Porrini: I neonicotinoidi sono la causa della moria di api 2 volte su 3
Roma, 11 set “Io rimango della mia idea. A provocare la moria delle api sono una serie di concause delle quali la predominante varia a seconda della regione e del periodo dell’anno”, dichiara al VELINO Claudio Porrini, ricercatore del reparto di entomologia agraria dell’università di Bologna a proposito del virus che, secondo alcuni ricercatori statunitensi, sarebbe il maggior responsabile della Colony collapse disorder (Ccd), ossia quella serie di fattori che determinano l’abbandono degli alveari da parte delle api. Israeli acute paralysis virus (Iapv) il nome dato al nuovo indiziato nella sparizione delle api che sta coinvolgendo l’Italia, l’Europa e il mondo intero. La task force di scienziati americani incaricata di scoprire le cause ha individuato in tutti i campioni prelevati da alveari affetti da Ccd la presenza dell’Iapv, identificato dai ricercatori israeliani nel 2004 e finora mai rilevato nel continente americano. Ad aumentare i sospetti, scrivono i ricercatori in un articolo pubblicato questa settimana su Science, è la coincidenza tra l'importazione di api dall'Australia e le prime segnalazioni da parte degli apicoltori statunitensi dell'insolita diserzione delle api operaie dagli alveari, dove restano solo le regine e una gran quantità di cibo. Tuttavia il virus, che si manifesta con un tremore delle ali e la progressiva paralisi dell'insetto fino alla morte all'esterno dell'alveare, è stato rilevato anche in campioni di colonie sane, o apparentemente tali.

Questo ha portato i ricercatori statunitensi a ipotizzare, sebbene l’Iapv sembri essere il fattore determinante della Ccd, il concorso però di più cause come la combinazione con altre infezioni o condizioni di stress quali l'impiego di pesticidi nelle colture o negli stessi alveari per il controllo di altre malattie. “È ancora tutto da verificare”, spiega Porrini. “Il Ccd è segno di un forte disagio ambientale da parte delle api che, essendo insetti estremamente sensibili, reagiscono abbandonando gli alveari”. Secondo il ricercatore di Bologna, “ci saranno sempre studiosi che indicheranno una causa unica della moria delle api ma in realtà sono una serie di fattori che, interagendo, provocano la grave sindrome”. È comunque da ritenere importante che un nuovo virus venga associato al Ccd, prosegue Porrini, “ma le previsioni dicono che questo fenomeno negli anni a venire sarà purtroppo sempre più frequente”.

Da non confondere però la sindrome dell’abbandono degli alveari, che secondo l’etologo, si è sempre verificata fin dal 1904, con gli effetti che i pesticidi usati nell’agricoltura provocano sui preziosi insetti. “Sono tre i periodi dell’anno in cui si verifica la strage delle api”, spiega. “Solo uno è imputabile alla sindrome dell’abbandono degli alveari, quindi al Ccd, e si presenta a gennaio-marzo”. Ma per gli altri due, che si verificano in primavera e in estate esattamente in corrispondenza della semina del mais e dei trattamenti ai fruttiferi per i quali vengono usati i neonicotinoidi, pesticidi sistemici che entrano nella linfa vitale delle piante e colpiscono i centri nervosi degli insetti che ne vengono a contatto, “sono certamente i fitofarmaci i veri responsabili”. Le ricerche italiane sulla strage delle api sono tuttavia ferme causa la mancanza di fondi sebbene Maurizio Desantis, dirigente dell'ufficio qualità prodotti agroalimentari divisione fitosanitaria, fertilizzanti e delle sementi del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) avesse dichiarato il 12 aprile scorso al VELINO che avrebbe mandato “quanto prima una lettera direttamente al ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, e una scheda riepilogativa al direttore generale del ministero per reperire i fondi necessari all’avviamento di una sperimentazione pubblica”. Porrini prosegue: “Per fortuna gli Stati Uniti si sono resi conto della gravità del problema e dell’importanza che le api hanno per il mantenimento degli ecosistemi e della biodiversità e hanno subito stanziato i fondi necessari per avviare adeguate ricerche. In Italia tutto questo è impossibile. I nostri politici non hanno idea di cosa le api possano significare per il nostro paese e di conseguenza mostrano un totale disinteresse”.
da ---> http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=410037#410037