I feromoni dell'alveare e le loro funzioni



I feromoni come linguaggio tecnico di comunicazione

In tutti i settori dell'attività umana è sviluppato un " gergo " o linguaggio tecnico in cui ad una semplice parola corrisponde un concetto complesso. Le api e gli altri insetti sociali usano odori , i feromoni come "linguaggio tecnico".
I feromoni e il loro studio stanno divenendo un essenza fondamentale nella comprensione della biologia dell'alveare e del suo funzionamento. La comunicazione delle api è l' aspetto fondamentale della comprensione del funzionamento dell'alveare e ha parecchi aspetti ancora poco noti. Sono ben note le " danze " e i loro aspetti funzionali, si sa che il ronzio dell'alveare può variare in intensità e frequenza e si sa che questo ha uno scopo di comunicazione.E' stata individuata una frequenza tipica in ogni situazione dell'alveare, compresa la sciamatura e sciami in partenza hanno interrotto la sciamatura ritornando nell'alveare quando è stata loro proposta una particolare frequenza.
Di altri aspetti funzionali si è ignorato fino a poco tempo fa praticamente tutto.
Come fanno ad esempio le larve a " dire " alle nutrici di che cosa hanno bisogno e viceversa , come fanno queste a capire le differenze di età della stessa o quale tipo di cibo deve essere loro di conseguenza somministrato o quando la cella deve essere opercolata . La scoperta di sostanze odorose che funzionano da mediatori di informazioni ha contribuito notevolmente a spiegare la complessità dei fenomeni dell'alveare e del perché avvengono proprio in quel modo. Queste sostanze odorose sono state definite feromoni. Un feromone è dunque una sostanza odorosa che se prodotta da un soggetto , produce una reazione comportamentale in uno o più di uno dei suoi simili.

Le api, essendo in pratica una entità sociale di molti elementi che svolgono svariate attività, hanno bisogno di un numero piuttosto alto di queste sostanze odorose per svolgere, coordinare e regolare nello spazio e nel tempo queste attività nel migliore dei modi , senza sprechi e senza confusioni.
Almeno 36, che nell'insieme costituiscono un linguaggio intricato.

Feromoni primari e secondari

I feromoni della regina appartengono ad una classe definita " feromoni primari", che esercitano un più fondamentale livello di controllo delle attività della colonia. Possono essere stimolatori o inibitori a seconda della situazione.
Anche i feromoni della covata sono feromoni primari.
E' immediatamente evidente che la selezione naturale tende ad eliminare quei soggetti, siano api od altri tipi di animali ,in cui questi sistemi di comunicazione non funzionano a dovere ed è altrettanto evidente che l'efficienza di questi sistemi ha un peso enorme nelle performances delle famiglie.

Entrando nello specifico dei feromoni delle api possiamo cominciare a considerare che le api hanno una casa. Sia essa un tronco o il più moderno modello di arnia razionale esse avvertono immediatamente l'esigenza che la casa sia riconoscibile da eventuali altre e come sappiamo, in molti casi sono poco propense a tollerare api estranee alla famiglia.
E' stato scoperto che l'odore di un alveare deriva dall'odore " della pelle " delle api ( idrocarboni cuticolari ) . Queste sostanze si fissano nella cera, dove vengono conservate e vanno a costituire l'odore di riferimento a cui le guardiane paragonano le api che arrivano all'alveare dividendole in api di casa che vengono accettate e api estranee che sono accettate solo se portano qualcosa.
Questi odori sono anche quelli che rendono difficile la riunione di famiglie senza precauzioni. E' stato verificato che dando a due famiglie da riunire a ciascuna i favi dell'altra, la riunione avviene molto facilmente. Anche api appena nate vengono accettate senza problemi ( visto che sono prive di odori).Lo stesso avviene per api adulte, ma lavate per togliere l'odore caratteristico.
Di conseguenza è stato anche ipotizzato che facendo passeggiare per una mezzoretta la regina che deve essere introdotta in un alveare su uno dei favi di questo, essa possa essere tranquillamente accettata.

L'importanza dei favi nella riunione di famiglie e accettazione di nuove regine di Harold Tyus da ABJ settembre 98riduzione

Le api stoccano una gran quantità di miele nell'alveare. Come conseguenza,altri organismi cercano di rubare questo cibo alla colonia.Le api hanno perciò imparato a riconoscere i predatori e anche api di altre colonie con istinti "disonesti".
Queste conoscenze si manifestano come difesa dell'alveare dagli intrusi.La difesa della colonia consiste in una varietà di comportamenti comprendente attività di pulizia, evacuazione di piccoli organismi e detriti ( inclusi patogeni e api morte ) e azioni aggressive con utilizzo di pungiglione.Gli apicoltori hanno spesso bisogno di controllare il comportamento difensivo delle api, specie quando è necessario riunire colonie o introdurre nuove regine.
E' risaputo che ogni colonia ha il suo odore tipico, ma quali sono le componenti fondamentali di questo odore? Ogni colonia è pregna degli odori dei feromoni delle api,di differenti nettari e resine raccolte dagli alberi, prodotti dell'alveare, sostanze della regina e molto altro.Quali di questi segnali sono associati col segnale di azione aggressiva?
Si pensava che certe ghiandole( come quella di Nasonov) provvedessero allo spunto di ricognizione ma si è poi verificato ( Michener 74) che queste ghiandole odorose producono sostanze specifiche della specie e non specifiche della famiglia.
Invece, odori associati a fonti di cibo, come differenti fiori, sono assorbiti dalle api e possono diventare " spunto di ricognizione".E' tuttavia difficile pensare che le api guardiane possano distinguere quelle di casa dalle estranee solo sulla base dell'odore di fonti di cibo. In aggiunta vi sono evidenze di come l'odore " di casa" di una famiglia possa essere assorbito dalla cuticola delle api dagli odori presenti nell'aria dell'alveare ( Renner 60).Breed (98) propone nuove informazioni sul ruolo dei feromoni da ricognizione. Il suo lavoro si è basato sulla valutazione della capacità di differenti odori di essere " spunto di ricognizione" e di condurre di conseguenza a comportamenti di aggressività. Gli acidi grassi e gli idrocarboni prodotti dalla cuticola delle api, che si vanno ad incorporare nella cera dei favi costituiscono una marcatura chiave.
Breed ha provato ad allevare api in laboratorio senza esporle al contatto con alcun favo .Ne ha successivamente riunito una parte con api sorelle. Le altre sono state esposte ai favi di un' altra colonia e riunite anch'esse con le sorelle. Le api allevate in laboratorio che erano state a contatto coi favi estranei hanno ricevuto un'accoglienza significativamente più violenta. Successivamente ha poi verificato che le api neonate, prive di " marcature" odorose, non vengono attaccate. Ciò spiega perché la covata nascente di altre colonie è ben accettata dalle api di qualsiasi famiglia. A questo punto vecchie bottinatrici sono state "lavate" per privarle del loro odore e inserite nella famiglia in studio. Sono state accettate senza aggressioni, esattamente come se fossero neonate .Su queste basi non si può sostenere che il contatto coi favi sia il solo fattore associato con lo " spunto di ricognizione". Secondo Breed sono tre i fattori che influenzano l'accettazione da parte delle guardiane:
* precedente esposizione delle guardiane al contatto coi favi perché possano assumere il marcatore di riferimento
*età dei favi
*condivisione di una madre fra le guardiane e le api che entrano con ciò conclude che l'odore dei favi è il principale segnale percepito dalle guardiane .

Si è voluto provare ad utilizzare queste nuove conoscenze per facilitare la riunione di famiglie.
Si è perciò provveduto nella riunione ad invertire alcuni favi vecchi tra le due famiglie dando ad ognuna quelli appartenuti all'altra. Per rendere la prova più interessante si è provato a riunire una famiglia con regina chiara italiana ad una famiglia di api nere ( orfana ) , di provenienza ignota , che in due precedenti occasioni aveva rifiutato la regina introdotta.
Dopo otto giorni è stato possibile osservare la regina italiana circondata da un mix di api chiare e scure.....
Sulla base di questo successo si è voluto provare qualcos'altro. Si è provveduto a rinforzare due nuclei deboli con una tecnica un po' particolare. Un favo proveniente da ciascuno dei nuclei è stato introdotto in una famiglia donatrice .Dopo 30 minuti è stato ritirato coperto di api ( facendo attenzione che non vi fosse la regina) ed inserito di nuovo nel nucleo di provenienza. Il risultato è stato positivo. Queste piccole prove confermano appieno il lavoro di Breed.
Lo scambio di favi tra le colonie fa assumere un marcatore comune ad entrambe, api esposte al contatto coi favi di casa vengono trattate come sorelle dalle api guardiane.
Questa tecnica potrebbe risultare utile per l'introduzione delle regine. La regina da introdurre potrebbe essere mantenuta un po' di tempo su un favo vecchio della colonia ricevente prima della sua introduzione per farle assumere il marcatore della famiglia.

Una volta identificati eventuali estranei all'alveare ( di odore diverso ) le guardiane avranno necessità di attaccarli e di comunicare l'attacco alle consorelle affinché queste possano dar manforte e rendere efficace la strategia difensiva. Per questa funzione , il veleno delle api funziona egregiamente come feromone d'allarme. Più o meno a tutti sarà capitato di essere punti due, tre, quattro volte nello stesso punto e di chiedersi: " ma perché proprio sempre lì?" La risposta è che le api percepiscono che quella zona è stata attaccata e per "solidarietà " ripetono l'attacco.

Il feromone d'allarme ha una struttura complessa .Il costituente principale è l'isopentilacetato.

Se passiamo ad analizzare le altre attività interne dell'alveare potremo dividerne i feromoni che le caratterizzano in tre grandi categorie :
**i feromoni della regina
**i feromoni della covata
**i feromoni delle api adulte e dei fuchi
La regina è sicuramente in grado di secernere diversi tipi di feromoni . Fino a poco tempo fa si riteneva fossero tre. Oggi ci sono alcune perplessità sul reale ruolo delle secrezioni di alcune ghiandole.

Struttura delle ghiandole esocrine delle api e loro secrezioni

Le ghiandole delle api che secernono feromoni sono associate con
- le parti boccali ( ghiandola mandibolare )
- col pungiglione ( ghiandola di Koschewnicow )
- zampe ( ghiandola tarsale )
- ghiandole tergali e addominali ( ghiandole di renner nelle regine e di Nassonov nelle operaie ) . Queste ghiandole sono di tipo I e III. Le secrezioni feromonali agiscono da sole o in sinergia con altre in varie situazioni e condizioni e regolano molte delle funzioni sociali dell'alveare.

Oltre al feromone prodotto dalle ghiandole mandibolari ( identificato e prodotto sinteticamente a scopi commerciali ) si può parlare di :

La ghiandola tergale è stata lungamente considerata come sorgente feromonale Le funzioni proposte per le secrezioni di questa ghiandola sono state principalmente attrazione di fuchi e operaie, e marcatura . Questa ghiandola secerne in special modo esteri di decanoato ( specialmente decidecanoato) che non sono stati testati per specifiche funzioni. La ghiandola non sembra produrre attrazione delle operaie per la regina. Le funzioni della secrezione di questa ghiandola rimangono pertanto speculative.

La regina deposita sulla cera sostanze che possono inibire la costruzione di celle. Queste sostanze potrebbero essere originate da una ghiandola tarsale ( Lenski-Slazebi 81 ) ma potrebbe anche trattarsi di feromone mandibolare. L'esistenza di ghiandole nelle zampe delle regina ( tarsali ) non è mai stata dimostrata e se esiste la funzione di questi elementi rimane inesplorata.

Un'altra sostanza apparentemente feromonale risulta prodotta dalla ghiandola di Dufur e viene depositata sulle uova che la regina ha deposto. La funzione proposta per questa secrezione è di identificare le uova come un " prodotto della regina " in maniera da non vederle divorate dalle api come frequentemente lo sono le uova deposte da operaie.

Secondo i più recenti studi :
La ghiandola di Dufur e il suo feromone- modulazioni sociali e differenze fra operaie e regina Gozansky e al.

Il comportamento sociale delle api è largamente regolato da feromoni prodotti da una pletora di ghiandole esocrine . Molti di questi risultano specifici della casta e ampiamente variabili al variare di altre condizioni.Nelle operaie la ghiandola di Dufur contiene circa 1,15 microgrammi di secrezione, tipicizzata da lunghe catene di alcani. Nella regina la ghiandola è molto più sviluppata e contiene circa 20 microgrammi di secrezione . Questa è costituita da idrocarboni saturi e insaturi, accompagnati da esteri a catena lunga ed è molto diversa da quella delle operaie. Questa differenza sembra legata alla deposizione di uova , dal momento che la ghiandola di operaie deponenti risulta contenere 3,44 microgrammi di secrezione.Questa secrezione presenta inoltre maggiori analogie che non quelle della regina. Analisi delle uova deposte da una normale regina hanno rivelato che queste vengono marcate per mezzo della secrezione della ghiandola di Dufur . La presenza della regina inibisce la sintesi di secrezione nella ghiandola di Dufur delle operaie . Questo sembra avere un ruolo nella inibizione alla deposizione delle operaie.

Recentissimamente è stato scoperto un secondo feromone prodotto da ghiandole presenti nella testa della regina ( ma non mandibolare ) che è in via di identificazione e sintesi. Anche le funzioni di questa secrezione sono ignote.

Feromone mandibolare ( QMP )

Il messaggio che questo feromone porta è precisamente : " la regina è presente " . Perché il messaggio sia considerato valido il feromone deve raggiungere ogni ape in una certa quantità.
E' la mancanza di questo feromone che indica alle api la scomparsa della regina e la condizione di orfanità e le induce nei tempi che conosciamo ad iniziare la costruzione di celle.
E' anche lo stimolo principale all'aggregazione della famiglia e alla sua attività. La famiglia resiste ad esempio meglio ai saccheggi se la regina ha molto feromone e anche il volo di raccolta è stimolato in modo maggiore da quelle regine che ne possiedono una quantità maggiore o da un apporto dall'esterno di feromone sintetico.
L'insufficienza di questo feromone rispetto al numero di api presenti nella famiglia, causato ad esempio dalla gran popolazione presente o dalla difficoltà di circolazione che in conseguenza dell'affollamento ne deriva è anche una delle cause che porta le api a decidere di sciamare.

Produzione e trasmissione di feromone mandibolare della regina ( Naumann; Winston; Slessor; Prestwich; Webster- Behav.Ecol.Sociobiol. 1991 29:321-332)

La quantità di feromone prodotta nella ghiandola mandibolare della regina è stata verificata mediante misurazione del componente principale del feromone, il 9-ODA.La media è risultata di 204 microgrammi prodotti in 24 ore con variazioni comprese tra 12 e 397 microgrammi /giorno. La quantità di feromone disponibile per le operaie sul corpo della regina , benché altamente variabile,è dell'ordine di 1000 nanogrammi

Effetti dell'età della regina sulla sua attrazione sulle operaie
Il grado di attrazione delle operaie nei confronti di regine è risultato:
Per regine di 0-1 giorni nessuna
regine da 2 a 4 giorni media
regine da 5 / 6 giorni fino a 16-18 mesi alta

La seguente scala di attrattività è stata osservata per le singole parti del corrpo:
addome>testa>torace. La testa di regine vive invece è risultata da 4,5 a 8,4 volte più attrattiva dell'addome e del torace.

Acquisizione del feromone da parte delle operaie

E' stata verificata la capacità delle operaie di prelevare il feromone da una superficie test ( vetrino da laboratorio ) . La quantità di feromone rinvenibile su api che possono avere un contatto diretto con la sorgente feromonale ( leccandola ) è risultata aumentare con la durata del contatto .L'asportazione è anche proporzionale alla quantità presente sul supporto. La quantità che ogni singolo individuo è in grado di assorbire è altamente variabile e copre due ordini di grandezza. Cioè alcune api prelevano quantità fino a 100 volte più elevate rispetto ad altre api.

Dunque la regina può produrre da 20 a 500 microgrammi di feromone mandibolare al giorno ( da 0,1 a 2 regine equivalenti ) . Una parte di questa quantità è reinternalizzata dalla regina . La natura di questo processo è ancora sconosciuta. Un'altra parte di questa quantità è depositata dalla regina sulla cera e disponibile per circa 12 minuti per le operaie.
La maggioranza della quantità che la regina secerne è prelevata dalle operaie che formano la corte reale. Relativamente poche api arrivano ad avere un contatto fisico con la regina e asportano quantità significative di feromone ( circa 0,5 nanogrammi al secondo ) .
Le api sono tuttavia "golose " di feromone . Winston e al . ( 1989 ) hanno verificato che un vetrino da laboratorio con 10 regine equivalenti di feromone sintetico viene completamente ripulito da famiglie di 8/10 mila api in meno di 24 ore.
La quantità media di " cortigiane " della regina risulta essere di 6 operaie quando questa è in movimento, di 8 quando depone e di 10 operaie quando è ferma. Solo 1 di 89 cortigiane lecca la regina in movimento, 1 di 24 la lecca quando depone e 1 di 9 la lecca quando è ferma.
Ciò significa che solo il 10% delle api dell'alveare preleva consistenti quantitativi di feromone dalla regina leccandola . Queste api sono state chiamate " messaggere ".
Anche le messaggere lasciano una parte del feromone sulla cera e passano altro feromone alle altre api mediante contatto fisico, in special modo attraverso contatti delle antenne.

Movimento del feromone mandibolare all'interno della colonia ( Naumann; Winston;Slessor -JIB 6-2-93

Per verificare il movimento del feromone si è provveduto ad inserire nello stesso un marcatore radioattivo. Si è verificata una tendenza, relativamente alla periferia delle famiglie più congestionate ( ma comunque meno di quello che avviene in condizioni di campo ) in cui le api sono risultate avere a disposizione una quantità minore di feromone rispetto alle famiglie meno popolose. La grande differenza tra famiglie popolose e famiglie meno popolose è che nelle famiglie popolose è minore il numero di api che ricevono una quantità sufficientemente grande di feromone da essere misurata . Ciò significa fra le altre cose che solo una frazione delle api viene a contatto con abbondanti quantità di feromone nell'unità di tempo.
La differenza di quantità di popolazione risulta inoltre il fattore più importante relativamente alla distribuzione del feromone all'interno dell'alveare. La presenza di un maggior numero di api dà come risultato una minore quantità di api che ricevono feromone. Non si tratta però di un semplice effetto di diluizione, quelle operaie delle famiglie popolose che ricevono il feromone, lo ricevono in quantità analoga a quello ricevuto dalle api delle famiglie poco popolose. Se il feromone fosse semplicemente diluito equamente tra le operaie una qualsiasi ape delle famiglie popolose dovrebbe ricevere meno feromone di una qualsiasi delle famiglie meno popolose. Se ne conclude che il sistema di trasporto regina-messaggera e messaggera-operaie è lo stesso per tutti i tipi di famiglie, ma nelle famiglie con maggior popolazione ciò si traduce in un'insufficienza di trasferimento ad una parte delle api.

Questo può significare che non è sufficiente il numero delle messaggere che preleva il feromone dalla regina per distribuirlo nell'unità di tempo. In aggiunta può significare anche che la regina non è in grado di secernere una quantità di feromone sufficiente all'intera popolazione anche nel caso sia sufficiente il numero delle messaggere che la leccano.

A. Skirkevicius, Z. Skirkeviciene. New data on annual sensitivity dynamics of pheromonal receptors in wprker honeybees (Apis mellifera L.). p. 21-26 Nuovi dati sulla dinamica annuale di sensibilità dei recettori feromonali in Apis mellifera

http://www.geocities.com/Athens/Olympus/3294/pheromones-v6p21-26.pdf
Nel corso del ciclo annuale nella vita di una famiglia avvengono grandi cambiamenti. Questa ricerca ha avuto lo scopo di verificare le variazioi di sensibilità dei recettori feromonali.
Sono state messe in evidenza delle regolarità nei cambiamenti delle api. Due periodi " passivi" e due periodi " attivi" sono osservabili nella trasmissione del cibo. I risultati di questo studio rivelano una certa relazione tra la dinamica annuale di trasmissione del cibo e la sensibilità al feromone mandibolare della regina.

I recettori feromonali delle api risultano maggiormente sensibili al feromone in giugno.Poi la sensibilità dei recettori comincia a decrescere progressivamente durante luglio e agosto; cala ancor più bruscamente in settembre.
In ottobre la sensibilità dei recettori feromonali ritorna ad aumentare fino al livello di agosto. Poi in novembre precipita di nuovo al livello di settembre . In dicembre si mantiene allo stesso livello. In gennaio la sensibilità ricomincia a salire e questo aumento è significativo. La sensibilità rimane alta durante febbraio e marzo mentre decresce in aprile rimanendo all'incirca sullo stesso valore anche in maggio.

Il dato presenta dunque due periodi dell'anno ( maggio-luglio e gennaio -marzo ) in cui i recettori dei feromoni risultano più sensibili all'estratto di regina e due periodi ( aprile e da agosto a dicembre ) in cui essi risultano meno sensibili all'estratto di regina. La dinamica di questi periodi di differente sensibilità è di notevole interesse.

Quali sono i fattori che determinano queste variazioni di sensibilità al feromone?

Sembra che ci sia una relazione specifica tra i periodi di aumento di sensibilità al feromone e l'elevata attività delle api di trasmissione del cibo così come fra la bassa sensibilità al feromone e la bassa velocità di trasmissione del cibo.
La peculiarità di questa relazione consiste nel fatto che in estate, quando le api volano e allevano covata, essa è di un tipo, mentre in inverno, con api ferme e assenza di covata,essa è di un altro tipo. Da aprile a luglio la famiglia cresce rapidamente nel numero dei suoi componenti.Una simile crescita della famiglia risulta da un più attivo metabolismo dei singoli organismi ( api ) .
La situazione opposta è osservabile in agosto-settembre, quando le api nascenti sono meno di quelle che muoiono e la popolazione della famiglia diminuisce. Il metabolismo di ogni singola ape rallenta. Si può notare che ad una temperatura di 10°C l'assunzione di ossigeno di un operaia è 67 volte minore di quella tipica di temperature di 30-35°C. A 0°C poi, questa differenza diventa di 217 volte.Pur diminuendo l'assunzione di ossigeno, la produzione di anidride carbonica aumenta. Quest'ultima può essere emessa senza consumo della corrispondente quantità di ossigeno, probabilmente prodotta dalla sintesi di grassi e carboidrati.

In inverno, quando il metabolismo è lento, le api che muoiono non sono rimpiazzate.E' probabile che l'evoluzione abbia selezionato meccanismi di protezione in grado di assicurare alle famiglie la sopravvivenza invernale.Potrebbe essere che uno di questi meccanismi si realizzi tramite l'aumento di sensibilità dei recettori feromonali in maniera da preservare la coesione dello sciame nei periodi freddi, quando le api sono immobili e una separazione dallo sciame risulterebbe letale per le api.Questo periodo dell'anno è anche caratterizzato da un minor rilascio di feromone da parte della regina ( Pain ; Rodger ) . Le operaie si muovono lentamente da una parte all'altra del glomere. Per assicurare un'adeguata azione del sistema di comunicazione feromonale "regina-api" i recettori delle api devono presentare la massima sensibilità in questo periodo.
In primavera, quando il metabolismo delle api diventa maggiormente attivo e la famiglia entra in una nuova fase del suo sviluppo , la sensibilità dei recettori feromonali diminuisce di circa 1,2 volte.
I dati sembrano suggerire che quando una famiglia entra in una nuova fase del suo sviluppo e la transizione è accompagnata da significativi cambiamenti nell'organismo delle api, i recettori feromonali mostrano a loro volta cambiamenti di sensibilità.

I feromoni della covata

Come il feromone mandibolare della regina, i feromoni della covata sono di carattere primario.
I feromoni della covata hanno essenzialmente la funzione di far capire alle nutrici che le larve sono presenti e in che quantità. L'età delle larve e di conseguenza le loro esigenze. Le larve possiedono un odore preciso e specifico in ogni particolare età che determina fra le altre cose reazioni ghiandolari nelle nutrici come ad esempio lo sviluppo di quelle usate per produrre il cibo per le larve.
E' stata ad esempio identificata una sostanza che ha provocato l'opercolazione di larve di cera posizionate nelle cellette come fossero larve .Un'altra ( metil stearato ) che dà come effetto la miglior accettazione di celle reali e un'altra ( metil lineolato - Le Conte 95 ) che aumenta la produzione di pappa reale. Il palmitato di metile sembra invece essere in correlazione col peso della larva. Sono dieci le sostanze ( esteri alifatici ) che compongono il corredo feromonale della covata. Questa mistura varia in concentrazione e in composizione a seconda della specifica età della larva.
I feromoni della covata mantengono l'inibizione dell'ovario delle api adulte facendo sì che esse non si mettano a deporre e mantengono invece la stimolazione delle ghiandole ipofaringee che producono la pappa reale. Quando questi feromoni sono assenti da tempo per orfanità prolungata le operaie cominciano esse stesse a sentirsi un po' regine e introdurre una nuova regina diventa difficile. E' necessario introdurre prima e gradualmente della covata disopercolata in maniera da ristabilire l'inibizione ovarica. Fatto questo le api saranno disposte ad accettare una nuova regina.
Alla stessa maniera, operaie che non hanno da tempo contatto con covata disopercolata non sono per niente in condizione di produrre pappa reale ed è per questo motivo, come sappiamo dall'esperienza , che è necessaria la rimonta dei favi.

Oltre che in maniera qualitativa le api utilizzano questi feromoni anche in maniera quantitativa per avere un idea molto precisa della quantità di covata che stanno allevando.

Sostituzione di regine e allevamento di celle reali per sciamatura sono fortemente dipendenti dalla presenza di covata disopercolata

Ben poco si sapeva fino a ieri di quali fossero gli elementi che possono condurre le api a operare una spontanea sostituzione della regina e allo stesso modo di come avviene nel dettaglio la preparazione della sciamatura. Le ricerche sui feromoni dell'alveare, che le api usano come mezzo di comunicazione, stanno aprendo in rapida successione le porte alla comprensione di questi straordinari comportamenti dell'alveare.
L'articolo " Queen rearing suppression in the honey bee -evidence for a fecundity signal" di Pettis, Higo, Pankiw, Winston ( Insectes Sociaux 44 -97 ;311-322 ) pubblicato come conseguenza di una pluriennale sperimentazione getta chiare basi per la comprensione di questi fenomeni.

Le api allevano regine per tre ragioni
-in preparazione della sciamatura ( riproduzione della famiglia )
- per sostituire una regina non in grandi condizioni
- per rimpiazzare una regina che per varie ragioni è venuta a mancare ( allevamento d'emergenza )
Le ricerche hanno prodotto evidenze di come la sciamatura abbia inizio per un declino della presenza del feromone mandibolare della regina nella famiglia sovrappopolata o da sbilanciamenti del rapporto nutrici/covata.
L'allevamento d'emergenza è provocato dalla mancanza di feromone mandibolare della regina che avviene quando la regina muore o è rimossa dall'alveare.
I motivi che portano alla sostituzione spontanea della regina erano invece poco capiti fino a ieri.
I tempi e la quantità di celle prodotte variano a seconda del contesto, ma quali sono i fattori che influenzano il contesto?
I ricercatori hanno prima di tutto voluto verificare , relativamente all'allevamento d'emergenza il ruolo del feromone mandibolare e della covata disopercolata.
Sapendo che l'aggiunta di feromone mandibolare riduce abbastanza la produzione di celle , hanno provato a verificare l'effetto di una aggiunta continua di covata disopercolata alle famiglie orfane.
Ne è risultato che questi alveari hanno prodotto un numero significativamente minore di celle rispetto a quelli con solo feromone mandibolare , che già hanno costruito meno celle rispetto agli alveari di controllo orfani. E' stato possibile dimostrare che le api costruiscono meno celle d'emergenza quanta più covata disopercolata è presente in condizione di orfanità, ma in presenza di feromone mandibolare. Questa relazione non è invece valida in condizioni di orfanità completa.

Sulla base di questa verifica hanno poi provveduto a manipolare la quantità di uova e giovane covata disopercolata per verificare se la sostituzione della regina o la sciamatura possono iniziare da un declino della quantità di covata giovane, pur in presenza di regina. Un numero di celle significativamente più basso è stato ritrovato nelle colonie con covata più giovane. Le famiglie con covata più vecchia hanno prodotto molte più celle nelle 24 ore dell'esperimento.

Hanno allora voluto verificare gli effetti di rimozione di covata da alveari prossimi alla sciamatura.
Togliere uova e covata giovane da queste famiglie ha dato come risultato un significativo aumento di quelle che hanno iniziato a costruire celle di sciamatura.
In sei delle nove famiglie da cui sono state tolte uova e covata giovane si è osservato l'inizio della costruzione di 14 celle di sciamatura , mentre solo 3 celle sono state iniziate in una delle nove famiglie di controllo dalle quali non è stata tolta covata di nessun genere.

Questo aspetto è molto importante perché praticamente tutti usano " alleggerire " le famiglie per contenere la sciamatura. Il fatto che molto chiaramente emerge è che se da una famiglia vicina alla sciamatura si toglie covata disopercolata anziché opercolata si ottiene esattamente l'effetto contrario a quello voluto. Anziché inibire la sciamatura la si fa iniziare.

Il risultato scientifico di questo studio è che l'allevamento di celle reali è inibito quando è presente sia feromone mandibolare che covata giovane . Favi di covata giovane riescono da soli a bloccare la produzione di celle per 24 ore anche in assenza di feromone mandibolare. Questo è certamente sorprendente dal momento che le giovani larve costituiscono il substrato di partenza della costruzione di celle. Le famiglie sembrano percepire la presenza di covata giovane come un segnale di fecondità che dice che la regina è ben attiva. In più, le famiglie allevano nuove regine quando riduciamo artificialmente questo segnale di fecondità in presenza della regina. Ciò significa che l'allevamento di celle per sciamatura e verosimilmente per sostituzione può essere regolato dal livello di produzione di covata.

Semplificando molto e in maniera non del tutto esatta da un punto di vista scientifico possiamo dire che le api adulte hanno tre tipi di feromone :

Marcatori-Il feromone identificato da Nasonov e che porta il suo nome, che funge da marcatore territoriale e in taluni casi da aggregante , segnala alle api la presenza di altre api o l'avvenuto passaggio di queste. Non è poi chiaro il ruolo del feromone mandibolare delle api ( 2 eptanone )

D'allarme
profilo cuticolare
Ontogenesi della reazione d'allarme e struttura del feromone d'allarme
La reazione d'allarme più accentuata è verificata in api da 15 a 21 giorni. Lo stesso gruppo presenta anche la maggior disponibilità di feromone d'allarme.Api più giovani di 12 giorni non presentano reazioni d'allarme.

. Feromone di marcatura del bottinamento
La ghiandola mandibolare delle operaie aumenta con l'aumentare dell'età del soggetto e anche la sua secrezione , 2- eptanone aumenta proporzionalmente da 0,1 ml di un ape appena nata a 7 ml per una bottinatrice. Questa sostanza provoca una temporanea repulsione per i fiori già visitati

Gli idrocarboni cuticolari ( odore di famiglia della pelle )

un odore caratteristico a seconda dell'età dell'ape che non è tipico della famiglia ma che invece presenta lo stesso tipo di evoluzione per tutte le razze di api studiate e che consente alla famiglia di avere letteralmente a disposizione l'anagrafe " della popolazione e di conseguenza delle sue esigenze.
E' probabilmente questo feromone che fa decidere alla famiglia l'inizio della deposizione invernale indipendentemente dalla temperatura esterna; forse in conseguenza della percezione di un invecchiamento complessivo della popolazione troppo accentuato.
Lo stesso meccanismo sembra utilizzato nella sciamatura per capire quando la popolazione nel suo complesso è in larga misura giovane e rappresenta con ciò il massimo di riuscita della sciamatura.

Regolazioni dirette e complesse

Se molte funzioni dell'alveare sono regolate direttamente e in maniera univoca dall'interpretazione complessiva di un feromone , altre, per essere correttamente interpretate e valutate dalle api hanno bisogno di un numero maggiore di mediatori . E' il caso ad esempio della sostituzione della regina e della sciamatura stessa.
Bisogna pensare che lo scopo naturale delle api è la sopravvivenza della famiglia e la sua riproduzione ( sciamatura ) nelle migliori condizioni realizzabili in rapporto alle condizioni climatiche .
Le api utilizzano il feromone mandibolare della regina per controllarne la presenza e i feromoni della covata, qualitativamente e quantitativamente, per controllarne l'attività( deposizione ) in rapporto alle condizioni climatiche. Una situazione normale può dunque essere pensata come un alto livello percepito dalle api di feromone mandibolare e di feromoni della covata. Questo sarà per le api sinonimo di buono e regolare sviluppo primaverile. Nel caso che esse percepiscano, in presenza di buone condizioni climatiche , un alto livello di feromone mandibolare , ma un basso livello di feromoni della covata, dedurranno che per qualche motivo la regina non è più in grado di deporre come converrebbe e procederanno alla sostituzione.

I feromoni dei fuchi

Attività feromonale e struttura della ghiandola mandibolare dei fuchi
E' stato studiato il ruolo della ghiandola mandibolare dei fuchi e della secrezione da essa emessa.
Risulta attrattiva per altri fuchi in volo .
La struttura della ghiandola risulta invece variare con l'età. Al settimo giorno di vita la ghiandola è pienamente attiva. Dopo 9 giorni cessa la sua atytività e la secrezione viene stipata nel lume ghiandolare per successive emissioni durante i voli di fecondazione.

Sciamatura e costruzione di cupolini e celle di sciamatura

Gli effetti del movimento della regina e della densità di operaie sulla costruzione di cupolini e celle di sciamatura
In una serie di esperimenti condotti in periodo di non sciamatura si è tentato di dare risposte alle seguenti domande :
* La costruzione di celle è inibita da peromoni volatili della regina ?
* Il feromone tarsale della regina contribuisce a questa inibizione?
* La restrizione di movimento della regina constribuisce a diminuire l'inibizione?
* Le celle sono costruite sui bordi o su qualsiasi altra superfice in cui la regina non ha preventivamente accesso?
* Il sovraffollamento di nutrici sui favi può limitare il movimento della regina su favi e ridurre di conseguenza la distribuzione su di essi di feromoni inibitori?

La costruzione di cupolini e celle di sciamatura è normalmente inibita dai feromoni inibitori della regina .Restrizioni di movimento della stessa o il suo confinamento inducono la costruzione di cupolini e celle in ogni favo della parte in cui la regina non è presente.
L'esposizione di nuove superfici sui favi induce la costruzione di cupolini negli stessi.

Non sembrano essere presenti feromoni volatili della regina in grado di esercitare effetti di inibizione alla costruzione di celle di sciamatura.

La costruzione di celle reali è stata artificialmente indotta durante l'inverno mediante eccesso di affollamento. E' stato possibile evidenziare una relazione tra la quantità di celle costruite e la densità di popolazione.
Queste osservazioni sembrano evidenziare che in un alveare ad alta densità di popolazione la regina è spesso assente dai bordi inferiori dei favi dove cupolini e celle di sciamatura vengono costruiti.

L'aplicazione di feromone tarsale e feromone mandibolare sui bordi dei favi di famiglie sovrapopolate ha inibito la costruzione di cupolini di sciamatura.

Caratterizzazione delle componenti feromonali della ghiandola tarsale della regina

Definita la produzione di questo feromone come massima in regine di sei mesi, essa risulta essere dell'11% in regine di tre giorni e del 33% in regine da 18 a 24 mesi. La gascromatografia rivela la presenza di sostanze caratteristiche per regine giovani e per regine vecchie rispettivamente. La secrezione tarsale è stata separata in 160 componenti.

L'importanza dei sistemi feromonali e della loro efficenza

In linea di massima e con le dovute eccezioni per quelle famiglie dotate di sistemi feromonali poco efficienti, la sciamatura avviene come più dettagliata analisi delle condizioni dell'alveare. Perché possa avere il massimo delle probabilità di successo ( sia lo sciame che il nucleo sopravvivono ) è necessario che rispetto allo spazio disponibile nell'alveare ( che è il metro di misura delle api ) :
la popolazione sia massima , con gran parte di api giovani
le scorte di miele disponibile siano massime ( ottenute queste condizioni poche celle saranno rimaste vuote )

La verifica dell'ottenimento di queste condizioni è ottenuta mediante i sistemi feromonali sopracitati
l'odore caratteristico dell'età indica quando una gran quantità di api giovani è presente
la cronica assenza di feromoni della covata disopercolata indica che la regina non ha più spazio per deporre e la popolazione non può aumentare di più
quando la densità delle api nell'alveare diviene così alta da non consentire la circolazione del feromone mandibolare della regina la costruzione delle celle comincia.

Spesso questa decisione viene presa con molta fermezza. Altre volte è più sofferta e persino mutata. E in effetti la possibilità di variazione della combinazione di questi tre sistemi regolatori è ampia e può derivare da fattori minimi.

Riepilogo
Aspetti fondamentali dei parametri feromonali di controllo delle api e relative caratteristiche
Allevamento di covata
la quantità di covata allevata è dipendente anche dai parametri ambientali , primo fra tutti la temperatura

in inverno- le api in glomere nel periodo invernale cominciano ad un certo punto ad allevare covata nel centro di esso in molti casi con temperature esterne prossime allo zero. Ciò non sembrerebbe molto ergonomico eppure rientra nella logica delle api . Quando e perché le api cominciano ad allevare covata durante il periodo invernale andando incontro ad un alto dispendio energetico?
La ragione che al momento sembra più plausibile è la seguente: le api hanno la possibilità di monitorare in continuazione l'età della popolazione utilizzando l'odore caratteristico dell'età.
In questo modo si rendono facilmente conto se l'invecchiamento della popolazione è eccessivo e tale da mettere in pericolo la prosecuzione del glomere e il successivo sviluppo della famiglia a causa di una eccessiva perdita di popolazione ( morte da vecchiaia ) che porta le restanti ad essere troppo poche per far fronte alle necessità incombenti. In questa condizione non vi è altra alternativa che allevare giovani api anche a temperature molto basse e a costi energetici molto alti.
Lo stesso meccanismo sembra utilizzato in autunno per porre termine alla deposizione .
Il tutto come carattere generale con ovvie differenze sull'applicazione del metodo a seconda delle caratteristiche genetiche di ogni popolazione.

In primavera- la quantità di covata allevabile è funzione delle risorse alimentari disponibili alle nutrici e delle condizioni metereologiche. Bisogna considerare che le risorse disponibili alle nutrici dipendono dalle bottinatrici ( oltre che dalla disponibilità esterna ) le quali sono stimolate ad una maggiore attività da una maggiore quantità di feromone mandibolare proveniente da una regina.

Sostituzione della regina - la presenza del feromone mandibolare significa " la regina è presente ".
la quantità di feromoni della covata dà la misura della quantità di covata deposta. In situazione di buon clima e disponibilità alimentare le api spingeranno di più la regina alla deposizione ( probabilmente tramite l'alimentazione in larga parte ) . Questa può però non essere in grado di sostenere il ritmo produttivo richiesto. Dalla quantità di feromoni della covata le api si accorgono che la deposizione non aumenta convenientemente e la sostituiscono

Sciamatura- i sistemi feromonali coinvolti sono tre :
mandibolare della regina
della covata
dell'età delle api adulte

questi sistemi sono condizionati dalla disponibilità di risorse presenti e dalle loro caratteristiche ( particolari pollini sono più " sciamerecci " di altri a causa dei particolari aminoacidi che li costituiscono, ma anche perché disponibili in quantità industriali.

Le condizioni da evitare sono:
spazio in difetto
mancanza di spazio nel nido tale da non consentire il ricambio della covata ( brusca interruzione della deposizione per mancanza di spazio )
asportazione di covata disopercolata da parte dell'apicoltore, che produce l'effetto contrario a quello desiderato facendo partire la sciamatura

Casi particolari - il rapporto tra sistemi di valutazione feromonali e importazione di nettare ( diapause nella deposizione )

L'importazione di nettare , che per la famiglia significa inizio dell'accumulo di scorte per il periodo invernale è aspetto fondamentale che non solo ha un peso sulla valutazione dei sistemi feromonali, ma li porta anche in certi casi a non essere quasi per niente considerati.
Quando la famiglia ha raggiunto l'apice dello sviluppo di popolazione senza sciamare, la deposizione diminuisce progressivamente fino a raggiungere una pausa quasi totale ( diapausa ).In questo periodo la valutazione dei feromoni della covata assume un'importanza minima fino ad essere completamente o quasi ignorata nel periodo di diapausa in cui il solo sistema mandibolare è utilizzato per sapere che la regina è presente. Anche la quantità di celle d'emergenza costruite tende ad essere minore in presenza di raccolto e ci si può anche imbattere in famiglie che sembrano essersene completamente dimenticate.

Analisi delle variabili presenti

regina - le regine hanno una produzione variabile( fino al doppio ) da soggetto a soggetto, geneticamente determinata e che diminuisce con l'età. Il feromone naturale è costituito da parecchi componenti ( almeno una cinquantina ) e si ipotizza che particolari miscele possano essere più efficaci di altre.
operaie- presentano una variabilità di sensibilità ai feromoni geneticamente determinata. La cosa si complica se pensiamo che a causa della poliandria la regina viene fecondata da circa 16 fuchi e che la famiglia così come noi la vediamo è in realtà costituita da 16 famiglie di sorellastre che hanno la madre in comune e padri diversi. Ogni famiglia di sorellastre presenterà una propria sensibilità ai feromoni geneticamente determinata
covata- anche le larve sembrano mostrare differenze nella produzione di sostanze feromonali sia per quanto riguarda la quantità che la qualità

Effetti derivanti dalle variabili

sostituzione di regine-
Sarebbe in teoria possibile stabilire una determinata soglia ( media ) , costituendo un modello matematico che tenga conto delle altre variabili ( temperatura, risorse alimentari ) . La sostituzione può avvenire sopra o sotto la media a seconda di quanto feromone e prodotto dalle larve e da come questo viene percepito

sciamatura -
la valutazione delle quantità di feromoni in circolazione nell'alveare è molto relativa per ogni sottofamiglia di api. In particolare ogni sottofamiglia di sorellastre costituente l'alveare può avere sensibilità diverse per ognuno dei particolari sistemi feromonali e dare di conseguenza risposte diverse. Per fare un esempio poco calzante fra gli esseri umani c'è chi si sente ricco perché possiede cento milioni e chi non si sente ricco con qualche miliardo. Anche, c'è chi basa la propria valutazione sul tipo di auto che può sfoggiare, altri dal tipo di " società " che può frequentare.
Dunque, considerando che la produzione della regina è costante, api molto sensibili ai vari sistemi feromonali saranno convinte che è normale anche un livello oggettivamente basso delle sostanze che usano come test. Altre, meno sensibili considerano lo stesso livello basso e penseranno a sciamare.

Si è dunque in presenza di una notevole quantità di caratteristiche , determinate geneticamente, ma che possono anche non essere correlate. Cioè una regina può secernere molto feromone, ma avere una progenie di api poco sensibili al QMP. Il risultato sarà una tendenza alla sciamatura media Se invece la progenie fosse molto sensibile il risultato sarebbe una tenuta della sciamatura ottima
( trascurando nell'esempio la sensibilità agli altri sistemi feromonali ) .
I caratteri delle operaie che nascono dalla regina sono determinati anche dai fuchi che hanno fecondato la stessa. La fecondazione della regina è perciò un aspetto non trascurabile.

I sistemi feromonali delle api coinvolti nel ciclo biologico della varroa

La varroa si muove e riesce a riprodursi nell'alveare molto agevolmente pur essendo cieca.Oltre alle vibrazioni, essa utilizza principalmente l'analisi degli "odori " dell'alveare ( feromoni ) per essere guidata nei suoi scopi.
Vediamo nel dettaglio;
Prima di tutto l'acaro ha bisogno di riconoscere e distinguere le api adulte a seconda della loro funzione all'interno dell'alveare. Le nutrici sono di fondamentale importanza, perchè sono utilizzate dalla varroa come " autobus " per raggiungere la covata di età idonea ad essere parassitata. Varroa distingue con grande precisione l'età delle api adulte ( dal loro tipico odore ) e trova anche fortemente repellente il veleno d'ape. Questo è frutto evidente della selezione naturale.
Se in condizioni naturali la varroa rimanesse tranquillamente su api punte ( che assumono l'odore del veleno ) che morendo cadrebbero a terra, sarebbe destinata a morire con essa . Ha perciò imparato a fuggire immediatamente quando sente l'odore del veleno.

Gli odori della covata sono parimenti importanti per la varroa. Si consideri che le larve di api risultano nelle condizioni ideali alla penetrazione ( età e relativa dimensione con conseguente sapzio a disposizione per l'acaro ) solo per un'ora . E' un margine molto ristretto rispetto alla vita preopercolazione delle larve e richiede quindi un'analisi molto precisa dei feromoni delle stesse.

Il comportamento della varroa all'esterno della covata sembra guidato unicamente da questi due sistemi feromonali dell'ape che essendo utilizzati dalla varroa vengono definiti " cairomoni " .
Un cairomone è dunque un feromone di una specie utilizzato da una specie diversa con scopi svariati , ma evidenti.

La varroa dispone indubbiamente di sistemi feromonali propri. Non sembra utilizzare feromoni di aggregazione durante l'invasione delle celle.

Feromoni di aggregazione e di invasione della covata della varroa Salvy, Capowiez, Clement, Le Conte Inra Francia

L'esistenza di feromoni della varroa può permettere di sviluppare metodi biologici di controllo del parassita.Infestazione multipla della covata è frequentemente osservata e potrebbe essere interpretata come un fenomeno di aggregazione. L'aggregazione della varroa nelle celle di covata può suggerire anche differenze di stimoli che regolano la penetrazione nelle cellette e eventuali differenze di emissione di feromone aggregante da parte della varroa al momento della penetrazione. Sono perciò stati utilizzati due differenti tipi di approccio per sviscerare il problema La prima metodica ha studiato la frequenza di distribuzione coi metodi Poisson e Montecarlo .
La seconda ha studiato la distribuzione spaziale degli acari nella covata coi metodi NND e Montecarlo .Tutte le distribuzioni osservate non differiscono da un processo casuale. Non sono inoltre osservabili attrazioni di una varroa nei confronti di altre. Questi risultati dimostrano che la varroa non si aggrega nella covata e non usa segnali intraspecifici nel corso dell'invasione delle celle.

Non sono al momento conosciuti nemmeno feromoni di spaziatura sulle api adulte mentre sembrano esserci evidenze ( Milani ) sul fatto che la varroa emetta una specifica sostanza feromonale dopo aver occupato la celletta. Questo sarebbe un segnale di " occupato " che segnala alle consorelle di cercare altre celle da parassitizzare, essendo evidente che un numero eccessivo di acari nella stessa cella porta a morte la larva e con essa gli acari.

Diversi studi sono stati compiuti per identificare i feromoni della varroa e estrarre dalle larve le tipiche sostanze attrattive. Alcune sostanze si sono rivelate estremamente efficaci nell'ostacolare i processi ricognitivi dell'acaro e la loro applicazione porta ad una notevole caduta di acari morti .

Corretto utilizzo delle molecole antivarroa

Da sempre, il mondo della scienza ha vivamente raccomandato di intervenire sulla varroa quando la caduta naturale di acari raggiunge la media di cinque al giorno. Questo rappresenta una quantità di popolazione di varroa di circa 600 acari presenti nella famiglia.
I motivi ,ancorchè evidenti, riguardano la diminuzione di aspettativa di vita delle api adulte su cui la varroa si ciba in fase foretica, la conseguente diminuzione di coesione delle api che da tale manifestazione deriva , la possibilità concreta di morte di parte delle larve nascenti con complessiva diminuizione della popolazione dell'alveare. In sintesi, pensare che un alveare con mille varroe in corpo funzioni alla perfezione non è realistico. Eppure capita anche di sentire apicoltori che affermano che con molta varroa le famiglie raccolgono di più........

Oltre al danno diretto sul regolare sviluppo della popolazione di api, deve essere considerato il danno che avviene a causa della trasmissione da parte della varroa di agenti patogeni dell'alveare come virus ( APV in special modo ) funghi ( covata calcificata ) batteri ( pestilenze varie) come ampiamente documentato dalla letteratura scientifica.

Già questi sono elementi estremamente eloquenti sulla necessità che la quantità di varroa sia mantenuta bassa, invece c'è dell'altro.

Per quanto una molecola antivarroa possa essere efficace , il suo compito sarà sempre certamente più facile se la quantità di acari da abbattere è ridotta.In caso di infestazione molto alta,l'efficacia dell'antivarroa, per quanto buona, può risultare insufficente.Il trattamento risulta un " tampone", ma non è risolutivo. In altre parole vi è una diminuzione nella popolazione di acari, ma non sufficentemente veloce da poterla azzerare nel tempo per noi disponibile.I prodotti in grado di azzerare in breve tempo qualsiasi livello di infestazione sono storicamente molto pochi ( Apistan , Bayvarol ).Per gli antivarroa attualmente utilizzabili si può dire che esiste un limite numerico nella popolazioni di acari riducibile a zero in 40-60 giorni. Pensare che gli antivarroa possano eliminare completamente popolazioni di 6/7 mila acari in meno di un mese non è assolutamente corretto.

Innanzitutto una varroa sviluppa un effetto letale in conseguenza del "contatto " con una sostanza antivarroa in funzione della assunzione nel proprio metabolismo di questa sostanza. Ciò richiede dunque che sia presente una adeguata quantità di sostanza antivarroa , tenendo conto che una parte viene inevitabilmente dispersa. E' dunque evidente che una popolazione di 6000 acari deve essere affrontata con un atteggiamento diverso da quello previsto per una popolazione di 600 acari. Invece capita spesso di leggere sulle riviste che il tal trattamento ..." pur avendo abbattuto più di 5000 varroe non è efficace". In questo caso il primo a non essere efficace è l'apicoltore che non ha capito i termini del problema. E' evidente che di certe molecole esiste un limite alla quantità che può essere immessa nell'alveare e di conseguenza potrebbe essere definita anche una quantità di varroe abbattibili in un dato tempo. Iniziare il trattamento con un numero di acari più grande significherebbe veder ridotta l'efficacia del trattamento.

Esiste poi il problema della "movimentazione " delle sostanze antivarroa. Sia quelle veicolate su supporti rigidi che quelle destinate all'evaporazione , risentono delle condizioni dell'alveare per ciò che riguarda la velocità della loro diffusione nell'alveare.

Non si deve dimenticare che la varroa è "disponibile " ad incontri con le sostanze antivarroa per un tempo limitato ( da uno a otto gioni ) poi torna a nascondersi nella covata e la si può incontrare solo dopo almeno 12 giorni , allungando di conseguenza il tempo necessario per una eradicazione completa.

E' dunque fondamentale aver ben conscio, iniziando un intervento contro la varroa, l'approssimativo numero di acari da raggiungere per ben proporzionare di conseguenza la quantità di sostanza antivarroa ed il numero di punti di rilascio di essa in maniera da poterne ottimizzare la quantità e la velocità di circolazione nell'alveare. Una quantità insufficente o una veicolazione lenta ( tipica ad esempio di famiglie al collasso che perdono la loro coesione e i tipici movimenti di scambio ) si rivelerà inevitabilmente in una diminuzione di efficacia . Ma la colpa non è della sostanza antivarroa...... ma di essere impiegata in condizioni superiori alle sue potenzialità .

Gianni Savorelli