Così il miele rende possibile la vita del dopo cella


Piergiorgio, genovese, 60enne, si è fatto sei anni di carcere per rapina. È uscito dalla casa di reclusione di Massa nel 2003. Non ha una famiglia, solo la mamma: «ma con lei mi sento solo una volta al mese». Umberto, 37 anni, di Potenza, la galera l’ha conosciuta da ragazzino. Sembrava aver imparato la lezione ed invece... l’ultimo furto gli è costato 4 anni di cella e dieci mesi di arresti domiciliari. La moglie lo ha lasciato e con lei i tre figli, Giuseppe, Chiara e Valerio: «Adesso posso solo risalire la china».

Due storie tra tante. Vissute dai ragazzi accolti da Mauro e Norina Cavicchioli nella loro casa di Mulazzo, pochi km a sud di Pontremoli, in Lunigiana. Loro, i referenti in Toscana dell’associazione papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, un senso alla loro vita l’hanno trovato. Mauro, 51 anni, aveva un lavoro ben pagato alla centrale di produzione di energia elettrica del territorio, Norina, a casa, era impegnata nel difficile lavoro di mamma. Poi accadde qualcosa... Galeotto fu l’incontro con una comunità di tossicodipendenti della zona: «Il parroco mi chiese di portar loro una lavatrice – racconta Mauro –. Li incontrai, conobbi le loro storie. Avevano bisogno di tutto». Quella comunità abbandonò presto la struttura, ma Mauro e Norina cominciarono ad interrogarsi: «che fare se un povero bussa alla nostra porta?». In cerca di una risposta, Mauro prese ad impegnarsi nella Caritas di Pontremoli. «Allora ero ateo, la conversione religiosa sarebbe venuta dopo».

Poi l’incontro con il carcere, l’imbarazzo nel veder uscire dalle anguste celle quei detenuti con cui tanto si era parlato di come fosse la vita fuori: «sì, ma fuori verso dove?». Già, verso dove? I coniugi Cavicchioli fecero spazio nella loro casa, anzi la ampliarono per far posto a nuovi ragazzi. Oggi alla casa famiglia Giovanni XXIII abitano in venti: ex detenuti, detenuti in stato di detenzione domiciliare o in affidamento; e con Mauro e Norina, le rispettive madri, i figli naturali Lisa, Michele e Francesca e l’ultima new entry Lorella, in affidamento. Mauro ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi completamente ai suoi ragazzi. E con loro ha costruito una interessante attività economica: si chiama il Pungiglione, è una cooperativa sociale di tipo «b» e produce l’unico miele di origine protetta (dop) certificato in Italia. I ragazzi di Mauro e Norina lavorano in un vecchio capannone (ora in fase di ristrutturazione) dove un tempo si fabbricava la dinamite: rendendo arsenale di pace ciò che era arsenale di guerra.

Perché il miele? «Io e mia moglie coltivavamo, in gioventù, l’hobby della produzione di miele. Fu un ragazzo della nostra comunità ad incoraggiarci: «voi tornate tra gli alveari, io, che so di falegnameria, mi occuperò di costruire le arnie». Quello che iniziò quasi per scommessa oggi è una bella realtà: il miele di acacia e di castagno dop della Lunigiana, ottenuto grazie a tecniche di produzione biologiche, è conosciuto in tutto il Paese, grazie alle grandi catene di distribuzione commerciale (Esselunga, Coop, Standa). Al «Pungiglione» se ne confeziona 400 quintali all’anno. Ma qui, nel reparto di falegnameria, si realizzano anche tremila arnie all’anno. Alla cooperativa «Il Pungiglione» fanno riferimento una quarantina di altri apicultori del territorio protetto dall’Unione Europea (la dop va da Pontremoli a Fivizzano, passando per Aulla, Fosdinovo, Fivizzano).

Intanto i ragazzi di Mauro e Norina crescono in autostima, si sentono accolti, imparano ad amare. Merito della comunità, certo, ma anche di tutti quegli enti che hanno creduto sin dall’inizio in questa iniziativa: l’Ente Cassa di risparmio di Firenze, le fondazioni della Cassa di risparmio di Carrara, della Spezia, di Lucca, del Monte dei Paschi di Siena, la Fondazione Bancaria. L’Unione Europea, la Regione, la comunità montana della Lunigiana, il Ministero di Grazia e giustizia e la Caritas italiana.
di Andrea Bernardini

http://www.toscanaoggi.it/a_notiziabase.asp?IDNotizia=6805&IDCategoria=204 Dal n. 26 del 9 luglio 2006