Lavanda e lavandino:dal miele al mercato delle piante officinali


 

Di possibili sinergie tra apicoltura e coltivazioni di piante officinali ne esistono parecchie. Anche perché molte di queste specie (melissa, timo, rosmarino, solo per citarne alcune) sono caratterizzate da una notevole ricchezza di nettare particolarmente ricercato dalle api.

Purtroppo però, almeno in Italia, trovare aziende specializzate in queste colture è tutt'altro che facile. Stime attendibili valutano infatti in circa 1.500 ettari la superficie nazionale destinata alle officinali: la proverbiale goccia nel mare!

A parte le zone ricche di essenze spontanee, per l'apicoltore interessato a produrre una certa quantità di questi pregiati monoflora, l'unica alternativa possibile è quindi quella della loro coltivazione.

Di seguito esaminiamo il caso della Lavanda, riservando per il futuro ulteriori approfondimenti di altre specie caratterizzate da un rilevante interesse apistico.

 

Lavanda e Lavandino

 

Due sono le specie attualmente coltivate in Italia: la Lavanda vera (Lavandula officinalis) e il Lavandino (un ibrido tra la Lavandula officinalis e la Lavandula latifolia). La prima, la Lavanda comune, è coltivata soprattutto in Emilia e in Toscana, mentre il Lavandino è una tipica coltura ligure (provincia di Imperia) e piemontese. La superficie destinate ad ambedue le colture è comunque molto ridotta e probabilmente non supera - in totale e per l'intera superficie nazionale - i 100 ettari.

La principale differenza tra le due specie è data dalla resa in olio essenziale che per il Lavandino è fino a quattro volte superiore alla Lavanda e dalla qualità del prodotto, ritenuto di maggiore finezza e soavità di profumo nel caso della Lavanda vera.

 

Un ettaro a lavandeto

Naturalmente, per l'apicoltore interessato a questa coltura, esiste un minimo di superficie sotto la quale non è possibile scendere. In pratica non ha senso scendere al di sotto dell'ettaro di superficie. L'ideale sarebbe arrivare a tre-quattro ettari in modo da poter provvedere da soli alla estrazione dell'essenza con un piccolo distillatore aziendale. Ma prima di avventurarsi su superfici superiori è bene verificare in loco le possibilità di piazzare il prodotto principale (l'essenza e le sommità fiorite) presso industrie cosmetiche e le erboristerie della zona.

Nel caso della Lavanda l'impianto può essere fatto partendo dal seme. In questo caso i costi sono abbastanza limitati. per un ettaro di superficie occorre prevedere circa 50 grammi di seme (costo circa 1.000 lire al grammo), corrispondenti a 45.000 semi. Il sistema migliore è porre direttamente 2 o più semi in contenitori alveolari (vasetti di torba) nei mesi di febbraio-marzo. A nascita avvenuta occorre procedere al diradamento, lasciando una sola piantina per alveolo. La messa dimora definitiva (sesto d'impianto cm 100 X 50-60) va fatta quando le radici fuoriescano dal foro basale dell'alveolo, generalmente a fine aprile.

Pure molto utilizzata è la moltiplicazione per talea, l'unica che può essere utilizzata anche per il Lavandino (sesto d'impianto cm 200 X 40) che, essendo in ibrido interspecifico, non è in grado di riprodursi per seme.

Le talee, lunghe 10-15 cm, vanno asportate da piante di due tre anni di età. Per un ettaro servono circa 20.000 talee, tenuto conto normalmente del 50% di fallanze. Generalmente non vengono messe a dimora direttamente, ma in vivaio in file distanti cm 40 e a 15 cm sulla fila e trapiantate l'anno successivo. Le talee migliori sono quelle ottenute da rami laterali che non hanno fiorito e staccate con una parte di legno vecchio (il cosiddetto tallone) oppure lasciando un pezzetto del ramo di origine (talea a magliolo). Per favorirne il radicamento, oltre che a regolari innaffiature e a un buon contenuto di sabbia nella terra da vivaio, è consigliabile utilizzare ormoni sintetici in polvere (tipo Germon) in cui immergere la parte basale della talea prima di metterla a dimora.

 

Le operazioni colturali

Essenziale per la riuscita dell'impianto è una buona aratura (50 cm) associata ad una buona dotazione di letame (almeno 250 quintali) da distribuire nell'autunno precedente l'impianto su tutta la superficie. In primavera le talee o le piante ottenute da seme vanno disposte in buche profonde 15-20 cm. Durante la piantagione si apporta dell'altro letame (maturo) da distribuire nella misura di 2/3 kg per buchetta. Si copre il letame con un leggero strato di terra e, quindi, si colloca la piantina. Al primo anno di impianto - in settembre - si provvede al cespugliamento artificiale, consistente nella sistemazione a raggiera delle ramificazioni assurgenti, sotterrandole e rincalzando al centro con terra leggermente compressa. Le cure successive riguardano una somministrazione annuale di un concime ternario ad alto titolo di azoto, e qualche erpicatura o falciatura dell'erba negli interfilari.

Al terzo anno la coltura entra in piena produzione fino al 10° 12° anno dopo di che occorre provvedere all'espianto. Le produzioni ottenibili si aggirano sui 2.000-5.000 kg. per ettaro di fiori per la Lavanda e sui 4.000-6.000 kg. per il Lavandino, ma sono segnalati anche raccolti notevolmente superiori. La resa in olio essenziale (per 100 kg di fiori secchi) è di 600-800 grammi di essenza per la Lavanda, mentre raggiunge anche i 2,5 kg nel caso del Lavandino.

Dopo la raccolta dei fiori deve essere effettuata una leggera potatura della pianta allo scopo di mantenere il cespuglio basso e di favorire il ricaccio di nuovi rami.

 

Un po' di conti

Le valutazioni sulla convenienza economica della coltura non sono facili anche perché le quotazioni, sia del fiore sgranato che dell'essenza, subiscono forti oscillazioni a seconda dell'andamento delle importazioni e della quotazione della nostra moneta. Un recente studio realizzato dalla facoltà di agraria di Perugia per una azienda ubicata nelle vicinanze di Gubbio indica comunque valori di produzione lorda vendibile di circa 5 milioni annui ad ettaro. Un risultato più che interessante tenuto conto che i costi di coltivazione - compresa la manodopera necessaria alla raccolta - sono di circa 2.200.000 lire/anno.

Risultati economici ancora più interessanti sono comunque possibili se la vendita del prodotto, opportunamente differenziata (essenza, fiori sgranati in sacchetto, spighe per composizioni floreali, fiori per tisane) avviene direttamente in azienda o presso punti vendita al dettaglio (erboristerie)

 

Il miele di Lavanda

L'altro prodotto che il lavandeto è in grado di fornire è il miele. Per la sua produzione non esistono particolari accorgimenti da adottare, anche perché il periodo di bottinatura - tipicamente estivo - non crea, in genere, problemi di concorrenza con altre la fioriture. Qualche difficoltà potrebbe invece essere data dalla varroa. La necessità di prolungare sino ad agosto inoltrato l'attività di raccolta potrebbe infatti interferire pesantemente con i programmi di lotta che prevedono un primo intervento fine luglio. Ciò implica l'esecuzione di trattamenti autunnali molto accurati ed eventualmente - laddove si riscontri un concreto pericolo di reinfestazioni - la possibilità di intervenire prima della aggiunta del melario con acido lattico.

Sulle quantità ottenibili ad ettaro non esistono dati attendibili, anche se generalnente alla Lavanda viene assegnato un potenziale mellifero di IV classe ( da 101 a 200 kg/ha). Il già citato studio realizzato dall'università di Perugia ne stima ottenibile una quantità di circa 100 kg, ma il dato richiede sicuramente delle verifiche sul campo.

Nessun dubbio invece sulla qualità del prodotto. Il miele di Lavanda e Lavandino in Italia è un prodotto raro e pregiato che non ha certo problemi di collocazione sul mercato. Secondo quanto riportato da G. Ricciardelli D'albore e L. Persano Oddo in "Flora apistica italiana", il monoflora di Lavanda presenta le seguenti caratteristiche:

- colore ambrato;

- profumo intenso e caratteristico;

- cristallizzazione compatta;

- polline iporappresentato (basta una sua presenza nel sedimento dal 10 al 30% per classificarlo come monoflora).

Nel caso invece il lavandeto sia stato realizzato utilizzando il Lavandino il miele che se ottiene - altrettanto pregiato - si presenta bianco, aromatico e con una cristallizzazione molto fine. A differenza di quello ottenuto dalla Lavanda i granuli pollinici sono praticamente assenti in quanto si tratta di un ibrido caratterizzato da stami sterili. Ciò ne rende abbastanza problematica la diagnosi di origine che rimane quindi affidata all'analisi organolettica e alla "serietà" del produttore che ne certifica la provenienza.

Damiano Lucia

SCHEDA-Lavanda e Lavandino

Le esigenze pedoclimatiche

Ambedue le specie non presentano particolari esigenze di terreno e vegetano anche in ambienti marginali, dove ben poche piante potrebbero produrre. Non a caso, una delle aree di maggiore produzione di queste essenza (e anche di un ottimo miele monoflora) è l'isola di Hvar, in Croazia, dove questa coltura rappresenta la fonte di reddito principale in un territorio arido e fortemente compromesso dai disboscamenti effettuati dai veneziani nel XV secolo e da un eccessivo sfruttamento dei pascoli.

Come l'esempio francese dimostra, la coltura dà però le migliori rese se effettuata in terreni sufficientemente profondi, freschi ma con buon contenuto in calcare, ben esposti e assolati. L'altitudine più favorevole si colloca tra i 300 e i 1.000 metri s.l.m. Il clima migliore è quello del sistema collinare del centro Italia, ma la si può coltivare anche molto bene anche al nord, con l'accortezza di escludere i terreni umidi e soggetti al ristagno. Al sud e nelle isole - sempre in caso di colture da reddito - è invece necessario prevedere la possibilità di qualche irrigazione di soccorso nel periodo di massimo rigoglio vegetativo o, dove queste non sono possibili, di ricorrere alla tecnica della pacciamatura (copertura del terreno con film plastici o mediante l'utilizzo di residui tipo corteccia di conifere, ecc.).

 

 

L'utilizzo erboristico

Alle aziende apistiche interessate alla produzione di questo pregiato miele monoflora, l'utilizzo più valido è quello in funzione dell'estrazione dell'olio essenziale. Per la distillazione le infiorescenze si possono infatti raccogliere anche diverso tempo dopo la piena fioritura (agosto) senza che per questo si modifichi il contenuto in olio essenziale. In pratica il momento più adatto alla raccolta è fornito proprio dalle api: quando queste smettono di bottinare sui fiori è giunto il momento del taglio degli steli.

E' questa l'epoca idonea anche per la raccolta delle spighe da utilizzare o vendere per la composizione di fiori secchi e per la preparazione dei caratteristici sacchettini profumati utilizzati per profumare la biancheria e tenere lontane le tarme dai capi di lana. Per tutti questi utilizzi la raccolta va fatta possibilmente di mattina avendo l'accortezza di raggruppare gli steli in mazzi di circa 5 cm di diametro. I mazzetti così ottenuti vanno appesi a testa in giù fino ad essiccazione completa.

Se si desiderano invece essiccare le infiorescenze per uso erboristico la raccolta deve essere necessariamente fatta all'inizio delle fioritura (il cosiddetto tempo balsamico). Ciò comporta la sottrazione dei fiori proprio nel momento in cui sono più intensamente ricercati dalle api. Ciò non toglie che, almeno una parte dell'appezzamento non possa essere utilizzato a questo scopo (chi acquista miele è di solito ben disposto verso l'utilizzo erboristico e l'abbinamento di un monoflora di Lavanda con la vendita di fiori da infuso è senz'altro un possibilità da non trascurare). In questo caso i fiori vengono di solito sgranati contemporaneamente alla raccolta e vanno essiccati su graticci posti in luoghi arieggiati e all'ombra. Sono utilizzati come infuso in ragione di 3-4 grammi per tazza. Hanno un effetto calmante della tosse e una blanda azione rilassante e sonnifera.

 

Lavanda e lavandino: le istruzioni per l'impianto e la raccolta
sesto d'impianto adatto alla lavandasesto di impianto adatto al lavandino
talee a mazzuolotalee con tallonetalee di punta
talee adatte alla propagazione della lavanda e del lavandino
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speciegiugnoluglioagostosettembre
lavandaerboristeria:inizio fiorituradistillazione:spigo con seme
lavandinoerboristeria: inizio fiorituradistillazione:fiori sbocciati
le epoche adatte alla raccolta
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Damiano Lucia
Da APITALIA N°9/96