Poesie in italiano-2

Monti

Poesie e poemi
Le api panacridi in Alvisopoli

Quest'auro miele etereo,
su 'l timo e le viole
dell'aprica Alvisopoli
còlto al levar del sole,
noi caste Api Panacridi
rechiamo al porporino
tuo labbro, augusto pargolo,
erede di Quirino;
noi del tonante Egioco
famose un dì nutrici,
quando vagìa fra i cembali
su le dittèe pendici.
Mercé di questo ei vivere
vita immortal ne diede,
e ovunque i fior più ridono
portar la cerea sede.
Volammo in Pilo; e a Nestore
fluir di miele i rivi,
ond'ei parlando l'anime
molcea de' regi achivi.
Ne vide Ilisso; e il nèttare
quivi per noi stillato
fuse de' Numi il liquido
sermon sul labbro a Plato.
N'ebbe l'Ismeno; e Pindaro
suonar di Dirce i versi
fe' per la polve olimpica
del nostro dolce aspersi.
E nostro è pur l'ambrosio
odor, che spira il canto
del caro all'Api e a Cesare
cigno gentil di Manto.
Inviolate e libere
di lido errando in lido,
del bel Lemène al margine
alfin ponemmo il nido.
E di novello popolo
al buon desìo pietose,
de' più bei fiori il calice
Monti

Poesie e poemi
Bardo, can.5--da- La spedizione d'Egitto
Vita di tutto Ei tutto osserva, e saggio
dispon dell'opra il mezzo e la maniera.
Tale il re delle pecchie, allor che il raggio
del monton sveglia l'alma primavera,
a riparar del rio verno l'omaggio
desta al lavor del miele e della cera
l'industri ancelle, e, osservator severo,
le fatiche ne scorre e il magistero.
Altre intendono ai favi, altre la manna
van de' fiori a predar cupide e snelle.
Qual le compagne a scaricar s'affanna,
qual del dolce licore empie le celle.
Queste, tratti i pungigli, la tiranna
torma de' fuchi caccian lungi; e quelle
castigano le pigre. Un odor n'esce
che ti ristaura, e il lavorìo più cresce.
Con infinita provvidenza il senno
de' suoi sofi comparte il sommo Duce.
Altri l'ombra del punto fissar denno,
che rompe all'arco meridian la luce.
Altri i portenti investigar, che fenno
chiaro l'Egitto, ovunque ne traluce
l'orma ancor maestosa, alla cui vista
il pensiero stupisce, e il cor s'attrista.
Quei dell'alcali indaga e de' metalli
i segreti covili, arcano obbietto
di maraviglia; per deserte valli
questi raccoglie il peregrino insetto.


Lorenzo de' Medici
Le api
Quando raggio di sole
Per piccola fissura
Dell'api entrando nella casa oscura,
Al dolce tepor le riscalda e desta
Escono accese di novella cura
Per la vaga foresta,
Predando disiose or questa or quella
Specie di fior di che la terra è adorna.
Qual esce fuor, qual torna
Carca di bella et odorata preda;
Qual sollecita e strigne,
Se avvien che alcuna oziosa all'opra veda;
Altri il vil fuco spigne,
Che invan l'altrui fatica goder vuole.
Così di vari fior, di fronde e d'erba
Saggia e parca fa il miel, qual di poi serba
Quando il mondo non ha rose e viole.

inviata da Giovanni Rizzoli

Giovanni Pascoli
L'Ape
E disse ancora: "De le sue corolle;
ch'ape non vide, ch'ape non desia:
l'ombre lei gode, ed essa: altro non volle:
essere volle sopra un'ara pia
come l'incenso de l'incensiere,
di cui l'opra s'adempie in vanir via.
Ma non mancano calici a cui bere,
ciò di cui, paziente anima umana,
a te non piace che l'altrui piacere:
c'è la quercia che in aria s'allontana
e la viola che le resta al calcio,
e il fior d'assenzio e il fior di maggiorana.
E quale odore è mai del fior del tralcio!
odor che pare l'ombra del novello
vino che viene. E c'è l'amaro salcio.
In verità ti dico, anima: ornello
o salcio o cardo, ognuno ha sua fiorita;
amara o dolce; ma sol dolce è quello
che tu ne libi miele de la vita".


*** Si ringraziano anticipatamente quanti (appassionati, apicoltori, associazioni, ..)
vorranno arricchire questa sezione segnalando altri brani.