Dal miele alle ceneri
Dal miele alle ceneri Claude Lévi-Strauss EST Il Saggiatore euro 12,91
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Dal miele alle ceneri, secondo volume del ciclo 'Mitologica', sviluppa le analisi di Il crudo e il cotto, senza allontanarsi dall'area culturale precedentemente esplorata: quella dei miti sudamericani. Se nel primo volume il discorso era polarizzato intorno a due grandi categorie culinarie, dietro le quali traspariva l'opposizione tra stato di natura e stato di cultura, ora il campo di indagine si amplia, conducendo il pensiero mitico a uno stadio più avanzato. L'antitesi fra il miele e il tabacco è infatti più complessa: da un lato, per il fatto di presentarsi come cibo già pronto, il miele è al di qua della cucina ed esprime tutto il potere di seduzione della natura; d'altro lato il tabacco, che per essere consumato deve venire bruciato e non soltanto cotto, è al di là della cucina e tende a riavvicinare l'uomo agli esseri soprannaturali. Inoltre, i miti relativi all'origine della cucina si fondavano su opposizioni inerenti alla sfera della sensibilità: crudo e cotto, fresco e putrido, secco e umido. A questa 'logica delle forme', vale a dire che il gioco delle antitesi non si instaura più fra categorie sensibili, ma fra caratteristiche di tipo relazionale e formale: vuoto e pieno, contenente e contenuto, interno ed esterno.

I racconti degli indios sudamericani rivelano così una capacità d'astrazione che li imparenta con un momento essenziale della cultura occidentale: quello in cui il pensiero mitico, raggiungendo la sua espressione più alta, è sul punto di risolversi nella riflessione filosofica e scientifica.


Storia della ragazza folle di miele.
Sakhé era la figlia del signore degli spiriti acquatici, ed era talmente ghiotta di miele che ne mendicava continuamente.
Infastiditi dalla sua insistenza, gli uomini e le donne le rispondevano:'Sposati!'Anche sua madre, quando essa l'importunava per avere del miele, le diceva che avrebbe fatto meglio a sposarsi.
Così la giovane decise di sposare Picchio, che era tenuto in gran conto come cercatore di miele.Egli si trovava appunto nei boschi con altri uccelli, intenti , come lui, ad aprire i tronchi a colpi di becco per raggiungere i nidi delle api. Volpe fingeva di aiutarli, ma si limitava a battere gli alberi con il bastone.
Sakhé s'informò sul luogo in cui si trovava Picchio. Andando nella direzione indicata, essa incontrò Volpe, che tentò di farsi passare per l'uccello. Ma la sua gola non era rossa e, al posto del miele, il suo sacco conteneva soltanto terra.La ragazza non si lasciò ingannare, proseguì il suo cammino e infine raggiunse Picchio, al quale propose il matrimonio.
Dal canto suo, quel pigrone di Volpe aveva riempito il sacco di frutti di sachasandia e di tasi, a cui si è soliti ricorrere quando non si è trovato nient'altro. Tuttavia, nei giorni seguenti, Volpe si guardò bene dal tornare in cerca di miele con coloro che non erano soddisfatti della loro prima raccolta. Il miele che mangiava preferiva rubarlo...................

Matako:origine dell'idromele, tra gli indigeni del Chaco
In un'epoca in cui non si conosceva ancora l'idromele, un vecchio ebbe l'idea di diluire del miele con acqua e di lasciare fermentare il liquido per tutta la notte. Il giorno dopo egli ne bevve un pò e lo trovò delizioso, ma nessuno altro volle assaggiarlo, temendo che fosse veleno. Il vecchio disse che avrebbe fatto la prova perché, alla sua età, la morte non è poi così importante. Bevve e stramazzò come se fosse morto. Ma durante la notte tornò in sé e spiegò a tutti che non era veleno. Gli uomini scavarono un trogolo più grande in un tronco d'albero, e bevvero tutto l'idromele che avevano potuto preparare. Fu un uccello a scavare il primo tamburo, lo suonò tutta la notte e, il giorno dopo, si tramutò in uomo.