La cura di molte ferite è dolce come il miele
Antico rimedio adoperato a scopo medicinale, ad esempio per curare le ferite infette, il miele è stato recentemente riscoperto dalla scienza medica. Stabilita da alcuni decenni la capacità antibatterica del miele, il suo crescente utilizzo ha dato vita a numerosi studi scientifici che ne documentano l'importanza e il ruolo nel trattamento delle ferite. Wound care (luglio 2007) pubblica uno studio clinico, condotto al Beit Cure International Hospital, Blantyre, Malawi che dimostra l'efficacia del miele, nel favorire la guarigione e la riduzione della contaminazione batterica, in pazienti che presentavano ferite aperte o infette.

Burns (settembre 2007) ci informa dell'utilizzo medico del miele in interventi di fissazione degli innesti cutanei. Altra esperienza, sempre condotta su persone (Ege University School of Nursing, Smirne, Turchia) è il positivo utilizzo del miele nel trattamento delle ulcere da pressione che possono comparire sulla cute. African Health Science (settembre 2007) pubblica, invece, un lavoro che conferma che le ferite dovrebbero essere trattate con miele, investigando anche sui batteri presenti nelle lesioni e sulla capacità del miele di agire nei confronti di questi. Sulla stessa linea alcuni ricercatori gallesi che, sull'International Journal Clinical Practice (ottobre 2007), fanno sapere che ha efficace azione lenitiva sulle ustioni e che nessuna infezione si è avuta applicando miele sulle ferite.

Il miele, inoltre, potrebbe avere un benefico effetto sulle gengiviti e paradontopatie ed è stato adoperato per evitare le lesioni conseguenti alla laparascopia oncologica: i ricercatori raccomandano vivamente a chi si sottopone a un intervento chirurgico, di chiedere ai chirurghi di applicare miele sulle ferite postoperatorie. Non meno degno, uno studio dell'Università di Cardiff, Galles. Punto di partenza, la capacità, del miele, di stimolare la produzione delle citochine (proteine molto importanti nella risposta immunitaria) e dei monociti (cellule del sistema immunitario). Nel corso della sperimentazione, effettuata con miele di Manuka, è stato isolato un componente in grado di stimolare la produzione del fattore TNF-alpha (citochina-proinfiammatoria sintetizzata in seguito a stimoli infiammatori e infettivi). Da qui si potrebbero sviluppare nuove terapie per la guarigione di ferite sia acute che croniche. Il miele di Manuka, utile nel trattamento delle ferite cronicizzate e infette e attivo contro lo staphylococcus aureus resistente alla meticillina, deriva dai fiori del Leptospermum scoparium, arbusto o albero originario della Nuova Zelanda o dell'Australia, molto apprezzato nella medicina tradizionale Maori. Sconsigliata l'autocura.

da---> Repubblica supplemento Salute anno 14 n.563 17 gennaio 2008- Roberto Suozzi

nota-su argomento vedihttp://www.apicolturaonline.it/apiterap.htm