Come in sessanta minuti riesco termicamente a soffocare tutte le varroe del reparto covata

 

Durante i miei lontani esami di filosofia ricordo che è stato obbligatorio imbattermi anche in Karl Marx e nel suo collega filosofo Friedrich Engels che ne ultimò il Capitale e che rivolse con Marx stesso il primo appello ai proletari di tutto il mondo..

Mai più avrei pensato che, moltissimi anni dopo, avrei dovuto essere riconoscente proprio come apicoltore ad un discendente del notorio equilibrato Engels, un brillante ed attuale docente di zoologia all'Università di Tubinga.(Germania) Engels W. ( Varroa control by hyperthermia. In :Matheus A.Ed. New Perspectives on Varroa. Ibra. Cardiff, pp. 115-119).

Ecco in sintesi per gli amici ciò che grazie a W. Engels ho potuto finalmente realizzare circa un'operazione termica contro la varroa che mi salvaguarderà in futuro da qualsiasi altro trattamento chimico

Ho la fortuna di possedere un essiccatorio (due "c", mi raccomando?! Dal verbo essiccare, rendere secco..) dotato di termostato magnetico tarabile fino a 45 gradi.

Si tratta di dati essenziali che W. Engel stesso ha messo a punto.

1) La varroa a 40°, per un tempo sufficientemente prolungato, muore.

2) Le larve delle api sopportano perfettamente quelle di 42-43 gradi.

3) Durante la stagione di allevamento covata, la maggior parte delle femmine varroa si trovano all'interno delle cellette di covata opercolata. ( Ifantidis e Rosenkranz,1998).

4) Le api, a fronte di forti temperature, faticano terribilmente a tenere abbassata la eccessiva termicità subendone gravissimi stress.

Questo, però, può essere ovviato semplicemente sgomberando le api adulte e trattando i favi a sole cellette opercolate (strisce di eventuale covata aperta sono sopportate senza gravi danni..)

Davanti a queste prospettabili possibili risoluzioni mi sono detto: "Perché non vuoi provare e, subito, visto che a marzo i favi di covata solo tra l'altro relativamente pochi (tre-quattro per ogni arnia)?"

Detto fatto. Sono andato alla ricerca uno scivolo su cui spazzolare le api che già da sole così rotoleranno, avvinghiate alle colleghe, sui favi rimasti sul posto. In mancanza di questo, basta un foglio grande su cui spazzolarle, con setole un po' bagnate . (Non va bene scuoterle perché le uova e le larve rischiano di essere defenestrate da loro sito); una mini arnia leggerissima in polistirolo, o due semplici mielari sovrapposti, faranno da ottimo contenitore per una decina di covate da sistemare nell'essiccatoio; utile un termometro a minima e massima da appendere alla parete interna per documentare la effettiva escursione termica raggiunta..

Seguono sessanta minuti di temperatura equatoriale (42°-43°) e veloce restituzione alle arnie dei favi asportati. (Puntine da disegno possono ricordare le loro diverse provenienze).

Alla fine dell'esperimento ho sbucciato cento cellette per constatare se le varroe fossero veramente decedute. Per serietà avrei dovuto aspettare 24 ore ma ugualmente sùbito ho trovato undici varroe " stecchite" piombate sul foglio di controllo in seguito ad un pugno bene assestato al favo tenuto orizzontalmente.

Grande soddisfazione. Ballo del capo tribù indiano attorno alla prima batteria di api...

Conservo foto ricordo di queste preimmaginali protoninfe e deutoninfe di colore biancastro, maschi varroe dal colore giallastro...Cinque madri abbronzate e loro primi figli maschi ancora pallidi..

(NB. per una svista, invece dei 42-43°, avevo maldestramente capito fossero necessari 45° per cui, a tutti favi, ho fatto subire questi ultimi).

Anche così non ho avuto cedimenti cerei dei favi. Di alcuni di loro prima dell'operazione ho voluto fare delle foto per constatare se i precedenti settori circolari di larve, decisamente allo scoperto, fossero eventualmente poi asportati perché abbrustoliti o meno. C'è stata una loro normale opercolatura, incappucciamento.

Al riguardo dell'argomento ipertermico ( greco: i p e r = massimo (ipermercato; t e r m o s =calore) mi permetto rimandare ad un testo di Api e Flora: " Validità del metodo biotermico della ipertermia. Genn.-febbr. '99)", esaustivo e completo sotto ogni aspetto o meglio ancora ad Apiacta, n.2, 1998..

Sono certo che con questo mio semplice incoraggiamento didattico ci saranno apicoltori intraprendenti nel mettere a ritmo un generatore elettrico portatile da affittare per qualche mezza giornata agli apicoltori del posto.. Un sogno possibile a chi non fosse fortunato come me di avere le api , corrente elettrica, quasi in camera matrimoniale..

Buon lavoro e buona giornata.

Aff.mo Percelsi Rodolfo.

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