Discriminati i produttori italiani di miele


CUNEO. La circolare ministeriale di recepimento della normativa Cee riguardante l’etichettatura del miele sta suscitando perplessità e proteste tra i produttori.

Questo perché alcune tipologie di prodotto, come il “millefiori”, la “melata di bosco” o l’”alta montagna” sono stati inizialmente esclusi quali termini utilizzabili sulle confezioni.

A provocare la misura, un’interpretazione imprecisa dell’espressione “sources nectariphaires”, vale a dire “fonti di approvvigionamento di nettare”, tradotta con il termine “piante”.

Di conseguenza, il prodotto non riferibile ad una specie arborea precisa o a un luogo sono risultate irregolari.

Una prima correzione è già stata apportata, con l’ammissione del “millefiori”, in nome della sua notorietà e della chiarezza con cui i consumatori lo conoscono ed individuano. Per la melata di bosco, invece, il tabù è rimasto.

Di qui la protesta, esternata anche con un documento scritto da parte dell’UNAAPI, l’unione nazionale delle associazioni produttori miele, con sede in Piemonte.

In una lettera inviata al Ministero delle Politiche agricole si contestano il metodo ed il merito seguito nell’approdo alla circolare. Si lamenta il fatto che siano completamente mancate le consultazioni e si evidenzia come ciò che in altri Paesi come la Francia e la Germania è perfettamente commercializzabile con il nome di “miel de bois”, “wald honig” o, ancora, “forest honey”, in Italia non possa essere etichettato e venduto.

Si aggiunge trattarsi di una risorsa interessante che trova una buona collocazione sul mercato. Di qui la richiesta che si provveda a correggere una situazione di evidente disparità tra Paesi dell’Unione Europea e si denuncia il fatto che la risoluzione penalizzi un settore ed una risorsa dell’agroalimentare italiano, pregiudicando le possibilità produttive e commerciali del miele nazionale.

da http://www.targatocn.it/it/internal.php?news_code=12521&cat_code=10