L’ape nell’iconografia dei Santi
Nato a Treviri, in Germania, nel 339 e morto a Milano il 4/4/397. Il suo biografo (Paolino da Milano) narra che un giorno, mentre il piccolo Ambrogio dormiva in una culla nel cortile del pretorio (infatti, il padre, appartenente all’aristocrazia romana, era un funzionario in servizio oltralpe), sopraggiunse all’improvviso uno sciame che si posò sul suo viso con le api che entravano e uscivano dalla bocca. Il padre, che passeggiava nelle vicinanze con la madre e la figlia, proibì alla domestica, cui era stato dato il compito di curare il bambino, di scacciare gli insetti perché aveva intuito che si trattava di un fatto prodigioso. Poco dopo, le api si alzarono in volo salendo così in alto da scomparire alla vista; allora il padre esclamò: “Se questo bambino vivrà, diventerà qualcosa di grande” (MOHRMANN, 1989). 
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Due opere veramente particolari sono state eseguite in occasione del Congresso di Apimondia, tenutosi nel 2003 a Lubiana (Slovenia): entrambe si riferiscono a sant'Ambrogio, patrono degli apicoltori sloveni. La prima è un dipinto fatto con il propoli su legno d'acero dal pittore Brando Cusin nel 2002 (foto 9) (SIVIC 2003); la seconda è un affresco eseguito da Ronald Plut nel 2003 (fig. 10) sul muro di un apiario a Semic (Slovenia). L’8 dicembre di ogni anno l’Associazione Produttori Apistici delle Province di Milano e di Lodi ricorda il proprio patrono e nell’occasione viene donata una formella, di pregevole fattura, in cera d’api riportante l’immagine di Sant’Ambrogio sovrastante un bugno da cui sono uscite alcune api (fig. 11).
La scena di Bernardo è ben rappresentata nelle vetrate del chiostro dell’antica -fu fondata nel 1259 -abbazia cistercense di Wurmsbach in Svizzera (Bollingen-Sankt Gallen). Tali vetrate furono realizzate negli anni ’80 del secolo scorso dall’artista Edi Renggli (Luzern) e nel riquadro riguardante il “dottore mellifluo” insegnante (fig. 14), si nota in basso a destra un alveare rustico.
Nata a Roccaporena, presso Cascia
(PG), nel 1381 e morta a Cascia il 22
maggio 1447.

Il titolo attuale è “S. Rita, nuovo profilo
storico”, l’anno di edizione non è
indicato perché l’opuscolo è continuamente
ristampato; l’immagine riportata
(fig. 4) però non è un dipinto ma
un’illustrazione di cui non si conosce
l’autore.
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In Slovenia, San Giobbe venne assurto
a protettore degli apicoltori fino al secolo
XIX (quando venne preferito il
culto di S. Ambrogio). L’iconografia, comprese le numerose immagini ritratte dalla tradizione popolare sui frontali delle arnie slovene sia moderne1 (fig. 6) sia antiche2 (fig. 7), lo dipinge come un vecchio barbuto, seduto su di un cumulo di letame, con la pelle completamente ricoperta da bubboni da cui escono larve che daranno origine ad api (FLORAMO, 2005). [1] Le arnie attuali, a favo mobile. e molto diffuse in Slovenia sono chiamate AŽ, dalle iniziali del loro inventore, Anton Žnideršic (13/3/1874 -21/2/1947) (Šivic, 1997) [2] La diffusione in Slovenia delle arnie orizzontali risale al 18° secolo; si tratta di arnie di legno di abete o di tiglio, lunghe in media 70 cm., larghe tra i 25 e i 30 cm. e alte tra i 18 cm e i 22 cm (GNILŠAK, 1997). |
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SAN GIUSEPPE,
SPOSO DELLA VERGINE MARIA
Questo santo (noto anche come Modomnock,
Domnock o Dominic d’Irlanda
e la cui festa si celebra il 13
febbraio), discepolo di S. David, andò
a vivere presso il Monastero di Mynyw
(Menevia) in Galles ove esercitò l’apicoltura.
Quando tornò in Irlanda (ove morì
nel 550) la leggenda vuole che le api
del Monastero di Mynyw lo seguissero
fin là (fig. 10) (CASAGRANDE,
1956).