NASCE L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE ITALIANA "LE CITTÀ DEL MIELE". SABATO 18 MAGGIO, ORE 11, CASTEL SAN PIETRO TERME, BOLOGNA

Dieci città italiane insieme, dal Piemonte alla Sicilia, con l'obiettivo di tutelare e promuovere i mieli italiani. Bagno di Romagna (Fc), Castel San Pietro Terme (Bo), Foligno (Pg), Ghemme (No), Lazise del Garda (Vr), Montalcino (Si), Montezemolo (Cn), Sortino (Sr), Tornareccio (Ch) e Zafferana Etnea (Ct), sono le dieci città che il 18 maggio 2002, a Castel San Pietro Terme, costituiranno l'Associazione nazionale italiana "Le città del miele".

L'idea dell'Associazione è quella di far conoscere al grande pubblico e ai consumatori le qualità dei mieli italiani, e in particolare del Miele vergine integrale, soprattutto a fronte di una tendenza alla standardizzazione dei consumi alimentari a livelli bassi di qualità. Alle ore 11, al termine dell'atto ufficiale di costituzione dell'Associazione, presso la sala del Consiglio comunale di Castel San Pietro Terme (Bo), piazza XX Settembre 3, è prevista una conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa. All'incontro coi giornalisti saranno presenti i sindaci delle 10 città, Slow Food e le autorità nazionali del settore delle politiche agricole e agroalimentari.

Bologna, 17 maggio 2002

Nel confermare l'incontro con la stampa invio in allegato una scheda relativa all'Associazione "Città del miele" e i dati relativi alla consistenza del settore apicolo in Italia.

NASCE L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE ITALIANA "LE CITTÀ DEL MIELE": PER LA TUTELA DELLA QUALITÀ E DELLA DIVERSITÀ DEL MIELE VERGINE INTEGRALE ITALIANO.

Mieli d'abete, acacia, agrumi, castagno, corbezzolo, erica, eucalipto, girasole, melata, rododendro, sulla, tarassaco, tiglio e timo. Sono questi i 14 mieli uniflorali per i quali è stata registrata la richiesta per il riconoscimento della specificità di miele vergine integrale, ai quali vanno ad aggiungersi decine e decine di tipi diversi di mieli millefiori: da quelli prodotti nei pascoli d'alta montagna a quelli tipici della macchia mediterranea.

L'Italia, coi suoi 50 mila apicoltori, un milione e 100 mila alveari, una produzione media di oltre 10 mila tonnellate e un consumo medio di circa 20 mila tonnellate di miele l'anno, è tra le poche nazioni al mondo che può vantare una tradizione consolidata sul miele. Oltre al consumo fresco, i mieli migliori sono ingredienti indispensabili delle molte specialità dolciarie e gastronomiche tradizionali: dal torrone di Cremona ai sebadas della Sardegna, dalla biscotteria al miele di Modica al panforte di Siena, dal pangiallo umbro al certosino bolognese, dagli struffoli campani alla cicerchiata umbra e abruzzese.

Per consolidare questo patrimonio un selezionato gruppo di città italiane, che da molti anni svolgono iniziative per l'apicoltura, ha deciso di unire le forze in un progetto comune. Ghemme (No) e Montezemolo (Cn) per il Piemonte, Bagno di Romagna (Fc) e Castel San Pietro Terme (Bo) per l'Emilia-Romagna, Lazise del Garda (Vr) per il Veneto, Montalcino (Si) per la Toscana, Foligno (Pg) per l'Umbria, Tornareccio (Ch) per l'Abruzzo e Sortino (Sr) e Zafferana Etnea (Ct) per la Sicilia, sono le dieci città che il 18 maggio 2002, a Castel San Pietro Terme (Bo), firmeranno l'atto costitutivo dell'Associazione nazionale italiana "Le città del miele".

I dieci Comuni vantano una tradizione apistica consolidata nel tempo a livello regionale, nazionale e internazionale, sia sul piano produttivo sia per la promozione del prodotto. La scelta di costituire questa Associazione si basa sulla necessità di promuovere la tutela e la valorizzazione dei mieli italiani e in particolare del Miele vergine integrale, soprattutto a fronte di una tendenza alla massificazione dei consumi alimentari a livelli bassi di qualità. Ai mieli italiani, perché è al plurale che bisogna parlare - considerata la loro grande varietà - deve essere garantita la specificità, che mette in evidenza, sapore, aroma, colore, profumo e la diversa origine botanica.

Esattamente l'opposto dei mieli lavorati industrialmente, che hanno sempre lo stesso colore, odore e sapore: mieli senza storia, origine e varietà. Nessuno si sognerebbe mai paragonare un Brunello di Montancino affinato in botti di rovere ad un comune vino da tavola, o un olio extra-vergine d'oliva, spremuto a freddo, a dell'olio di oliva estratto a caldo utilizzando solventi; e così dev'essere per il miele.

Il miele vergine integrale non ha nulla in comune con i mieli industriali. Il primo viene confezionato tal quale come le api producono, mentre i mieli industriali sono lavorati, miscelati e sottoposti a riscaldamento (fino a 80°C), per risultare sempre liquidi, con odori e sapori standardizzati. Fortunatamente, dopo una lunga battaglia condotta dagli apicoltori a livello nazionale e comunitario, iniziata nel 1995, tra breve si potrà probabilmente tornare a parlare di miele vergine integrale, dizione che era scomparsa dalle etichette dei mieli italiani per non contrastare con le allora vigenti norme comunitarie.

Dal prossimo agosto il miele vergine integrale, se le pressioni dei grandi gruppi industriali non avranno successo come ci si augura, potrà godere infatti del riconoscimento di Specialità tradizionale garantita (Stg). La tutela dell'apicoltura per i Comuni che hanno aderito all'Associazione significa anche un impegno preciso nella difesa e salvaguardia dell'ambiente e delle biodiversità, per il ruolo insostituibile che l'ape svolge nell'impollinazione delle piante spontanee e coltivate (ammonta a 5,6 miliardi di Euro all'anno il valore delle api per tale servizio). I principali obiettivi dell'Associazione "Le città del miele", che non ha fini di lucro, sono dunque la promozione e la tutela della qualità dei mieli italiani, e in particolare del Miele vergine integrale quale Specialità tradizionale garantita (Stg) nelle sue specifiche tipologie produttive; la tutela delle risorse ambientali, paesaggistiche, artistiche e storiche legate ai territori con particolare vocazione verso l'apicoltura; la diffusione dei valori di qualità legati all'apicoltura, della sua tradizione, cultura e ambiente; la promozione di manifestazioni collettive per favorire lo scambio di esperienze e la reciproca conoscenza tra produttori e visitatori delle Città del miele; la collaborazione con altre associazioni europee al fine di attivare progetti di valorizzazione e promozione dei mieli a livello transnazionale.

L'Associazione adotterà un proprio marchio identificativo "Le città del miele". All'Associazione potranno aderire i Comuni, le Province, le Comunità Montane e gli Organismi ed Enti turistici impegnati a promuovere la qualità dei mieli italiani e l'attività connessa ai suoi valori a carattere ambientale, storico, di tradizione, culturale, alimentare e gastronomico. La sede legale dell'Associazione sarà presso il Comune di Lazise sul Garda, mentre quella tecnico-scientifica presso il Comune di Castel San Pietro Terme.

Alla costituzione dell'Associazione hanno contribuito l'Osservatorio della produzione e del mercato del Miele e l'Unione nazionale delle Associazioni degli apicoltori italiani (Unaapi).

I NUMERI DEL MIELE IN ITALIA: 55 MILIARDI DI API PER 50 MILA APICOLTORI.

La produzione di miele in Italia si aggira mediamente attorno alle 10.000 tonnellate/anno. Nel 2001 la produzione è stata molto scarsa a causa delle cattive condizioni meteorologiche, risultando di poco inferiore alle 8 mila tonnellate, quasi il 30% in meno del 2000 (10.300 tonnellate). Leggermente in diminuzione anche le importazioni (da Argentina, Ungheria, Germania e Romania), passate dalle 12.486 tonnellate del 2000 alle 11.737 del 2001. In aumento del 18% le esportazioni (in Germania, Austria, Francia e Svizzera), passate dalle 3.298 tonnellate del 2000 alle 3.892 tonnellate del 2001.

Quasi azzerate le importazioni dalla Cina - che fino al '95 esportava in Italia oltre 2 mila tonnellate l'anno - in quanto è stato riscontrata la bassissima qualità dei mieli prodotti e gli alti contenuti di metalli e antibiotici (recentemente ne è stata bloccata l'importazione in tutta la Comunità europea). Il consumo di miele in Italia è stato nel 2001 di circa 16.000 tonnellate (285 grammi pro-capite), il 23% in meno del 2000. Nel 2000 era stato di circa 20.000 tonnellate (360 grammi pro-capite). In realtà questi dati tengono conto solo in parte del miele prodotto per autoconsumo, stimabile all'incirca in 1.500-2.000 tonnellate/anno, il che farebbe salire il consumo pro-capite, per il 2001, a circa 300 grammi.

Rispetto agli altri Paesi europei il consumo di miele in Italia è comunque molto basso, se si considera che la media europea è intorno ai 700 grammi e i tedeschi e i greci consumano ogni anno oltre un chilo di miele. I più grandi produttori al mondo di miele sono, in ordine, la Cina (180.000 t), gli Stati Uniti (90.000 t), l'Argentina (85.000), il Messico (60.000) e il Canada (34.000). In Europa il primato della produzione va alla Germania (13.000). La produzione totale mondiale è pari a 1,2 milioni di tonnellate di miele all'anno (più o meno quanto può contenere il bacino del lago di Bolsena). Facendo un confronto sui consumi tra queste nazioni, risulta che i più grossi esportatori sono la Cina (che ha un consumo pro-capite annuo di soli 92 grammi), il Messico (293 g consumo pro-capite) e l'Argentina (200 g), mentre Stati Uniti (575 g), Canada (867 g) e soprattutto Germania (1.082 g), oltre ad avere grandi produzioni, sono anche grandi consumatori.

Da una recente stima elaborata dall'Unione nazionale delle Associazioni degli Apicoltori italiani (Unaapi), i produttori apistici - gli apicoltori che svolgono l'attività a fini economici e ricavano un reddito rilevante dall'attività - sono 7.500, circa il 15% del totale degli apicoltori italiani (50 mila). Gli alveari superano il milione (1.100.000 circa) e le api sono circa 55 miliardi. Il valore monetario della produzione di miele (materia prima, quotazioni all'ingrosso) supera di poco i 20 milioni di Euro, valore che sale a circa 60 milioni di Euro se si considera l'indotto. Più o meno fa 55 Euro ad alveare, un Euro ogni mille api. Altissimo il valore delle api italiane dal punto di vista ambientale: il valore monetario stimato per il servizio di impollinazione all'agricoltura è pari a 2,6 miliardi di Euro/anno (senza le api gran parte della frutta e degli ortaggi non potrebbero svilupparsi), mentre quello relativo alle specie spontanee supera i 3 miliardi di Euro/anno. E' come dire che le api, per l'ambiente, valgono circa 10 centesimi l'una.

Un alveare ... 5.000 Euro (ben 10 milioni di vecchie Lire). Per produrre un grammo di miele serve il lavoro di 5 api e ognuna di loro, per raccogliere un grammo del nettare necessario per produrlo, compie oltre 50 voli. Per informazioni: Andrea Malossini, Ufficio stampa "Città del miele" c/o Osservatorio nazionale del Miele di Castel San Pietro Terme. tel 339 7835543 e-mail: amalossini@yahoo.it