Crisi sanitaria api, Parlamento europeo
L'Europa lancia l'allarme api Una risoluzione del Parlamento europeo chiede alla Commissione e agli stati membri di adoperarsi per limitare la moria delle api, indagandone le cause. L'Italia all'avanguardia tra le legislazioni europee
Nell’ultimo film della Dreamworks, Bee Movie, alcune api, di fronte al secolare sfruttamento che gli uomini fanno del miele che producono, decidono di smettere di produrlo, salvo poi rendersi conto che così facendo condannano la terra, gli uomini e loro stesse alla fine. Dapprima tutto Central Park appassisce, ma poi la questione si fa più seria: fine dell’impollinazione incrociata che garantisce la biodiversità delle piante e dei fiori, morte della vita vegetale e morte della Terra, per asfissia. In tempi non sospetti Albert Einstein avvertiva che se “le api spariranno, la specie umana ne seguirà l'esodo poco dopo”.
Oggi il Parlamento europeo ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione, presentata dall’ eurodeputata inglese e presidente della commissione parlamentare agricoltura, Neil Parish, in cui sollecita la Commissione europea a reagire “senza indugio alla crisi sanitaria apicola in modo appropriato e con strumenti efficaci”. “Se continueremo a non occuparci della popolazione delle api – ha detto la Parish – ci saranno delle ripercussioni enorme sul nostro già instabile equilibrio della catena alimentare”.
Anche se in ambito scientifico sono molte e contraddittorie le cause legate alla progressiva scomparsa delle api – pesticidi, mancanza di differenze genetiche, cambiamento climatico e dell'ambiente, campo magnetico di pali elettrici e di cellulari, tra le principali – c’è un sostanziale accordo nel riconoscere che il 76% della produzione di cibo diretto al consumo umano dipende dal settore dell'apicoltura e che l'84% dei vegetali coltivati in europa dipendono dall'impollinazione.
Secondo una ricerca dell'organizzazione delle imprese agricole Coldiretti, la moria delle api non si traduce soltanto in un forte decremento della produzione di miele, ma mette a rischio la produzione di mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza, andando ad influire anche sulla produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggiere.
Da qui la proposta del Parlamento europeo a Commissione e stati membri di impegnarsi maggiormente nella difesa del settore apicolo e nella ricerca delle cause che ne continuano a determinare la scomparsa. Si calcola che circa il 65% delle api del mondo sia scomparso.
L’Italia, come ha ricordato oggi in una conferenza stampa sulla Politica agricola comune il ministro Luca Zaia, ha dovuto affrontare una moria del 60%, ma da due mesi un decreto, “all’avanguardia in ambito europeo”, sta cercando di migliorare la situazione vietando l’utilizzo di pesticidi (neonicotinoidi) dannosi per gli insetti. “L’altro lato della medaglia – ha ammesso Zaia – è che l’alternativa è il ritorno ai vecchi metodi tradizionali, che sono più inquinanti”. Tuttavia il ministro ha assicurato che sono in corso colloqui con Federfarma, Coldiretti, associazioni ambientaliste, case farmaceutiche per trovare una soluzione, magari producendo pesticidi che non siano dannosi per le api.
Secondo i dati trasmessi dagli Stati membri relativi al 2005, il numero complessivo di apicoltori nella Comunità è di 593.000, di cui 17.986 sono considerati professionali (almeno 150 alveari). Per quanto riguarda la percentuale di apicoltori professionali, al primo posto si trova la Spagna con il 76% ed al secondo la Grecia. In Italia vi sono circa 50.000 apicoltori di cui 7.500 “professionisti” che totalizzano un fatturato stimato in circa 25 milioni di euro.
Nel 2005/2006 la produzione totale di miele dell'UE, secondo Eurostat, era pari a 201.000 tonnellate, sufficiente a garantire un auto-approvvigionamento di poco superiore al 60%. Le maggiori produzioni si sono registrate in Spagna (32.000 t.), Germania e Ungheria (20.000 t.), Romania (18.000 t.), Grecia, Francia e Polonia (16.000 t.), e Italia (13.000 t.). A livello mondiale, il maggiore produttore è la Cina, mentre gli altri principali produttori sono gli Stati Uniti e l'Argentina, che raggiungono entrambi 85.000 t di miele.

da ---------> http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=197&ID_articolo=702&ID_sezione=404&sezione=In%20diretta%20da%20Bruxelles