Principi attivi “ curativi “ nell’alveare . Veicolazione ,circolazione ed efficacia


Una delle difficoltà del curare le api è data dalla caratteristica che non si tratta di un singolo ma nei fatti di una città. Se un cane piuttosto che una mucca sono un soggetto unico del quale si può considerare la fisiologia, fare analisi eccetera ,nell’ alveare si ha che fare con tutta la serie di problemi legati alla circolazione dei patogeni in un insieme di soggetti diversi fra di loro per compiti e da ciò diversi come difese immunitarie che alla fine risultano niente di meno di quanto avviene relativamente alla epidemiologia umana. Nella storia del genere umano vi sono stati molti patogeni che hanno causato epidemie, dal tifo alla peste al colera, prima che riuscendo a capire i modi di diffusione dei patogeni si riuscisse a ridurre la presenza e a intervenire sull'incidenza. Nella città delle api i problemi sono analoghi e non basta buttare una sostanza farmacologicamente attiva dentro l'alveare per avere un successo terapeutico. In una città non avrebbe senso far piovere farmaci da un Canadair per curare gli abitanti.
Un caso esemplare è quello relativo alla peste americana per la quale molte sostanze sono risultate estremamente efficaci in laboratorio ( in vitro ) nel contenimento della proliferazione del batterio mentre in campo i risultati sono risultati invariabilmente negativi evidentemente in conseguenza del fatto che le sostanze farmacologicamente attive non raggiungevano i siti critici in quantità sufficiente e in maniera costante. Per cui quando si cerca di curare le api è sempre necessario conoscere prima in che maniera le api si organizzano nel proprio lavoro e in parallelo come il patogeno si muove in quest'ambito. L'alveare è una città in cui non tutti hanno contatti significativi con tutti e per cui è da un lato fondamentale sia conoscere su quali tipi di api ( e vanno sempre ricordate le specializzazioni.....) viaggiano i patogeni per raggiungere i soggetti più deboli nei confronti dei quali riescono a perpetrare l'infezione e dall'altro è necessario conoscere quale tipo di ape è perciò più adatta a ricevere la sostanza curativa per riuscire a far sì che questa possa raggiungere l'obiettivo del patogeno ( o il il patogeno ) in quantità sufficiente. Considerando la specializzazione delle varie caste di api nell'alveare si capisce anche come la forma del medicinale da somministrare sia fondamentale. Una sostanza somministrata su un liquido a base zuccherina è destinato a raggiungere in quantità le api più vecchie che sono pochissimo a contatto con le nutrici e la covata per cui potrebbe essere idoneo a gestire problemi delle api più vecchie tipo Nosema . Se si devono gestire problemi delle api giovani o della covata sembra essere necessario veicolare il farmaco su una base che sia assunta da queste pena il non raggiungimento degli obbiettivi del patogeno in quantità significativa. Dal momento che le nutrici lavorano soprattutto cibi proteici sembrerebbero dover essere questi a ospitare le sostanze attive . Ovviamente risultando la dieta delle larve in parte composta anche di miele ci sono state delle situazioni nelle quali veicolando il farmaco su una base zuccherina si riusciva a raggiungere le larve in maniera comunque sufficiente. Questo però dipende dalle caratteristiche del farmaco, dalla sua emivita e dal livello di contaminazione dell'alveare che è possibile raggiungere senza creare problemi successivi alle produzioni di alimenti per consumo umano. Purtroppo non tutte le sostanze viaggiano estremamente bene nell'alveare per raggiungere quello che è l'obiettivo dei patogeni e questo ha complicato non poco le strategie sanitarie dell’alveare.


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