Atti del convegno Le api: Vizi e Virtù
Calice al Cornoviglio (SP) - Castello Doria Malaspina
Domenica 30 settembre 2001


Il mondo in più prospettive. Come vedono le api

Per le api il senso della vista, quello dell'odorato e del tatto hanno una grandissima importanza. Esse trascorrono il loro primo periodo vitale nel buio completo dell'arnia per cui, in queste condizioni, gli occhi non servono ma serve invece il senso del tatto. Accanto però a questo senso ha capitale importanza anche l'olfatto, che serve per tutte le funzioni. Più tardi, quando le api, come bottinatrici, conducono la loro vita fuori dall'alveare, la vista diviene il senso principale. Senza occhi l'ape quando è fuori dall'alveare è perduta, perché non è più in grado di orientarsi.

 

Struttura dell'occhio

L'occhio degli insetti è costituito in modo completamente diverso da quello dell'uomo. Vediamo le differenze fondamentali nella loro struttura.

L'occhio umano è paragonabile ad un apparecchio fotografico. Al foro nella parete anteriore della macchina fotografica corrisponde l'apertura visiva dell'occhio umano, cioè la pupilla. Come il fotografo attenua l'eccesso di luce restringendo il diaframma, così la pupilla si contrae e protegge le parti interne da una eccessiva luminosità. La lente della macchina fotografica corrisponde alla lente cristallina dell'occhio umano, ne ha lo stesso aspetto e la stessa funzione.

Se osserviamo un punto luminoso A che emette luce su tutta la sua superficie, la lente concentra i raggi luminosi che, penetrati attraverso la pupilla, cadono su di essa, in un sol punto della parete posteriore dell'occhio (a). Se al di sopra del primo punto ne poniamo un secondo (B), la lente concentra questi raggi luminosi in un tratto (b) della parete posteriore dell'occhio, che trovasi al di sotto di a. Se invece i raggi vengono emessi da una sorgente luminosa (C) che trovasi inferiormente al primo punto, essi vengono concentrati in una zona (c) posta al di sopra di a.(N retina , S nervo ottico)

Possiamo immaginare di vedere l'intero campo visivo cosparso di punti luminosi posti uno accanto all'altro ; per ciascuna di queste sorgenti di luce si verifica quanto si è ora visto per i tre punti A, B, C, così che la lente proietta sulla parete posteriore dell'occhio, la retina, una figura simile a quella naturale ma più piccola e capovolta. La retina è costituita da un mosaico di elementi bastonciformi riunito, mediante una sottile fibra nervosa, alla parte interna del cervello. L'insieme di queste fibre forma il nervo ottico. Ciascun punto luminoso che cade su un elemento bastonciforme della retina (in un millimetro parecchie centinaia) viene percepito dal cervello attraverso la relativa fibra nervosa e qui ha luogo la percezione di ciascuno dei punti luminosi. Quindi gli infiniti punti luminosi si fondono insieme in un'unica immagine.

L'occhio dell'ape, e quindi l'occhio di tutti gli insetti, non ha pupilla, né iride, né lente cristallina. La retina è paragonabile a quella dell'uomo però l'immagine si forma su di essa in maniera diversa.

Gli occhi sono molto sviluppati e si trovano ai lati del capo. La loro superficie appare suddivisa in tante piccole parti ad ognuna delle quali segue internamente una sorta di piccolo tubo rotondo a forma di imbuto, la cui parte stretta è diretta internamente all'occhio e termina in un bastoncino retiniforme; l'insieme di questi bastoncini costituisce la retina.

Ognuna delle piccole parti è racchiusa nel tubicino suddetto e costituisce, insieme ai bastoncini retiniformi, un cono visivo.

L'occhio dell'ape è formato da parecchie migliaia di questi coni visivi che decorrono l'uno accanto all'altro nell'interno dell'occhio, per cui non ve ne sono due aventi la stessa direzione. Ciascun tubo è circondato da un rivestimento nero, non attraversabile dai raggi luminosi.

Supponiamo che nel campo visivo dell'occhio dell'ape si trovi un punto che emani luce su tutta la sua superficie. I suoi raggi luminosi naturalmente colpiscono l'intero occhio. Fra questi raggi potranno colpire il bastoncino retiniforme soltanto quelli che attraversano in linea retta il cono visivo, che si trova nella stessa direzione del punto luminoso. In tutti gli altri coni visivi i raggi luminosi vengono interrotti nel loro decorso dalla parete nera che delimita i singoli coni e quindi non possono colpire la retina.

Ogni punto luminoso che sia posto più in alto di A troverà la sua giusta direzione in un cono visivo anch'esso più alto, altrettanto dicasi per una sorgente luminosa posta invece più in basso. Ogni cono dunque percepisce soltanto una parte ristretta del campo visivo e precisamente quella che si trova nella sua direzione. Come si può rilevare dalla figura, l'immagine che si forma in tal modo sulla retina non è rovesciata, ma è nella sua posizione reale, ossia è un'immagine diritta.

Nelle api il complesso dell'intero campo visivo viene scomposto, alla superficie dell'occhio in un mosaico di piccole parti, che, attraverso i singoli coni visivi, giungono al cervello.

Nei nostri occhi invece la lente cristallina dà un'immagine unica che viene divisa, attraverso i bastoncelli della retina, in un mosaico, il quale a sua volta viene ricomposto dal cervello in un'unica immagine.

Tanto in un caso quanto nell'altro è compito del cervello di riunire in una sola immagine i mosaici risultanti dai bastoncelli della retina.

segue L'acutezza della vista e la percezione della forma nelle api
Clementina Maria Altini