I nemici delle api : la galleria mellonella o tarma della cera


La galleria mellonella, meglio conosciuta come tarma della cera o camola del miele, può essere considerata il nemico numero uno dei favi. Diffusa e presente ovunque si trovino alveari, fatta eccezione per zone ad altitudine elevata, le sue larve si nutrono dei favi, li distruggono e contribuiscono alla trasmissione di malattie infettive quali la peste americana. In condizioni normali gli alveari ben popolati riescono a tenere sotto controllo i danni provocati dalle larve, che hanno il sopravvento solo in caso di deperimento della famiglia provocato da altre avversità: in nessun caso la tarma può essere la morte di una famiglia, ma senza l'azione delle api e in presenza di temperature miti essa è in grado di distruggere completamente i favi in breve tempo. Per questo motivo è di fondamentale importanza, quando si riduce il numero dei favi all'interno dell'arnia o quando si immagazzinano i melari al termine della stagione produttiva, predisporre un luogo fresco ed arieggiato e munirsi di prodotti idonei a contrastare l'azione distruttrice delle larve.

Conosciamo più da vicino questo nemico delle api o, meglio, dei favi. Abbiamo detto che a causare danni sono le larve: la farfalla adulta non assume cibo e le sue parti boccali sono atrofizzate. Misura generalmente tra 9 e 16 mm, è di colore grigio, ha ali ripiegate lungo il corpo e in primavera, quando la temperatura mite permette la schiusa dei bozzoli, si accoppia e dopo un paio d'ore dalla nascita è già in grado di penetrare in un alveare e deporre fino ad un migliaio di uova. La galleria si sviluppa in tre stadi: uovo, larva e pupa e l'intero ciclo si può compiere, a seconda delle condizioni, in un periodo variabile tra sei settimane e sei mesi, con la capacità di sopravvivere, in tutte e tre le forme, anche al freddo invernale.

Le larve,appena dopo la schiusa dell'uovo, cercano immediatamente un favo con cui nutrirsi e scavano le caratteristiche gallerie, crescendo sino a raddoppiare il proprio peso in dieci giorni. Si nutrono di impurità della cera, feci e bozzoli delle api fino alla fine dello stadio di sviluppo, quando filano un resistente bozzolo all'interno del quale si compierà la muta in pupa e quindi in farfalla. Riguardo ai metodi di lotta l'apicoltura tradizionale ne conosce diversi, ognuno in grado di contrastare più o meno efficacemente la diffusione delle larve ma tutti contraddistinti da controindicazioni, difficoltà di esecuzione e pericolosità per l'operatore. Il pericolo è quello di contaminare la cera dei favi, destinati a contenere miele, con prodotti nocivi, senza considerare poi il rischio per la salute degli apicoltori, che improvvisano dosi e tecniche di somministrazione.

La soluzione ottimale è mantenere i favi ad una temperatura tanto bassa da impedire la schiusa delle uova, ma questo è possibile solo immagazzinandoli in un grande frigorifero (camera fredda) i cui costi di approvvigionamento ed esercizio sono giustificabili solo a fronte di un grande numero di melari, e quindi sostenibili da aziende apistiche di grandi dimensioni.

Esiste poi la possibilità di utilizzare un batterio, il bacillus thurigensis, scoperto nel 1911 ed utilizzato per la difesa delle piante: è stata selezionata una stirpe batterica specifica per la lotta contro la galleria, denominata B401, in grado di danneggiare le pareti intestinali della larva provocandone la morte. Già autorizzato ed utilizzato da molti anni in Francia e Germania, il prodotto è oggi disponibile anche in Italia e viene commercializzato dalla Vita-Italia srl sotto forma di soluzione concentrata. Il bacillo non è pericoloso né per le api, né per l'uomo e non rilascia alcun residuo né nella cera né nel miele; viene somministrato mediante nebulizzazione ottenendo, con una sola manipolazione, una protezione fino a otto mesi.

Per chi ha un numero elevato di favi da proteggere è consigliabile l'utilizzo di un nebulizzatore a pressione costante, ponendo i favi su un banco per disopercolare in modo da poter recuperare la soluzione nebulizzata in eccesso. Per l'utilizzo la soluzione concentrata deve essere diluita al 5% in acqua, ossia una parte di B401 e 19 parti d'acqua e dosata in ragione di 1,5 ml per decimetro quadrato di favo.

Maria Elena Caminada.
da Apinforma 5 / 2005