Indagine sulla qualità del miele presente nei punti vendita della grande distribuzione

INTRODUZIONE

Il presente lavoro scaturisce da un progetto poliennale di valorizzazione del miele di alta qualità di produzione nazionale, partendo dal presupposto che fra i consumatori è in aumento il numero di coloro che danno la propria preferenza al prodotto di qualità e, in questo senso, non si accontentano di generiche affermazioni di qualificazione di questo o quel prodotto.

Va emergendo infatti una domanda sempre più diffusa di informazione dettagliata e supportata da dati inconfutabili ed oggettivi che documentino la qualità dei prodotti, in particolare di quelli alimentari.

Partendo da questi elementi l'osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato del Miele, con il fondamentale contributo della Camera di Commercio di Bologna, ha svolto un progetto poliennale di valorizzazione del miele fondato sulla conoscenza del prodotto presente sul mercato.

In particolare questo studio è stato condotto con lo scopo di stimare le caratteristiche del miele offerto al consumatore nella distribuzione moderna in quanto, anche per il miele come per la maggior parte degli altri alimenti, è attraverso questi sistemi di commercializzazione che viene veicolata la maggior parte del prodotto confezionato destinato all'utilizzatore finale.

Le considerazioni che hanno portato a progettare questa indagine e a svolgerla come più avanti esposto sono le seguenti:

  * I dati disponibili sull'argomento sono estremamente pochi e frammentari.

* Ad una prima osservazione l'offerta appariva poco segmentata e molto confusa.

* Una precedente ricerca(1) evidenziava un'incidenza molto elevata delle frodi sulle denominazioni del prodotto.

* Sul mercato internazionale si è registrata, negli scorsi anni, una penuria di prodotto preoccupante e, conseguentemente, il prezzo ha subito un innalzamento molto marcato.

* Informazioni diverse (si veda il dossier sulle frodi del miele) davano per certo che una parte del miele offerto sul mercato internazionale fosse in realtà un prodotto falsificato mediante l'aggiunta di sciroppi zuccherini.

* I controlli effettuati sul prodotto da parte degli organi di tutela del consumatore vertono in genere solo sui parametri di legge e utilizzano metodiche ufficiali che non permettono né di stimare la rispondenza alle denominazioni d'origine (geografica e botanica), né di scoprire le falsificazioni attuate con sostanze zuccherine prodotte per via enzimatica.

 Questa situazione ha indotto quindi a concentrare l'attenzione sul prodotto più economico disponibile sul mercato e ad utilizzare, quando possibile, mezzi analitici sofisticati in grado di rilevare anche le subdole falsificazioni moderne.

 

METODOLOGIA DI STUDIO

In alcuni supermercati, ipermercati e discount della regione Emilia-Romagna sono stati acquistati i campioni di miele millefiori e di acacia a prezzo più basso disponibili; in due casi l'acquisto è stato esteso anche a prodotti meno economici offerti negli stessi punti vendita, sempre nella tipologia "millefiori". Sono stati raccolti così 27 campioni (18 millefiori e 9 di acacia) che sono stati sottoposti alle seguenti determinazioni:

* Tenore di umidità e di idrossimetilfurfurale (HMF) secondo il metodo ufficiale (2) per la valutazione della qualità obiettiva.

* Analisi melissopalinologica qualitativa e stima della quantità totale di polline(3) per la valutazione della rispondenza alla denominazione botanica, alle indicazioni di origine geografica e della presenza di lieviti.

* Analisi organolettica (4) per la ricerca di difetti obiettivi e la rispondenza all'origine botanica.

* Rapporto 13C/12C (d[delta]13C)(5) per la ricerca di falsificazione per aggiunta di sciroppi zuccherini derivati dal mais o dalla canna da zucchero(a) ; questa analisi è stata condotta solo per alcuni campioni, per quelli cioè in cui le altre evidenze analitiche (quantità totale di polline, abbondante presenza di granuli d'amido) portavano a sospettare una possibile falsificazione.

* Conducibilità elettrica e colore (6) per la conferma della rispondenza all'origine botanica dichiarata per i mieli di acacia per i quali la sola analisi melissopalinologica non forniva risultati univocamente inrerpretabili.

(a) Questo metodo di analisi, che può dare risultati sicuri e con un elevata sensibilità, e stato messo a punto alla fine degli anni `70 e perfezionato alla fine degli anni `80 e richiede attrezzature molto costose e sofisticare (spettrometro di massa). Si basa sul rapporto tra i due isotopi stabili del carbonio a peso atomico di 12 e 13 (13C/12C) nel miele. Nell'aria, l'anidride carbonica contiene entrambi gli isotopi a una concentrazione nota. Le piante trasformano l'anidride carbonica dell'atmosfera in materiale organico attraverso il processo fotosintetico; esistono due modalità diverse, usate da piante diverse, attraverso le quali questo processo si attua (ciclo di Calvin e ciclo di Hatch-Slack). Durante le fasi della fissazione dell'anidride carbonica l'uso di un sistema o dell'altro produce un differente effetto sulla composizione isotopica delle sostanze organiche che si vanno formando, in seguito questa composizione isotopica rimarrà stabile e quindi sarà sempre possibile riconoscere le sostanze organiche che hanno avuto origine in una pianta a ciclo di Calvin o di Hatch-Slack. La maggior parte delle piante che produce nettare e melata appartiene al primo gruppo, mentre il mais e la canna da zucchero appartengono al secondo. Su questo si basa il riconoscimento dell'aggiunta di sciroppi derivanti dal mais al miele. Si è visto, in via sperimentale, che il miele ha un valore medio di (d[delta]13C) (concentrazione relativa dell'isotopo 13C rispetto a uno standard) di -25,4x mille, mentre per gli sciroppi di mais tale valore è di -9,7 x mille. Se il valore riscontrato in un campione sottoposto ad analisi risulta meno negativo di -21,5x mille (tranne che per alcuni tipi di miele, come quello di agrumi) il prodotto viene considerato contraffatto. Se il valore è inferiore a! -23,5 x mille il prodotto viene valutato genuino; quando il risultato cade nella zona tra questi due valori (zona grigia) sì può ricorrere a un ulteriore accertamento che consiste nel misurare lo stesso valore nella componente proteica del miele (standard interno). Poiché la frazione proteica deriva necessariamente dal miele (enzimi aggiunti dalle api e polline) e non dallo sciroppo eventualmente aggiunto ci si aspetta un risultato equivalente a quello del miele in toto nel caso di prodotto genuino; quando la differenza è superiore a lx mille, questo viene preso come prova di aggiunta di sciroppi di mais o di canna. La sensibilità del metodo è notevole, in quanto con il metodo dello standard interno possono essere riconosciute aggiunte di sciroppi ad alto contenuto di fruttosio derivanti dal mais (HFCS= high fructose corn syrup) dell'ordine del 7x mille. Inoltre il metodo dello standard interno permette di non discriminare negativamente mieli che abbiano un valore naturale meno negativo della media, quali possono essere alcuni mieli tropicali o il miele di agrumi. I metodi isotopici permettono quindi di provare in maniera inequivocabile le frodi ma presentano l'inconveniente di poter essere applicati solo in laboratori estremamente specializzati, dato il costo delle apparecchiature necessarie, inoltre il fatto che non si tratti di determinazioni di legge rende questo tipo di controllo improponibile per molti organi di tutela del consumatore. Resta infine il problema che se l'origine degli zuccheri esogeni è una pianta con ciclo di Calvin, come ad esempio la barbabietola, il metodo non è di alcuna utilità.

RISULTATI

I risultati ottenuti sui singoli prodotti sono riportati da pg 15 a pg 28:[* richiedere opuscolo a >Osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato del Miele ] ad ogni scheda corrisponde un campione e contiene sia i risultati delle analisi che l'interpretazione alle stesse; le schede sono ordinate per numero progressivo d'acquisto. Sono evidenziati sia i dati irregolari che quelli conformi alla legislazione ma non idonei a prodotti di qualità. I risultati sono esposti anche in forma riassunta in due quadri riportati * tabelle 1 e 2 *. Nelle schede riassuntive, per rendere più agevole l'esame dei dati, i risultati sono ordinati per tipologia di miele e per prezzo al chilo, dal più economico al più caro. Il numero ridotto di prelievi non permette di fare considerazioni d'ordine generale, ma i dati possono comunque essere commentati come riportato di seguito per ogni aspetto esaminato.

PREZZO DEI PRODOTTI

I prezzi possono essere considerati piuttosto variabili, visto che la variazione nei mieli millefiori è di 1 a 2,5 (da 4.500 a 11.000 £/kg, con prezzo medio di 6.400 £/kg) e per i mieli di acacia di 1 a 1,5 (da 9.120 a 15.280 £/kg, con prezzo medio di 11.200 £/kg). I prodotti a prezzo inferiore alla media non sono una esclusiva dei discount in quanto anche negli altri tipi di punti vendita sono stati reperiti prodotti molto economici; nei discount però il prezzo medio è decisamente più basso (prezzo medio per il miele millefiori 5.528 £/kg, minimo 4.580, massimo 7.733 £/kg) e non sono reperibili prodotti a prezzo elevato.

ORIGINE GEOGRAFICA

Dei mieli acquistati, 17 avevano un'origine geografica extracomunitaria (solo miele extracomunitario o miscele di miele comunitario ed extracomunitario) e 10 erano dichiarati italiani. Di questi ultimi 2 (n. 33 e 34) avevano invece origine diversa. Dei mieli extracomunitari per un campione (n. 25) l'origine dichiarata non corrispondeva alla reale provenienza del prodotto e per diversi campioni si riscontravano piccole differenze tra l'origine dichiarata e quella che si è potuta accertare attraverso l'analisi pollinica. In particolare in alcuni dei campioni per i quali era indicato "miscela di mieli comunitari e extracomunitari", la componente comunitaria non era rilevabile, anche se comunque non era possibile attestarne oggettivamente l'assenza. In questi casi si rileva quindi una presentazione del prodotto che risulta ingannevole nei confronti del consumatore; infatti il prodotto designato come miscela di mieli comunitari ed extracomunitari, indicazione che può far pensare ad una pari componente dell'una e dell'altra origine, risulta invece essere costituito essenzialmente o, con ogni probabilità, esclusivamente da prodotto extracomunitario. Se questo a livello commerciale non sorprende, anzi può essere considerata la norma, ed a livello legale non è contestabile, rappresenta invece un inganno per il consumatore che, in questo caso, non è sufficientemente tutelato dalla legge. Infine, in due occasioni, ad essere irregolare era la menzione relativa all'origine del prodotto (n. 17 e 18) che era formulata in modo equivoco.

ORIGINE BOTANICA

Dei 18 mieli multiflorali 15 erano presentati come millefiori e 3 con altre denominazioni. Due di queste ("fiori di campo" e "nettare di fiori di campo") non possono essere considerate del tutto regolari, in quanto non fanno parte delle denominazioni previste dalla legge sul miele Legge 12 ottobre 1982, n.753 e tendono a dare al prodotto, corrispondente a quello comunemente denominato millefiori, una connotazione particolare ed un pregio maggiore.

In un caso la denominazione utilizzata (miele di montagna) è equivoca, ma soprattutto non appare giustificata per il prodotto che identifica; questo risulta infatti essere un millefiori che non presenta le tipiche associazioni floristiche delle zone di montagna europee ed appare prodotto a quota non più che collinare nell'est europeo.

Per i 9 mieli di acacia la verifica dell'unifloralità è stata effettuata attraverso l'analisi melissopalinogica e, quando questa non dava esito chiaramente interpretabile, attraverso la verifica di due parametri chimici caratterizzanti (conducibilità elettrica e colore) e l'analisi organolettica.

Da questo controllo 8 campioni sono risultati sufficientemente rispondenti allo standard previsto per il miele uniflorale di acacia (6), anche se non tutti con lo stesso livello di purezza e quindi qualità.

Un solo campione è risultato non conforme (n. 20): bisogna sottolineare però che il prodotto non era presentato come uniflorale di acacia ma come "poliflora con acacia". Questa denominazione appare formulata con un intento ingannevole: infatti al consumatore questo prodotto viene proposto, sia per denominazione che per fascia di prezzo, nell'ambito dei mieli uniflorali di acacia, ma il prodotto non risulta sufficientemente puro per rientrare in questa categoria. La denominazione scelta inganna quindi il consumatore non sulla realtà prodotto (il miele in effetti è un prodotto misto con una presenza ben definita di acacia) ma attraverso la maniera di presentarlo.

UMIDITÀ/HMF

I due parametri chimici misurati indicano rispettivamente la conservabilità e la freschezza del prodotto. Tutti i mieli risultano entro i limiti legali. Per l'umidità tutti i mieli hanno dato risultati inferiori al 18%, valore limite per il prodotto che debba conservarsi al riparo da rischi di fermentazione per tutto il tempo necessario per una normale commercializzazione. Per alcuni prodotti il valore si avvicinava comunque a questo limite. I valori di HMF erano molto variabili; sono stati considerati non idonei a un miele di buona qualità i valori superiori a 20 mg/kg (4 casi). In alcuni altri casi il valore di HMF era intermedio (tra 15 e 20 mg/kg) ma il termine di consumo preferenziale era così lontano (2 anni e mezzi)) da portare a un giudizio comunque non ideale riguardo alla qualità obiettiva di questi prodotti.

PRESENZA DI LIEVITI

I lieviti, riscontrati attraverso l'analisi melissopalinologica, indicano che un processo di fermentazione può aver luogo (pochi lieviti = +) o ha già avuto luogo (molti =++ o moltissimi =+++ lieviti).

La legge sul miele prescrive che un prodotto che abbia iniziato un processo di fermentazione venga destinato ad uso industriale in quanto non più idoneo al consumo diretto. Si tratta di una non idoneità sul piano compositivo e organolettico e non di tipo sanitario: il "miele per industria", come il prodotto fermentato dovrebbe essere denominato, può entrare nella formulazione di alimenti senza necessità di una sanitizzazione, ma non può essere offerto al consumatore come miele da tavola.

Dei 27 prodotti campionati 7 presentavano una quantità tale di lieviti da far presupporre una pregressa fermentazione.

I prodotti in questione non presentavano, al momento del prelievo segni di attiva fermentazione, né un valore di umidità da giustificare questa alterazione; sì deve quindi supporre che la fermentazione si sia sviluppata in un momento precedente all'invasettamento, che sia quindi stata arrestata (per esempio con un sistema di pastorizzazione) e si sia infine proceduto ad un aggiustamento del valore di umidità per garantire la successiva conservazione (per esempio con un sistema di deumidificazione).

Questo tipo di processo è comunemente effettuato in Cina sui prodotti destinati all'esportazione: i mieli che ne derivano non sono più in attiva fermentazione e si conservano di norma stabilmente, ma mantengono le caratteristiche organolettiche dei mieli fermentati e, all'analisi microscopica, risultano visibili le spoglie dei lieviti che hanno sostenuto questa alterazione.

Questi 7 prodotti quindi non sono regolari in quanto non dovrebbero essere commercializzati con la denominazione "miele" ma con quella di "miele per industria" o miele per pasticceria". In 4 altri prodotti la presenza di lieviti, pur non essendo tale da rendere i prodotti inadatti al consumo diretto, rivelavano comunque una parziale alterazione (o l'alterazione di una parte dei mieli componenti la miscela).

FALSIFICAZIONI

Dopo molti anni di tranquillità, in questo ultimo periodo il problema delle falsificazioni sul miele è tornato ad essere una emergenza preoccupante.

Questo è dovuto al fatto che la produzione di miele a livello mondiale non è sempre sufficiente a coprire le richieste, il prezzo del miele cresce e, di conseguenza, aumenta la differenza tra il costo delle materie prime adatte a produrre frode e il prezzo del miele.

Nello stesso tempo l'industria agro-alimentare moderna mette a disposizione dei frodatori sostanze che hanno una composizione molto simile a quella del miele e per questo le falsificazioni sono sempre più difficili da scoprire.

D'altra parte le norme internazionali e nazionali sul miele non sono sufficientemente moderne e dettagliate per assicurare la necessaria protezione a questo prodotto.

Informazioni provenienti soprattutto dalla Francia [ dossier sulle frodi del miele] davano per certo che il prodotto proveniente dalla Cina presentasse falsificazioni con grande frequenza.

Si è quindi deciso di sottoporre ad analisi isotopica, per l'identificazione della presenza di sciroppi di mais o di canna da zucchero, i campioni in cui si presentassero evidenze analitiche sospette.

Sono stati sottoposti all'analisi 5 campioni in quanto due di questi presentavano una quantità totale di polline inferiore all'atteso (campioni n. 1 e 15) e tre presentavano una abbondante e insolita presenza di granuli d'amido (campioni n. 17, 23 e 26). Su due campioni sono stati trovati valori di (d13C) tali da far sospettare una presenza di zuccheri esogeni.

Sono state quindi approfondite le indagini, procedendo anche alla determinazione del(d13C) sulle proteine estratte dagli stessi campioni: per entrambi i campioni si è così verificata la falsificazione per una aggiunta di sciroppi di mais o di canna da zucchero dell'ordine del 9% in un caso e del 15% nell'altro.

Entrambi i campioni erano stati invasettati dalla stessa azienda e acquistati in un discount. Un terzo campione dello stesso invasettatore, prelevato nello stesso punto vendita ma con etichetta leggermente diversa ed appartenente ad un altro lotto, non è stato sottoposto a questo tipo di analisi ma, vista la similitudine degli altri risultati analitici con il campione risultato falsificato, nei successivi i commenti e nella tabella riepilogativa viene considerato ugualmente fraudolento.

IRREGOLARITÀ

I dati sui prodotti irregolari sono visibili nel quadro riassuntivo (tabella 2) 3 prodotti presentano irregolarità per la rispondenza all'origine geografica, 1 per la rispondenza all'origine botanica, 7 per la presenza di una pregressa fermentazione, 3 per la presenza di falsificazione per aggiunta di sciroppi di mais o di canna da zucchero. Oltre a queste irregolarità sul prodotto ce ne sono altre sulla presentazione del prodotto e cioè 2 relative alla maniera di indicare l'origine geografica e 3 relative alla maniera di indicare l'origine botanica.

Poiché spesso più irregolarità sono state riscontrare sullo stesso prodotto, in totale i prodotti irregolari sano 12, o 10 se non si considerano i due prodotti che presentano irregolarità solo per l'etichettatura. .

Bisogna notare che non tutte queste irregolarità sarebbero state rilevate attraverso i normali controlli da parte degli organi di tutela del consumatore: infatti delle determinazioni eseguite in questo studio solo per quelle relative all'umidità e all' HMF esistono metodi ufficiali e vengono normalmente eseguite nel corso degli accertamenti di routine. .

Il rilievo delle irregolarità sull'etichettatura dipende dall'interpretazione data alla legge; il controllo dell'origine geografica e botanica viene fatto da pochissimi centri specializzati e non esistono metodi di riferimento riconosciuti legalmente per l'esecuzione delle analisi e, soprattutto, per l'interpretazione dei risultati. Ugualmente per il rilievo della fermentazione: questo difetto è citato dalla legge ma non ne viene definito il metodo di rilievo. .

Infine per il test sulla presenza di zuccheri esogeni derivati dal mais e dalla canna da zucchero, nonostante il metodo sia noto a livello scientifico da tempo(7)(8), in Italia, al momento attuale, non esiste un laboratorio in grado di offrire questo servizio di analisi al pubblico.

RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO.

Se sui prodotti economici o molto economici il rischio di frode è elevatissimo, non si può tuttavia affermare che l'acquisto di un prodotto caro metta il consumatore del tutto al riparo da questo tipo di rischio. .

Infatti per quello che riguarda i mieli millefiori dei 12 prodotti con prezzo inferiore alla media ben 8 presentano irregolarità più o meno gravi; l'altra frode riscontrata sempre sui mieli millefiori riguarda però un prodotto dal prezzo decisamente superiore alla media (campione n. 33). .

Risulta inoltre difficile trovare una relazione tra costo della materia prima e prezzo al consumo in quanto sulla formazione del prezzo finale pesano troppi fattori per poter estrapolare una regola. .

Risulta così che prodotti relativamente economici possano dimostrarsi di buona qualità e costituiti da materie prime di valore o che prodotti mediocri e di basso costo vengano venduti a prezzi molto elevati. In questo senso sono esemplificativi i due mieli di acacia più economici rilevati: il primo è un prodotto fraudolento per la presentazione, la presenza di difetti obiettivi (fermentazione) e di una falsificazione dell'ordine del 15%, presentato in confezioni da 250 g presso un discount;il secondo è un prodotto d'origine nazionale, perfettamente rispondente e con valori fisico-chimici ottimali, presentato in confezione da 1 kg presso un ipermercato.

I due prodotti più cari rilevati, sia nella categoria millefiori che in quella acacia, sono rappresentati invece da mieli non fraudolenti ma comunque mediocri. Il rapporto qualità/prezzo per tutti i campioni è illustrato nella tabella 1

I mieli di acacia appaiono nell'insieme di qualità migliore rispetto ai millefiori: per questi infatti su 18 mieli campionati, 9 presentano irregolarità sostanziali, 5 possono essere giudicati mediocri, 1 discreto e solo 3 buoni.

Per i mieli di acacia le irregolarità riguardano un solo prodotto, 1 prodotto è mediocre, 1 discreto e ben 6 buoni.

Questo tipo di risultato può in qualche modo sorprendere, in quanto la tipologia uniflorale si presta più del millefiori a sistemi di commercializzazione in cui mezzi non leciti possono far aumentare il guadagno per l'invasettatore. Il miele di acacia infatti è un prodotto pregiato, che spesso viene prodotto in quantità insufficienti rispetto alla domanda, dotato, anche sul mercato all'ingrosso, di un prezzo molto più elevato rispetto ai mieli comuni e per il quale i sistemi di controllo della rispondenza all'origine per la tutela del consumatore possono essere di difficile attuazione.

La qualità soddisfacente rilevata per i mieli di acacia può in questo caso essere in parte attribuita al particolare momento in cui questa ricerca è stata effettuata. Il 1996 infatti è stata un'annata particolarmente favorevole per la produzione di questo tipo di miele, sia in termini di qualità che di quantità, e questo ha probabilmente ridotto la quota di miele di acacia di scarsa qualità o non presentato correttamente per tutto il periodo in cui questo prodotto è stato disponibile.

Al momento dell'acquisto dei campioni di miele (metà 1997) i punti vendita erano ancora evidentemente approvvigionati con la produzione 1996 e non sì sono quindi evidenziare le carenze che hanno invece contraddistinto l'offerta di miele millefiori.

------------- Tabella 1 Rapporto qualità/prezzo

MILLEFIORI

Prezzo
£/kg
Diff. dal prezzo
Medio %
Tipo di punto
vendita
Giudizio qualitativo
generale
34 4.500 -19 Ipermercato irregolare
1 4.580 -18 Discount irregolare
13 4.580 -18 Discount irregolare
15 4.580 -18 Discount mediocre
23 4.580 -18 Discount irregolare
3 5.080 -13 Supermercato irregolare
25 5.400 -10 Supermercato irregolare
30 5.480 -9 Supermercato mediocre
5 5.700 -7 Supermercato buono
32 5.980 -4 Supermercato mediocre
17 6.320 -1 Discount irregolare
18 6.320 -1 Discount irregolare
31 6.960 +6 Supermercato discreto
35 7.400 +10 Ipermercato buono
9 7.733 +13 Discount mediocre
11 8.725 +23 Supermercato buono irregolare nell'etichettatura
33 10.300 +39 Ipermercato irregolare
36 11.000 +48 Supermercato mediocre irregolare nell'etichettatura

ACACIA

Prezzo
£/kg
Diff. dal prezzo
Medio %
Tipo di punto
vendita
Giudizio qualitativo
generale
26 9.120 21 Discount irregolare
19 9.350 -18 Ipermercato buono
24 10.000 -12 Supermercato buono
28 10.700 -5 Supermercato buono
27 10.880 -3 Supermercato discreto
29 11.000 -2 Ipermercato buono
21 11.960 +8 Supermercato buono
20 12.480 +13 Supermercato buono
22 15.280 +41 Supermercato mediocre

CONCLUSIONI

In conclusione si può affermare che la situazione messa in luce da questa indagine, per quanto limitata e parziale, è perlomeno allarmante. Dei consumatori che acquistano miele attraverso la grande distribuzione organizzata, orientandosi verso prodotti economici, 1 ogni 3 viene ingannato, 1 ogni 4 acquista un miele che andrebbe bene per l'uso di cucina ma non è adatto al consumo diretto in quanto presenta sapore di fermentazione e 1 ogni 9 non acquista miele ma un prodotto ottenuto per miscela con sostanze di origine industriale. Sul problema delle falsificazioni, che appare come il risultato più nuovo e preoccupante di questa ricerca, si può dire che non ci sono prove e che i prodotti fraudolenti vengano fabbricati anche nei paesi europei. Tuttavia le responsabilità di chi importa e commercializza questi prodotti non sono meno pesanti in quanto l'acquisto di partite di miele in base all'unico requisito dell'economicità e l'assenza di un benché minimo sistema di autocontrollo possono essere giudicati comportarmenti altrettanto sconsiderati quanto l'effettiva miscelazione di sciroppo al miele.

Il prodotto di buona qualità, d'altra parte, non è del tutto assente dal mercato. Una nostra precedente ricerca(1) aveva già messo in evidenza come il livello qualitativo raggiunto dalla produzione italiana e dal confezionatore industriale che utilizzi miele pregiato e tecniche adeguate a preservarne le caratteristiche fossero più che soddisfacenti. Anche in questa indagine alcuni prodotti di qualità, sia di produzione nazionale che estera, sono stati rilevati; per il consumatore, tuttavia, risulterebbe impossibile riconoscerli in base alle indicazioni riportate in etichetta o al prezzo.

La presenza sul mercato di una proporzione così elevata di prodotto difettoso o irregolare porta certamente a conseguenze drammatiche per l'apicoltura italiana, oltre che per il consumatore, in quanto alla concorrenza sleale e fraudolenta si somma il rischio di disaffezione del cliente verso un prodotto qualitativamente e organoletticamente scadente.

Se la causa primaria di una situazione tanto degradata è senza dubbio l'insufficiente disponibilità a livello mondiale di prodotto di buona qualità, le cause secondarie non sono però meno importanti. Queste possono essere identificate in:

Oltre ad auspicare un aumento della disponibilità di prodotto di buona qualità a livello nazionale, europeo e mondiale, attraverso un incremento del numero di alveari e un miglioramento delle tecniche produttive, le possibilità di rimediare alla grave situazione descritta devono essere ricercate nella possibilità di correggere le carenze legislative, applicative e di informazione appena esposte.

In particolare occorre che vengano attivati sistemi di sorveglianza efficaci. Poiché gli strumenti analitici di legge non sono adeguati a questo tipo di emergenza, non è sufficiente richiedere una maggior pressione ispettiva. E' soprattutto necessario che gli strumenti normativi europei, che dovrebbero tutelare il consumatore e i produttori che lavorano nel segno della qualità, vengano adeguati alle nuove necessità.

Occorre inoltre che il consumatore sia messo nelle condizioni di poter scegliere il prodotto che meglio si adatta alle sue particolari esigenze in termini di potere di acquisto e di attese qualitative; perché questo si attui è necessario che il prodotto possa presentarsi in maniera maggiormente segmentata per mezzo di adeguate disposizioni normative che introducano e tutelino diverse denominazioni basate sulla qualità, analogamente a quanto accade per altri prodotti alimentari (olio, latte, confetture).

Occorre infine che il consumatore sia in grado di riconoscere ed apprezzare le differenze esistenti tra te possibili categorie di prodotto; in questo senso ogni azione di sensibilizzazione, educazione, informazione, soprattutto quando supportata da esempi pratici (visite alle aziende di produzione, percorsi turistici collegati alla produzione di miele, degustazioni guidate, iniziative di gastronomia al miele) può contribuire a creare quella cultura del miele che nel nostro paese ancora manca.

---------------- Tabella 2

Quadro riassuntivo

Prezzo Origine Risp.
geografica
Tipo Rispondenza
botanica
Umidità
HMF
Lieviti d[delta]13C Irregolare
(a) (b) (c)(d) (e) (c) (e) (e) (f) (e)(g) (h)

34 -19 Italiano no Millefiori ok ok*- xx
1 -18 Extra ok Millefiori ok ok+++ok xx
13 -18 Extra ok Millefioriok ok+++ok xx
15 -18 Extra ok Millefioriok ok++ok
23 -18 Extra ok Millefioriok ok+++ok xx
3 -13 Extra ok Millefioriok ok*+++ xx
25 -10 Extra no Millefioriok ok++ xx
30 -9 Italiano ok Millefioriok ok-
5 -7 Extra ok Millefioriok ok+
32 -4 Extra ok Millefioriok ok++
17 -1 Extra ** ok Millefioriok ok+++no xx
18 -1 Extra ** ok Millefioriok ok+++no xx
31 +6 Italiano ok Millefioriok ok-
35 +10 Italiano (colline di Romagna) ok Millefioriok ok-
9 +13 Extra ok Millefioriok ok+
11 +23 Italiano ok fiori di campo **ok ok+ x
33 +39 Italiano no M. di montagna no ok*- xx
36 +46 Italiano ok Nettare di fiori di campo **ok ok- x
26 -21 Extra ok Poliflora con acacia **ok ok*+++no xx
19 - 18 Italiano ok Acaciaok ok-
24 - 12 Extra ok Acaciaok ok+
28 - 5 Extra ok Acaciaok ok+
27 -3 Extra ok Acaciaok ok+
29 - 2 Italiano ok Acaciaok ok+
21 +8 Italiano ok Acaciaok ok-
20 +13 Extra ok Acaciaok ok-
22 +41 Extra ok Acaciaok ok++

27 2 3 3107 3 10(12)
Legenda
(a) numero di indentificazione del campione
(b) differenza percentuale rispetto al prezzo medio al chilo per tipologia
(c) ** denominazioni legalmente non corrette
(d) Extra: mieli extracomunitari soli o in miscela con mieli comunitari
(e) ok-dati conformi;no-dati non conformi; ok* dati conformi,ma non idonei a miele di buona qualità
(f)+++ elevata presenza di lieviti, prodotto non conforme; ++ presenza di lieviti non idonea a miele di buona qualità
(g) l'analisi del d[delta]13C è stata condotta solo sui campioni per i quali viene indicato il dato
(h) xx mieli non conformi; x irregolarità relative solo all'etichettatura del prodotto

BIBLIOGRAFIA
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Osservatorio Nazionale della Produzione e del Mercato del Miele
Camera di Commercio di Bologna