"I GIORNI DEL MIELE" A LAZISE DEL GARDA



Interesse e curiosità per i prodotti dell’alveare: partecipazione record sia ai Convegni che alla Mostra Mercato

Oltre 1.000 i partecipanti tra apicoltori, tecnici e operatori alle due giornate di convegni, una settantina di espositori provenienti da ogni regione d’Italia e persino dall’estero, più di ventimila visitatori alla Mostra Mercato, con un buon volume d’affari: questi i dati a consuntivo della 9ª edizione della Biennale Internazionale sull’apicoltura, svoltasi nel primo week-end di ottobre a Lazise del Garda per iniziativa dell’Amministrazione Comunale, della Regione e dell’Ente di Sviluppo Agricolo del Veneto.

Il Convegno Internazionale sull’Apiterapia
Dopo decenni di innegabili successi, la scienza medica sperimenta oggi il proprio limite di fronte a sfide come il cancro o l’AIDS. Contemporaneamente, da più ambiti scientifici arrivano nuove aperture ed il suggerimento di ripensare i processi biologici, l’organismo, la salute e la malattia in modo diverso, seguendo il tracciato di teorie recentissime ed antichi saperi: l’apiterapia è una delle strade terapeutiche che si aprono in questo caso. Il Convegno ha raccolto i contributi dei maggiori esponenti nell’ambito di questa forma di medicina alternativa, tanto poco conosciuta quanto scientificamente stimolante, come è emerso dalle relazioni introdotte dal dott. Raymond Borneck, Presidente di Apimondia, ascoltate con grande interesse dal pubblico convenuto all’antica Dogana Veneta.

Il primo intervento è stato condotto dal dott. Theodor Cherbuliez, presidente della Società Americana di Apiterapia, che ha sottolineato la necessità che la pratica apiterapeutica, dopo decenni di attività ricchi di successi, si doti di un assetto, di strutture e di metodologie che ne suffraghino la scientificità. Il dott. Cherbuliez ha illustrato l’attività e i progetti della Società da lui presieduta, in merito all’acquisizione di un’immagine solida ed accreditata dal punto di vista scientifico, attraverso una rete di comunicazione fra apiterapeuti (a livello locale, nazionale ed internazionale), una sistematica attività didattica per la formazione degli operatori, e l’istituzione di precisi protocolli, tanto per la terapia quanto per la ricerca.

A questo proposito si è richiamato alla necessità di individuare accuratamente le indicazioni cliniche che richiedono l’uso del veleno d’api: utilizzato nelle patologie croniche ed in particolare in tutte le forme di artrite, negli ultimi dieci anni è stato preso in considerazione anche per la sclerosi multipla. E’ stato calcolato che fino ad ora sono stati trattati negli Stati Uniti 4.000 pazienti affetti da questa patologia. In Brasile, attualmente, la principale indicazione all’uso terapeutico del veleno d’api è l’asma, mentre in Cina esiste una impressionante lista di malattie trattabili con il veleno, comprendenti alterati condizioni neurologiche, patologie delle articolazioni e del tessuto connettivo, tumori benigni della pelle ed alcune patologie virali quali l’Herpes Zoster. Una strada promettente consiste nel trattamento delle cicatrici dolorose, della sindrome premestruale e della sindrome del tunnel carpale.

La relazione del dott. Roch Domerego, Presidente della Società Europea di Apiterapia, ha confermato la linea di tendenza sottolineata da Cherbuliez. Il biologo francese ha illustrato la messa a punto di un protocollo di sterilizzazione per i prodotti dell’alveare - che li rende quindi utilizzabili dagli operatori sanitari con assoluta sicurezza - da lui condotta in collaborazione con i reparti di Batteriologia e Farmacologia del Centro Ospedaliero Universitario di Limoges e testata con successo presso il reparto di Chirurgia diretto dal prof. Descottes. E’ stato sottolineato, inoltre, come l’adozione di una tale Carta procedurale potrebbe risolversi in vantaggio economico per i Paesi in Via di Sviluppo, produttori e consumatori dei prodotti dell’alveare.

L’intervento del prof. Dustmann è consistito in una capillare analisi sulla natura biochimica di miele, polline e propoli, con l’obiettivo di accertare le proprietà curative ad essi tradizionalmente ascritte. Alcune risultano confermate dall’indagine del biologo tedesco: l’apporto energetico, l’effetto lassativo, disintossicante e inibitore delle infiammazioni batteriche e microbiche del miele, il valore nutrizionale ed antiallergico del polline, le proprietà antivirali della propoli, dovute alla struttura chimica dell’acido caffeico di cui è ricco.

Con altrettanta imparzialità, il prof. Dustmann ha dichiarato non confermate altre qualità quali l’effetto antiinfiammatorio del polline sull’intestino e la sua azione di rafforzamento del sistema immunitario. Anche lo scienziato tedesco ha sottolineato la necessità di dare attendibilità scientifica a quanto la medicina popolare indica da secoli, ed ha auspicato la realizzazione di test, clinici e nutrizionali, a suffragio di un patrimonio di conoscenze troppo a lungo sottovalutato.

La conclusione dei lavori è stata affidata al dott. Franco Feraboli, medico ortopedico presso l’azienda ospedaliera di Cremona. Dopo un inquadramento storico ed epistemologico dell’apiterapia e degli aspetti problematici connessi con la sua pratica, il dott. Feraboli ha illustrato una casistica complessa, evidenziando i differenti livelli di utilizzo dei prodotti dell’alveare in campo medico: nutrizionale, farmacologico e biochirurgico. L’esame dei casi clinici è stato accompagnato dalla spiegazione dei meccanismi implicati nella guarigione, alcuni già noti, altri ipotizzati dal medico cremonese sulla base delle più recenti acquisizioni in ambito psiconeuroimmunologico.

La Tavola Rotonda sul mercato del miele
L’Italia, con una produzione media annua di miele che si aggira intorno alle 10-11.000 tonnellate, si colloca al quinto posto nell’ambito dell’Unione Europea, dopo Germania, Francia, Spagna e Grecia. Il consumo interno, che ha registrato nell’ultimo periodo un trend in leggera crescita, può essere stimato intorno ai 400 gr. procapite l’anno. Il consumo complessivo, valutato quindi attorno alle 24-25.000 tonnellate, richiede l’importazione di notevoli quantitativi dall’estero, con una conseguente bilancia commerciale costantemente negativa, che nel 1996 ha oltrepassato i 23 miliardi di lire.

In Italia, quest’anno, l’andamento produttivo è stato condizionato negativamente dalle condizioni meteorologiche avverse della primavera (siccità, gelate tardive, basse temperature, vento persistente e precipitazioni consistenti). A un panorama produttivo, caratterizzato da un andamento incerto e irregolare, complessivamente medio o mediocre, corrisponde un mercato che ha stentato ad avviarsi e che tuttora registra un numero ridotto di transazioni. Invasettatori e commercializzatori di miele tendono ad offrire prezzi bassi, e i produttori rimangono in una situazione di attesa.

Questi i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale della produzione e del mercato del miele di Castel San Pietro Terme. Sulle problematiche attuali e sulle prospettive future del mercato si sono confrontati, nell’ambito della tavola rotonda coordinata da Giancarlo Naldi, Presidente dell’Osservatorio, i rappresentanti delle diverse Organizzazioni apistiche nazionali e degli organismi di commercializzazione del miele. Alla presenza del dott. Piras, estensore per conto del Ministero per le Politiche Agricole del Piano Nazionale di Settore per l’Apicoltura approvato nel 1990, sono stati approfonditi i principali fattori che gravano pesantemente sul comparto:

• la Commissione Europea, dopo anni di insistente pressione delle Organizzazioni apistiche e dei Governi dei Paesi mediterranei, ha approvato il Regolamento 1221/97 a sostegno dell’apicoltura e del mercato del miele. E’ fondamentale che ora il Ministero sappia elaborare entro il 15 dicembre prossimo lo studio di settore e il programma annuale di attuazione per il 1998, così come la CE richiede quale condizione per erogare i contributi stanziati, sull’ordine dei 30 miliardi all’anno per tutti i Paesi dell’Unione;

• la mancata regolamentazione, ad oltre 15 anni dalla legge istitutiva, del Miele Vergine Integrale, una denominazione ormai entrata nell’uso comune e che rappresenta più del 10% della produzione nazionale presente sul mercato. La mancata emissione del regolamento di attuazione da parte dei governi italiani succedutisi dal 1982 ad oggi, e la mancata risposta della CE alla richiesta di Attestazione di Specificità Alimentare, espone i produttori che hanno adottato questa dizione a sanzioni e, in ogni caso, riduce la validità di un buon strumento di valorizzazione, a giudizio di molti, per il prodotto nazionale di qualità;

• il prossimo ingresso dei Paesi dell’Est Europa nell’Unione, con il conseguente abbattimento dei dazi doganali oggi in vigore sul prodotto proveniente da quei Paesi, comporta per il settore la necessità di aumentare ancora la propria competitività, in questa fase di breve durata che ci separa dall’evento.

Nel corso del dibattito ha preso la parola anche Raymond Borneck, che ha illustrato il ruolo svolto da Apimondia per non arretrare sul piano della tutela legislativa del miele di qualità, sottolineando nello stesso tempo lo scarso impegno del governo italiano nel contrastare una revisione peggiorativa, sostenuta dall’industria, della direttiva Cee del 1974. Nonostante le difficoltà presenti, il quadro generale è anche ricco di potenzialità perchè, se si riesce a lavorare con grande spirito unitario, esistono le condizioni per superare i problemi. Fra gli elementi positivi, è stato ricordato il progetto di ricerca nazionale AMA - Apicoltura Miele Ambiente - per il quale verrà potenziata la partecipazione del mondo produttivo.

La Giornata degli Apicoltori Veneti
Come nelle precedenti edizioni della Biennale, anche quest’anno il Convegno dedicato agli apicoltori veneti, coordinato dal prof. Pistoia, ha riguardato le principali problematiche che il settore si trova ad affrontare a livello regionale. Secondo i dati del Censimento del patrimonio apistico della Regione Veneto, illustrato dal dott. Mutinelli, Responsabile del Centro regionale per l’apicoltura, questo comparto in Veneto rappresenta ancora una realtà produttiva estremamente attiva, sia considerando il numero di addetti (circa 4.000) che il patrimonio di alveari (nell’ordine delle 52.000 unità). Il settore, per una efficace valorizzazione, ha comunque bisogno di normative ed azioni che lo sostengano, a livello comunitario, nazionale e anche regionale, sia dal punto di vista sanitario che da quello relativo alla promozione delle produzioni tipiche.

Per quanto riguarda le sale di smielatura, grazie all’impegno della Direzione regionale per la prevenzione, dell’Esav, dell’Istituto Zooprofilattico e delle Associazioni, si è aperta una strada, illustrata dal dott. Brichese, per individuare una specifica situazione derogatoria per le piccole realtà produttive. L’iter procedurale per ottenere il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.) e dell’Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.) - e l’esperienza condotta dall’Associazione "Apidolomiti" - sono state illustrate da Ivan Contiero, che ha sottolineato l’importanza di tali strumenti per valorizzare le produzioni tipiche nelle aree svantaggiate, garantendone la vitalità economica e contribuendo ad evitarne lo spopolamento.

Il grande tema dell’associazionismo, che in Veneto ha una tradizione consolidata, ha visto il confronto tra i diversi rappresentanti delle Associazioni, che si sono impegnati nell’individuare forme nuove e costruttive, pur nel rispetto delle diversità e specificità delle singole realtà.

La Mostra Mercato
La rassegna fieristica, inaugurata dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Sergio Berlato, ha costituito una vetrina ideale per offrire al consumatore la migliore produzione italiana di miele, pappa reale e propoli nella loro diversificata utilizzazione alimentare (con una "dolce" novità per Lazise: il mandorlato), cosmetica e di cura naturale.

A conclusione della manifestazione, sono stati assegnati i premi "L’Ape d’Oro di Lazise". All’azienda "Cassian" di Treviso è andato l’ambito riconoscimento dell’unico premio italiano riservato alle aziende apistiche; il miele di castagno dell’apicoltrice trevigiana Natalina Cavarzan ha vinto il premio per il miglior miele veneto, a giudizio di una giuria tecnica di assaggiatori professionisti presieduti dalla dott.ssa Lucia Piana, mentre il miele di ciliegio dell’altopiano di Asiago, prodotto dall’azienda "Guoli", si è aggiudicato il premio come miglior miele italiano a giudizio del consumatore (più di 1.500 "assaggiatori", tra il pubblico presente, hanno partecipato alla degustazione ed espresso la loro preferenza).

Padova, 16 ottobre 1997
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