Api e religioni: la cera ingrediente indispensabile nelle solenni liturgie
| L’OMAGGIO SPIRITUALE AL FRATELLO SACERDOTE | ||
![]() |
“In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode, che la
Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri, nella solenne liturgia del cero, frutto
del lavoro delle api, simbolo della nuova luce”. Queste sono alcune parole
tratte dal “Preconio” che viene declamato o cantato durante la Veglia
pasquale nella liturgia cattolica; in particolare il riferimento alle “nostre” api
mi ha stimolato a regalare a mio fratello, don Guerrino, il cero pasquale fatto
di pura cera d’ape: allo scopo mi sono rivolto all’amico Angelo Sommaruga
de “La cereria del nord” di Verbania. Il cero fatto arrivare a mio fratello è rappresentato
nella fotografia ove, subito sotto al riquadro utilizzato per celebrare
“La liturgia della Luce” il Sabato Santo, sono riportate le immagini di
“Maria Assunta” e di “San Rocco”. A “Maria Assunta” è intitolata la parrocchia
di mio fratello, mentre “San Rocco” è il patrono di Sarmato (PC), paese
ove don Guerrino vive. L’immagine di “Maria Assunta” riprende un quadro
dipinto dal pittore Prati (1) nel 1891 e conservato nella chiesa maggiore. Renzo Barbattini, Udine |
![]() |
| (1) Enrico Prati (Piacenza, 1842 - Paderna di Pontenure, 1913) si formò all’Accademia di Belle Arti di Parma e si dedicò alla pittura di veduta, ai lavori di decorazione di chiese e cappelle, alla ritrattistica e alla pittura di soggetti religiosi. Tra i lavori di decorazione si ricordano quelli della cupola della chiesa di Pontenure, della cappella del seminario urbano di Piacenza, della cappella del rosario nella Collegiata di Castel San Giovanni; tra i ritratti sono da segnalare quelli di vescovi e di personalità piacentine. Per quanto riguarda la pittura di soggetti religiosi è certamente da ricordare il “S. Vincenzo de' Paoli” del 1887 (Chiesa di S. Eufemia a Piacenza). L’immagine di San Rocco, invece, riprende una statua lignea di autore anonimo (seconda metà del 1700) conservata nel piccolo Oratorio di San Rocco, sempre a Sarmato, a lui dedicato. | ||
Qui fece sosta nell'ospizio
del luogo curando e assistendo
gli appestati fino alla loro frequente
e miracolosa guarigione. Pare
che perfino un cardinale ne sia stato
testimone e questi lo avrebbe accompagnato
anche dal Papa, dopodiché
è iniziato il suo
ritorno in patria. Un
ritorno che, a quanto
pare, non avvenne
mai, benché il luogo
della sua morte sia tuttora
sconosciuto. E'
quasi certo che a
Piacenza contrasse lui
stesso la peste, ne venne
scacciato e si rifugiò
nei boschi vicini
alla città dove venne
miracolosamente guarito,
con l'assistenza
di un cane che gli portava
del cibo sottratto
alla mensa di un nobile del posto a
sua volta convertitosi alla vita eremitica.
Di lui altro non si conosce,
ma ciò non diminuisce, anzi aumenta,
il valore della sua santità e
del messaggio che ha lasciato.