Muoiono le api, colpa delle nuove sementi
Gli apicoltori puntano il dito sui campi di mais. «Durante la semina si disperde parte dell’insetticida» Le api hanno perso la via di casa, moltissime muoiono, ma il problema non riguarda solo le centinaia di aziende e appassionati che, anche nella nostra provincia, producono miele. Il problema riguarda l’impollinazione di piante e fiori e, soprattutto, la diminuzione della resa agricola con inevitabili ricadute sui prezzi dei prodotti agricoli. Gli apicoltori non hanno dubbi: la responsabilità è di una nuova semente che contiene un insetticida, ma la Regione Lombardia nega.
«Il dirigente del settore agricoltura in Regione dice che non c’è evidenza scientifica del rapporto tra le nuove sementi e la moria delle api, ma in questo modo non fa che contraddire i dati dello stesso servizio veterinario regionale e delle Asl», si lamentano gli apicoltori attraverso il sito www.mieliditalia.it, che accusano anche i tecnici del ministero della Salute di non voler vedere la realtà.
La semente contestata dai produttori di miele si chiama Gaucho, è stata ideata dal colosso della chimica mondiale Bayer, e contiene una piccola quantità di insetticida che consente alla pianta di mais di crescere senza che siano necessari ripetuti trattamenti stagionali.
Nel periodo della semina - è la tesi degli apicoltori - ci sarebbero dispersioni del prodotto che provocherebbe la moria di api. Per cercare di capire il problema, siamo andati a trovare alcuni produttori della provincia di Pavia, partendo da Zelata, frazione di Bereguardo per poi sportarci in Oltrepo.
Nel mezzo dell’azienda agricola biodinamica Cascine orsine l’apicoltrice Francesca Zacchetti, di Rosate, tiene alcuni dei suoi alveari. Molti apicoltori, infatti, lasciano le famiglie di api in vari luoghi, comunque sempre vicino a zone dove ci sono ricche fioriture. Atri apicoltori, invece, sono sempre itineranti, nel senso che spostano gli alveari dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, inseguendo le singole fioriture per produrre mieli speciali di un unico fiore, come il castagno, l’acacia, gli agrumi.
«Io nella mia azienda allevo le api regine, ma ho diversi alveari tra il Pavese e il Milanese - spiega Francesca Zacchetti -. Solo a Zelata, dove per una scelta imprenditoriale non si utilizzano insetticidi e certamente non usano le nuove sementi, le api non sono né morte, né disperse, le api producono lo stesse miele di uno e due anni fa. A pochi chilometri da qui, dove si fa un’agricoltura tradizionale e i terreni coltivati a mais sono in aumento, mancano il trenta per cento delle api».
L’apicoltrice stima che, quando il problema è grave, in ogni alveare mancano tra le otto e le diecimila api su una popolazione che in media arriva a 25mila insetti. E’ stata proprio Francesca Zacchetti, all’azienda agricola Malpaga di Rosate, nel Milanese, a lanciare l’allarme già due anni fa. Ha trovato alcune api morte e altre che aveva strani comportamenti vicino agli alveari.
I servizi veterinari dell’Asl nella primavera di quest’anno sono intervenuti e hanno fatto le analisi. Oggi in tutta la Lombardia sono stati fatti 65 controlli su api morte e altri 4 su campioni di polline disperso.
«Si tratta di analisi molto difficili, stiamo parlando di un insetto di pochi centimetri, ma nella maggior parte dei casi i neonicotinoidi sono stati trovati», dice l’apicoltrice. Da mesi l’Associazione degli apicoltori professionisti chiede alle autorità di intervenire.
«Sarebbe giusto sospendere la vendita di queste sementi di mais - commenta Luca Bonizzoni, apicoltore di Casteggio e presidente nazionale degli apicoltori professionisti -. Le Regioni Emilia Romagna, Friuli, Toscana e Piemonte si sono associate alla nostra richiesta, la Lombardia no».
L’utilizzo delle sementi con neonicotinoidi è stato vietato già in Francia, Germania, Slovenia e Grecia. «La posizione che ha assunto il servizio Agricoltura della Regione Lombardia è scandalosa - dice Francesca Zacchetti -. Sono due anni che non vogliono ascoltare le nostre denunce». Nella sua azienda di Casteggio Luca Bonizzoni svolge anche un’intensa attività didattica sulle api. A lui piace raccontare la vita straordinaria dell’alveare. A bambini e adulti in visita spiega che le api comunicano tra loro con una danza.
«Scodinzolando - dice - sono perfettamente in grado di indicare una fioritura ricca di polline distante anche tre chilometri e il margine di errore, su un tragitto così lungo, è al massimo di tre metri». Le api che vanno a procurare il polline si chiamano bottinatrici. «E’ un’attività che svolgono per poco tempo - riprende Bonizzoni -. Basti pensare che la vita media di un’ape va da venti a sessanta giorni. All’interno dell’alveare le operaie prima fanno un lavoro interno, nel nido, accudiscono la regina, le danno da mangiare, tengono pulito l’alveare. Poi, quando le ali sono forti, iniziano a fare le bottinatrici». E i maschi? «Spesso vengono allontanati, oltre che alla riproduzione servono poco...».
Bonizzoni racconta che l’ape è un insetto con una memoria straordinaria: «Si ricorda tutto. Si ricorda, soprattutto, dove è la sua casa. Se spostiamo l’alveare l’ape è perduta. Il grave problema provocato da questi semi arricchiti con insetticidi vanno proprio ad agire sul sistema neuronale delle api, che così perdono l’orientamento e non sono più in grado di tornare a casa. Capita anche che gli apicoltori non professionisti si accorgano tardi delle perdite, quando dovrebbero svuotare le arnie».
«E’ un avvelenamento subdolo - fanno eco Maurizio Lucchelli, di Varzi e Armando Lazzati, presidente vogherese di Apilombardia - perché la maggior parte degli insetti muoiono lontano dall’alveare. E’ ormai evidente che l’avvelenamento delle api deriva dalle molecole di neonicotinoidi. Abbiamo chiesto interventi al ministero delle Politiche agricole e della salute. Ma le risposte non arrivano».
Carlo E. Gariboldi
11 agosto 2008
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