News Maggio 2010
MALTEMPO: COLDIRETTI, ALLARME API IN "SCIOPERO" PER PIOGGIA Roma, 8 mag.
- L'incessante pioggia primaverile e l'abbassamento della temperatura impediscono il volo delle api che non riescono a raggiungere il polline dei fiori nella stagione piu' impegnativa della loro attivita'. E' la Coldiretti a lanciare l'allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api e rovina per effetto dell'umidita' fiori e polline indispensabili per la produzione di miele e la riproduzione delle piante. L'insetto piu' laborioso che si conosca e' costretto a uno "sciopero forzato" che mette a rischio la produzione di miele Made in Italy. Le condizioni meteorologiche avverse ostacolano infatti i lunghi viaggi che devono affrontare le api, considerato che normalmente per produrre un chilogrammo di miele possono servire da 50 mila a 150 mila chilometri di volo. Nonostante la stagione ricca di fioriture, anche per la robinia pseudoacacia, l'effetto piu' immediato del maltempo e' - continua la Coldiretti - quello di una probabile riduzione della produzione di miele, a partire proprio da quello delicato di acacia. In pericolo - sostiene la Coldiretti - c'e' la produzione di una popolazione nazionale di api stimata in circa 57 miliardi che trovano alloggio in quasi 1,2 milioni di alveari e offrono "gratuitamente" un valore del servizio di impollinazione alle piante agricole lungo tutto lo Stivale stimato pari a 2,5 miliardi di euro all'anno. Per il 2010 l'andamento climatico stagionale fa temere dunque una riduzione della produzione di miele che lo scorso anno si era attestata su circa 20 mila tonnellate. Il rischio e' l'aumento delle importazioni di minor qualita' per cui e' importante verificare attentamente l'etichetta sulla quale la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale. Il consiglio della Coldiretti e' comunque quello di rivolgersi direttamente alle aziende o nei mercati di campagna amica agli apicoltori considerato che ben il 29% del miele acquistato in Italia e' acquistato direttamente dai produttori. Le principali regioni di produzione del miele in Italia sono il Piemonte, l'Emilia-Romagna, la Lombardia, la Sicilia, ma in tutte le regioni italiane vi sono produzioni interessanti, sia in termini quantitativi che qualitativi, anche per le diverse fioriture interessate. I consumi in Italia - conclude la Coldiretti - sono in aumento (circa 600 grammi pro-capite), ma inferiori a grandi consumatori come i tedeschi (1,5 kg pro-capite). Numerose sono le iniziative per fa conoscere ed apprezzare il miele come il progetto Apeamica della Coldiretti che domenica 9 maggio, in occasione della festa nazionale dei piccoli comuni italiani "Voler bene all'Italia" presentera' a Frassinelle Polesine, in provincia di Rovigo in piazza del Popolo, il sommelier del miele. (AGI) Red/Eli
http://www.agi.it/food/notizie/201005080945-eco-rt10010-maltempo_coldiretti_allarme_api_in_sciopero_per_pioggia


Festival del miele a Sommariva il 15 e 16 maggio
In vetrina prodotti provenienti da tutti i continenti 05 maggio, 14:59
- ASTI, 5 MAG - Sommariva Bosco, in provincia di Cuneo e cuore del Roero, si prepara ad ospitare il festival vetrina dei mieli provenienti da tutti i continenti. Accadra' il 15 e 16 maggio. Tra i prodotti in rassegna anche quelli della tenuta agricola scozzese ''Lighrove'' proprieta' del principe Carlo d'Inghilterra. Presenti anche il miele al Nespolo preferito da Nicolas Sarkozy e quello ai fiori di elicriso (spiaggia di Camaiore, in Versilia) golosita' di Tony Blair.(ANSA). http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2010/05/05/visualizza_new.html_1789241818.html

In Svizzera, l’apicidio non si ferma
Gli apicoltori svizzeri lanciano l’allarme. La moria d’api durante l’inverno 2009/10 ha assunto ancora una volta dimensioni allarmanti. Il 22% di questi formidabili impollinatori non è sopravvissuto alla stagione fredda e l’8% è talmente indebolito che non sopravvivrà a lungo.
Lo rende noto l’Associazione svizzero tedesca e romancia degli amici delle api, sulla base di dati forniti dai 18mila apicoltori di tutta la Svizzera. L’impatto finanziario ed ecologico di questo fenomeno sarà enorme, hanno sottolineato venerdì gli apicoltori.
Se da una parte la scomparsa delle api provocherebbe danni economici pari a 10 milioni per il settore apicolo, dall’altra la catastrofe ambientale potrebbe assumere contorni giganteschi. Infatti, in larghissima misura l’impollinazione dipende dalle api mellifiche.
I fattori che concorrono nella perdita di colonie di api sono numerosi e non fanno l’unanimità, nemmeno fra i ricercatori. Il nemico numero è stato però individuato in un minuscolo parassita originario dell’Estremo oriente: la varroa destructor. Si tratta di un acaro che si riproduce all’interno delle celle di covata. Le altre cause – come per esempio malattie, pesticidi, trasformazione della struttura dell’apicoltura – svolgono una funzione di comprimari.
Per l'associazione è tempo di istituire strutture professionali di prevenzione e di informazione agli apicoltori. Una mozione in tal senso è stata recentemente approvata dalle Camere federali.
http://www.swissinfo.ch/ita/scienza_e_technologia/In_Svizzera,_l_apicidio_non_si_ferma.html?cid=8841322

Ambiente. In Usa accelera strage di api, raccolti a rischio
Più di un terzo degli alveari non è sopravvissuto all'inverno
Roma, 3 mag. (Apcom-Nuova Energia) - Nuovi dati provenienti dagli Usa dimostrano che le api si stanno estinguendo con una rapidità allarmante: per il quarto anno di fila più di un terzo degli alveari del paese non è sopravvissuto all'inverno. Il declino dei 2,4 milioni di colonie stimati oggi negli Usa, è iniziato nel 2006 a causa di una malattia, la sindrome dello spopolamento degli alveari: da allora, ricorda il settimanale britannico The Observer, oltre tre milioni di colonie negli Usa e miliardi di api in tutto il mondo sono morti e gli scienziati ancora non sono venuti al capo del drammatico fenomeno. Il numero delle colonie negli Usa è crollato del 33,8% l'inverno scorso, secondo il sondaggio annuale degli Apiary Inspectors of America e dell'Agricultural Research Service statunitense. Il collasso della popolazione di api rappresenta una grave minaccia per i raccolti: secondo le stime un terzo di ciò che mangiamo dipende dall'impollinazione delle api da miele. In altre parole il contributo delle api all'economia globale vale 30 miliardi di euro. Le cause possibili della moria vanno dall'acaro varroa alle infezioni batteriche e virali, dai pesticidi alla cattiva nutrizione dovuta all'agricoltura intensiva. La scomparsa di un numero così elevato di colonie è stata soprannominata anche "la sindrome della nave fantasma" per dell'assenza di api morte negli alveari vuoti. Gli scienziati Usa hanno trovato 121 diversi pesticidi nei campioni di api, cera e miele, alimentando l'ipotesi che i pesticidi siano una delle cause più importanti della sindrome. "Riteniamo che ci sia una delicata interazione tra alimentazione, esposizione ai pesticidi e altri fattori di stress alla base della strage di api" dice all'Observer Jeffery Pettis, del laboratorio di ricerca dell'Ars. Secondo una ricerca globale sulla scomparsa delle api pubblicata la scorsa settimana dall'Organizzazione mondiale per la salute animale non c'è una singola causa della moria, ma l'"uso irresponsabile" dei pesticidi può danneggiare la salute delle api e renderle più suscettibili alle malattie. Il direttore generale dell'Organizzazione Bernard Vallat lancia l'allarme: "le api contribuiscono alla sicurezza alimentare e la loro estinzione rappresenterebbe un terribile disastro biologico" Dave Hackenberg di Hackenberg Apiaries, l'apicoltore della Pennsylvania che nel 2006 lanciò per primo l'allarme sulla sindrome, dice che lo scorso anno è stato il peggiore: tra maggio 2009 e aprile 2010 è rimasto vuoto il 62% dei suoi 2.600 alveari. "Sta peggiorando. I dati ufficiali non danno il quadro completo, perchè misurano solo le perdite nel corso dell'inverno, ma d'estate le api sono esposte a un sacco di pesticidi. Gli agricoltori li mescolano e nessuno ha idea di quali effetti possano avere". Pettis dice che le perdite per alcuni apicoltori sono dell'ordine del 50%. "Perdite prolungate di questa ampiezza non sono sostenibili per gli apicoltori", sottolinea il ricercatori, che aggiunge che la soluzione al problema potrebbe essere lontana anni. Le piante fiorite hanno bisogno degli insetti per l'impollinazione e l'ape da miele è l'agente impollinatore più efficiente. E' attiva su 90 tipi di coltivazione commerciale in tutto il mondo: oltre a gran parte degli alberi da frutto e degli ortaggi, tra cui mele, arance, fragole, cipolle e carote, le api impollinano noci, girasoli e colza. Il caffè, la soia, i trifogli, utilizzati per i mangimi animali, e anche il cotone, dipendono dall'impollinazione delle api. L'uomo ha allevato e trasportato api per millenni per impollinare le piante e produrre miele, dolcificante e antisettico naturale. L'estinzione della api comporterebbe non sono una dieta priva di di colori e di carni, a base di riso e cereali, e vestiti senza cotone, ma anche un paesaggio senza frutteti e prati fioriti, oltre al collasso della catena alimentare che sostiene uccelli e animali selvatici.
http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/news/articolo/lstp/205322/