CONVEGNO INTERNAZIONALE Lazise del Garda, 4 Ottobre 1997

Situazione attuale della ricerca sui prodotti dell'alveare a destinazione terapeutica



Noi dell'Associazione Europea di Apiterapia ci occupiamo con passione dei prodotti dell'alveare, dell'apicoltura, del mondo delle api. Desideriamo vedere riconosciuti i prodotti dell'alveare come beni agricoli diversi, non semplicemente alimentari ma anche terapeutici.
La destinazione terapeutica dei prodotti dell'alveare è lo scopo del nostro lavoro, ma c'è ancora parecchio da fare, molto lavoro scientifico, per dimostrare che essi possono rientrare nella farmacopea ospedaliera attuale.
Ciascun apicoltore desidera profondamente vedere i suoi prodotti riconosciuti in un'altra dimensione che non quella semplicemente alimentare nel senso stretto del termine, vale a dire come merce venduta al supermercato. Egli sa che il miele, il propoli, la pappa reale e il polline possono servire altrimenti. Ma ancora oggi rimane da dimostrare scientificamente la veridicità di queste credenze ancestrali.
E' per questo motivo che l'Associazione Europea di Apiterapia, ed in particolare il professor Descottes con la sua équipe, hanno eseguito approfondite ricerche sulla cicatrizzazione. Sempre con lo stesso obiettivo, far accettare dalla classe medica i prodotti apistici, vengono condotte numerose ricerche anche in altri Paesi.
Bisogna ancora, inoltre, lavorare per aumentare la professionalità degli apicoltori, in modo che siano in grado di produrre in maniera corretta, affinché queste diverse sostanze possano essere utilizzate in ambiente scientifico. Come bisogna rispettare precisi criteri alimentari per adeguarsi alle normative alimentari, così è necessario che siano rispettati criteri precisi per permettere che i prodotti apistici, ed in particolare il miele, possano essere introdotti negli ospedali.
I lavori del professor Descottes e della sua équipe di infermieri hanno dimostrato che il miele, per essere utilizzato in terapia ed in particolare nella cicatrizzazione, deve essere praticamente esente da germi, vale a dire con un valore di U.F.C. (Unità di Formazione della Colonia batterica) prossimo a 0.
Il miele è sempre portatore di germi, provenienti dal mondo dei batteri e dei lieviti, che possono svilupparsi individualmente o per gruppi. Ecco perché l'unità di contagio non è l'individuo ma qualunque possibilità di sviluppo, che parta da un unico microrganismo o da un gruppo. E' noto che il miele inibisce lo sviluppo di questi germi ma essi ci sono, il miele ne è portatore, non è sterile.
E' difficile far accettare il fatto di utilizzare un prodotto non sterile in ambiente ospedaliero, ma diversi esperimenti hanno dimostrato che è accettabile utilizzare il miele con valori di U.F.C. bassi, compresi tra 5 e 15.
Per raggiungere questi valori, è obbligatorio mettere a punto un protocollo tale da permettere all'apicoltore e al tecnico di conoscere i processi ed applicare i principi che conducano ad un miele con quella caratteristica.
Apicoltori particolarmente motivati che hanno fornito il loro miele, credendolo perfettamente sterile, hanno trovato degli indici di U.F.C. sorprendentemente elevati, tra 300 e 600. Inizialmente erano molto delusi, ma, pionieri tra i pionieri, ne hanno preso atto e hanno rivisto tutte le fasi del loro lavoro, per cercare di migliorare ed arrivare a valori accettabili per la farmacia dell'ospedale.
E' necessario, quindi, mettere a punto delle procedure, delle precauzioni ed in certi casi delle tecniche diverse di produzione per raggiungere la qualità richiesta in ambiente ospedaliero.
L’Associazione Europea di Apiterapia, in collaborazione con i Reparti di Batteriologia e Farmacologia del CHU (Centro Ospedaliero Universitario) di Limoges, ha redatto una Carta che definisce le procedure attraverso le quali gli apicoltori possono ottenere mieli accettabili dai Reparti stessi. Questa Carta è stata convalidata dai Reparti d'Igiene dell'Ospedale e dal Reparto del professor Descottes, leader nella ricerca e nell'utilizzo del miele.
Inoltre, bisogna fare attenzione a numerosi dettagli nell'estrazione del miele dall'alveare: l'igiene delle mani, dei capelli e dei vestiti dell'individuo, dei mezzi di trasporto, l'igiene ovviamente dei locali e dei materiali, della sala di smielatura, l'igiene dei vasetti e della modalità di invasettamento e, naturalmente, l'igiene dell'alveare.
Se il miele e l'alveare vogliono trovare il loro posto e se la professione apistica cerca degli sbocchi in questo campo, bisogna saper evolversi verso una nuova professionalità, in grado di rispondere efficacemente alla domanda della classe medica, la quale non può e non deve utilizzare prodotti che non siano standardizzati e privi di rischio.
L'applicazione puntuale di questa Carta permette all'apicoltore che lo desidera di produrre un miele standardizzato e rispondente alle norme. Le analisi eseguite dopo la messa a punto del protocollo hanno dimostrato che i mieli rientrano perfettamente nei valori giudicati accettabili dall'ospedale.Questa Carta, valida oggi per il miele, sarà sicuramente necessaria per altri prodotti destinati al settore medico e paramedico.
Anche il propoli dovrà essere standardizzato e così gli altri prodotti, affinchè la produzione complessiva dell'alveare possa acquisire una sufficiente notorietà e rispondere alla domanda dell'attuale classe medica.
Una volta standardizzata e riconosciute le procedure, questa produzione si potrà sviluppare in tutti i Paesi ed in particolare in quelli in via di sviluppo. Essi potranno infatti utilizzare i propri prodotti naturali, poco costosi, e produrli localmente per fini terapeutici ospedalieri. Tali prodotti rappresenteranno anche un'importante risorsa economica, ma soprattutto consentiranno una certa indipendenza per quanto riguarda il rifornimento di medicinali.
Roch Domerego
Presidente Associazione Europea di Apiterapia