Api piacentine a guardia dell'effetto serra


La storia - Giuseppe Miranti, apicoltore di Rivergaro, presenta alla Commissione europea a Bruxelles la propria esperienza Api piacentine a guardia dell'effetto serra
«Le mie "sentinelle" dell'ambiente sentono il clima che cambia»
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«Le mie api, sentinelle dell'effetto serra». Ha soltanto 26 anni Giuseppe Miranti, l'apicoltore piacentino scelto come "testimone del clima" al summit delle Nazioni Unite che si è aperto ieri a Montreal, in Canada. Mercoledì scorso Giuseppe, selezionato dal Wwf Italia e vicedelegato nazionale dei giovani imprenditori della Coldiretti per rappresentare l'Italia, era volato da Piacenza a Bruxelles per raccontare in Commissione europea la sua esperienza.
«Le api - aveva detto il giovane piacentino al commissario europeo per l'Ambiente Dimas, che oggi riporterà la sua storia al summit di Montreal - sono sentinelle dell'ambiente, rappresentano i principali recettori dei cambiamenti climatici».
Ma oggi, secondo Miranti, le api non interagiscono più in modo armonioso con l'ambiente, segno che qualcosa è cambiato, e significativamente, nell'economia climatica del pianeta Terra. Prima di proseguire nella teoria, occorre sapere qualcosa di più di questo intraprendente e innovativo imprenditore agricolo che metterà anche il suo nome nel vertice mondiale del "nuovo Kyoto" in Canada: Giuseppe si è diplomato al "Raineri" di Piacenza (Centro scolastico agrario), e, insieme ai genitori, ha avviato sulle colline di Rivergaro, in località Bassano, una fattoria biologica, in predicato di mettere a punto con la Regione Emilia-Romagna una sperimentazione zootecnica, allevamento di animali allo stato brado.
Giuseppe non è figlio di agricoltori, papà era un impiegato statale oggi a riposo, ma «la voglia di lavorare a contatto con la natura - rivela il giovane - era un sogno che covavo fin da ragazzino, forse hanno pesato le origini contadine dei miei nonni, del Sud d'Italia».
«Quando ho intrapreso l'attività agricola - prosegue la sua testimonianza - ho cominciato con il settore apistico, che è quello che richiede i minori capitali iniziali».
Ma i mutamenti ambientali in atto hanno sconvolto tutta la teoria passata nelle mani di Giuseppe dai maestri sul campo. «Non esistono più le mezze stagioni, sembra una banalità ma qualcosa è cambiato davvero», insiste. La prova? «Inverni rigidi, con gelate tardive che distruggono le uova deposte dalle api, prima erano un'eccezione, oggi sono una catastrofe, perché le produzioni di miele non sono più quelle di prima - avverte l'apicoltore piacentino - e poi estati siccitose, che fanno prosperare i parassiti».
Non basta: succede pure che l'alianto, una pianta infestante non tipica del Piacentino, raggiunga invece, a causa dell'innalzamento delle temperature, picchi inusitati di fioritura, "inquinando" il polline di acacia. «Ne consegue - dice Giuseppe - che il miele di acacia, il più pregiato, a 8 euro al chilo, venga declassato a millefiori». Insomma, l'inquinamento alla base dei mutamenti climatici è destinato a pesare anche dentro al portafoglio. Ma la porta, per Giuseppe, deve restare aperta sull'ottimismo: «Perché - ci tiene a concludere l'intervista - gli scienziati, oggi a Montreal e poi a Kyoto, ci assicurano che, nonostante l'innalzamento di due gradi della temperatura terrestre, non è catastrofe, ma la speranza sulla salute futura del pianeta resta legittima per tutti noi».
Simona Segalini

da http://www.liberta.it/asp/default.asp?IDG=511295010&H=