggio, cristallizzatosi nei contenitori,

Si può ricorrere:

1) ad una vasca d’acciaio riempita d’acqua, dotata di termostati tarati a 35-.48° C

(Statio in latino significa sosta- stazione… per i treni…. L’uomo è riuscito ad inventare anche apparecchi che obbligano il calore (termos) a sostare-fermarsi-termostatio-termo-stato, in una precisa obbligatoria gradazione )

-------------

Servirsi

2) di bidoni cinturati elettricamente a 155 watt o altro- Per 19 litri mediamente occorrono 6-8 ore di riscaldamento….…

E’ saggezza controllare la prima operazione anche con termometro manuale; registrare quanto tempo è occorso per decristallizzare per comportarsi più velocemente con altri carichi similari .

 

Per i grandi industriali, cioè per gli "extra terrestri" :

adibire un locale a Camera calda per il miele divenuto cristallizzato nei contenitori e non più a contatto con gli esagoni cerei che non sopporterebbero temperature elevate

Per simile ambiente "camerale" viene consigliata la temperatura a 60-70° C o 149-158 Farenhit..

( Towsend, G.F. Processing and storing liquid honey. 1976. From Honey. A comprehensive Survey, ed. E. Crane (London. Heinemann) pp. 269-2944)

Deve trattarsi, -ci ripetiamo- di miele cristallizzato non a contatto parietale con cellette ceree che potrebbero fondere attorno ai 66° C…

Per miele cristallizzato, quindi, divenuto tale già nella celletta esagonale, primitivo biberon per api neonate ed adulte, bisognerà far scendere la temperatura della Camera calda solo a 30°-35°C, quella tipica dell’alveare, come hanno spiegato bene due grandi amici,

i fratelli Cauda di Montà d’Alba ( Cuneo), il settembre ultimo scorso ad un gruppo di cento simpaticissimi apicoltori bresciani.

Nella grande "Camera", per l’occasione, neanche farlo apposta, erano in attesa duecento mielari con favetti cristallizzati già nell’arnia

Lo stanzone era logicamente dotato di:

-termostati magnetici per fissare la temperatura classica dell’alveare ( solo 30-35° C...) o altre

-umidificatori ( se capitasse di imbattersi in miele di acacia al solo 15% non si pensi che questa sia una rara virtù per uscire senz’altro vincitori ai Concorsi per i migliori mieli. In realtà si tratta di un grossissimo difetto. Occorre la giusta parte di acqua (17%) che le api stesse hanno convenuto ottimale. Anche l’acqua è un valore impagabile…Il miele a 15% soltanto va obbligatoriamente portato ai 17%

I tempi di erogazione nebulizzante varieranno a seconda dell’ampiezza del locale ed in base alla quantità di materiale presente che funge pure da spugna ricevente della gradazione erogata..

-Finito il procedimento temperatura, i favetti ancora accaldati, vengono subito trasferiti nel grande enorme centrifugatore essendo stati già disopercolati ( inutilmente) in precedenza

-----------------------…

Dopo tante ricerche-sperimentazioni-assicurano i fratelli Cauda.-, i risultati sono buoni, risolutori..

Per quelli tra voi che vorranno chiamarli, se promettono di far domande precise, sintetiche, trascrivo qui il loro numero telefonico:

Fratelli Cauda - Montà d’Alba tel. 017/397/52/19..

 

Abbiamo fin qui grosso modo visto ciò che fa un apicoltore impresario

Ora passiamo al tipo di apicoltore che appartiene all media borghesia economica possedendo quanto meno un essiccatoio

---

Per riuscire a svuotare celle cristallizzate già nelle arnie

Può infatti servirsi del normale essiccatoio a termostato magnetico per essiccazione polline

Purtroppo, lo ricordo agli sfortunati "barboni" mettere il miele con i favetti cristallizzati vicino alla stufa a legna o sopra il termosifone elettrico ad olio serve poco o niente.

Non si può del resto imbandire un pranzo di nozze servendosi soltanto di fichi secchi

--------

Posso ora raccontarvi nei dettagli come sono arrivato a centrare, da indovinare forse la soluzione del problema?:

1) irrorare- nebulizzare i favetti cristallizzati in precedenza già disopercolati e fatti passare inutilmente nella centrifuga perché già raffreddati da ore di sosta nel laboratorio;

2) loro passaggio nell’essiccatoio per un mirato specifico riscaldamento;

3) immediata loro centrifugazione ed invasettamento

Inframezzo ora anche un suggerimento a patto che non lo diciate a nessuno

Se lo racconterete a qualcuno non impressionatevi se l’interlocutore riderà.. Importante che possiate farlo voi constatando le cellette svuotate..

 

(Se uno avesse pochi di questi telaietti da mielario da ripulire-asciugare, secondo me- potrebbe ricorrere al servizio Vespe, cooperativa di svuotamento pozzi ""-cellette da miele cristallizzato.).

-------------------------------

Dopo la lezione casuale di speranza, impartitami dalle vespe, nacque in me (per fortuna ) l’idea di ricorrere alla nebulizzazione delle cellette cristallizzate per ammorbidire un po’ lo stesso miele

-Ero già solito adibire un’arnia forte per il ricovero di tutti i favetti cristallizzati che avevo smielato senza successo..Ricorrevo ad una pila di cinque mielari…

Il lavoro di recupero delle api, però, pur se alcuni i favi erano collocati al di là di un separè, quindi distaccati dal centro, cosa che invece di solito obbliga "psicologicamente" le api a trasferire quel materiale fuori posto, nelle apposite sedi centrali …Le operazioni cioè, procedevano lentissime, impercettibili

Decido, quindi, per la nebulizzazione con acqua

Annoto specifiche zone con cellette da sventrare tramite puntine colorate infisse ai loro quattro lati...

Finalmente trovo che le cellette svuotate sono triplicate …Forse potrebbe già bastare questo metodo ma la cosa andrebbe ancora troppo per le lunghe per cui decido di passare al terzo passo

-Riprendo i telaietti cristallizzati che avevo in quell’arnia. Li nebulizzo con acqua e metto il tutto nel mio glorioso essiccatoio per il polline. ( Un ambiente nato originariamente per schiudere le uova di anitra.. a cui ho tolto solamente la vaschetta d'acqua all'interno..).

Per un’ora lo lascio tarato sui 42°. La cera fonde sui 66° C.

Possiede un ventola; un termostato magnetico. Spazio: contiene quaranta telaietti da mielario)

Per notizie specifiche, foto allegati, vedi:

http://apicolturaonline.it/polline4.htm (essiccatoio)

http://www.apicolturaonline.it/termico3.htm ( come in 60 minuti soffoco termicamente le varroe …); http://www.apicolturaonline.it/termico ;

http://www.apicolturaonline.it/ipertermia.htm (esperienze di Stefano Martinetto)

Le idee che mi hanno supportato durante quei tentativi erano pressappoco queste:

a)"E’ vero che inserisco acqua nebulizzata ma il calore di un’ora farà ultra evaporare il tutto"…

b) "I telai da miele, anche cristallizzato, quando sono nell’arnia hanno temperature di 30-35° C.. Se fossero immessi subito nella centrifuga-penso che anche quelle celle esagonali si svuoterebbero del contenuto"…

c) "L’essiccatoio in pratica ridà ai telaietti la temperatura che hanno appena estratti dall’arnia. Anzi, ora , ne avranno quasi una decina in più "

 

Quando la temperatura è stata preventivamente portata sui 40-42°C segue immediato inserimento nell’essiccatoio --------

Proseguo così per un’ora; talvolta un’ora e un quarto..

-Immediata centrifugazione.

-----------------------------------------

Scelsi volutamente uno smielatore manuale tralasciando quello elettrico. Effettuo speranzoso 150 "manovellate" a velocità sostenuta. Ne andava di mezzo la riuscita dell’esperimento…

OK. Operazione riuscita.

Già dal peso degli stessi telai si poteva intuire che la cosa era andata a buon fine.

 

Appendice ( dal latino appendix, dicis= pendere, aggiungere a)

-Come far sì che il miele di castagno non venga opercolato pena l’impossibilità di far scendere poi la sua umidità?…

Come si constata che piegando orizzontalmente il favetto di miele , scuotendolo anche con forza, il suo contenuto non precipita, si può ugualmente estrarlo dal mielario. Se l’umidità fosse ugualmente alta, ricorrendo ad un deumidificatore si può sempre aggiustare la cosa… -

- Nell’invasettamento il vasetto che riceve il miele non si deve tenere molto lontano dall’erogatore per evitare bolle d’aria in eccesso..

-Si devono pure evitare gocce di miele che restino nella zona sotto chiusura del coperchio perché a contatto con del metallo possono diventare indesiderate gocce oleose nere

-Un miele a 18 e mezzo % di umidità se appartiene ad un piccolo apicoltore non rappresenta un dramma come lo sarebbe per un grande industriale perché per il mini produttore, di solito, il miele al maggio successivo è già venduto…Il tempo del rischio è  stagionalmente scaduto

Un ciao a tutti, in specie agli amici trentini e non, intervenuti sull’argomento.

Zio Adolfo( 5 ottobre 2002)