Moria di api: colpa dei pesticidi, fuorvianti le altre ipotesi
Roma, 8 mag (Velino) - “Questa delle onde elettromagnetiche è probabile che sia una bufala che ha preso le ali. Lo studio dell’Università di Landau non ha nulla a che vedere con i telefonini”, dichiara al VELINO Francesco Panella, presidente di Una.Api, l’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani a proposito del possibile coinvolgimento dei telefonini nella moria di api che sta colpendo tutto il pianeta. “Ho controllato e lo studio riguarda infatti alcuni ripetitori che emettono delle onde elettromagnetiche molto diverse da quelle dei telefoni mobili e che quindi non riguardano le possibili, supposte e contraddittorie ipotesi scientifiche dei loro effetti sulle api”. La moria dei preziosi insetti impollinatori, tra i maggiori garanti della biodiversità, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Negli Stati Uniti sono 18 miliardi le api scomparse solo negli ultimi mesi e anche nei paesi europei si stanno registrando gravi perdite. “Solo nel mese di aprile – spiega Panella – sono decine di migliaia gli alveari spariti nella Pianura Padana e che quindi quest’anno non produrranno miele con devastanti conseguenze per il settore”.

Il grido d'allarme riguarda anche la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. “Pensiamo che la morte di api dipenda in parte dai cambiamenti climatici che hanno causato l’accavallamento dei trattamenti pesticidi - prosegue il presidente di Una.Api - ma forti dubbi persistono sui trattamenti delle concianti delle sementi neonicotinoidi che disperdono il loro principio attivo, l’imidacloprid o il thiamethoxan, nella rugiada mattutina ricercata dai preziosi insetti a causa della siccità”. Loredana De Petris, dei Verdi, capogruppo nelle commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato, ha presentato recentemente un’interrogazione d’urgenza per la sospensione cautelativa dell’imidacloprid e del fipronil, entrambi principi attivi dei neonicotinoidi. De Petris ha dichiarato al VELINO: “Sono ormai numerose le ricerche condotte dall’Istituto nazionale di apicoltura e dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie (Iszve) che segnalano un forte rischio di neurotossicità per questi due principi attivi usati soprattutto per la concia delle sementi di mais e nelle colture di barbabietola da zucchero, girasole e pomodoro. Se si continua così avremo presto primavere senza api”.

Maggiore indiziato sembrerebbe essere il Gaucho della Bayer, conciante delle sementi neonicotinoide che disperderebbe, durante la semina pneumatica, il principio attivo letale per le api. Sono molti gli istituti di ricerca italiani che chiedono da anni la sospensione cautelativa di questo prodotto, come ha già fatto la Francia nel 2002. Per ora c’è solo la promessa da parte del ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf) di stanziare dei fondi per una ricerca pubblica su questa sostanza. Maurizio Desantis, dirigente dell'ufficio qualità prodotti agroalimentari divisione fitosanitaria, fertilizzanti e delle sementi del Mipaaf, ha dichiarato al VELINO: “Manderò quanto prima una lettera direttamente al ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, e una scheda riepilogativa al direttore generale del ministero per reperire i fondi necessari all’avviamento di questa sperimentazione. Poi sarà però sempre il ministero della Salute ad avere potere decisionale riguardo la sospensione o l’eliminazione di questa o di altre sostanze. Questo della moria di api è sicuramente un problema che deve essere risolto quanto prima”. Panella prosegue: “Siamo contenti che il ministero abbia preso finalmente posizione. L’Una.Api ha scritto al ministero dell'Agricoltura e al ministero della Salute già nel 2002 per essere convocato solo nel 2006. Da allora non abbiamo alcuna notizia e le api continuano a morire”.

Nonostante siano moltissime le ricerche di laboratorio che hanno verificato l’effetto letale del principio del Gaucho sulle api, l’unica ricerca di campo, per via dell’impegno economico che richiede, continua ad essere quella della Bayer che ne detiene l’esclusiva di pubblicazione e di cui non si sa ancora nulla. Claudio Porrini, ricercatore presso la facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e membro del gruppo di ricerca finanziato dalla casa farmaceutica ha dichiarato al VELINO: “È la strategia della Bayer quella di portare il più possibile per le lunghe queste sospensioni. La casa farmaceutica infatti ha già introdotto sul mercato il Poncho, un conciante per le sementi che molto probabilmente sostituirà il Gaucho. Sono già coperti, ora la sospensione del Gaucho non li preoccupa più”. Il presidente di Una.Api aggiunge: “Sembrerebbe che la Bayer abbia piazzato le ultime partite di Gaucho per immettere sul mercato un nuovo prodotto, il Poncho, che contiene una molecola meno soggetta a dispersione”.

Altra sostanza nel mirino dei ricercatori è il thiamethoxan, principio neonicotinoide di Actara, prodotto della Sygenta usato per combattere la Flavescenza dorata, malattia epidemica della vite. “Sostanze come l’imidacloprid, il fipronil o il thiamethoxan – aveva già affermato al VELINO Franco Mutinelli, responsabile centri di referenza nazionale per l’apicoltura dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie – agiscono, anche in piccolo dosaggio, sul sistema nervoso dei preziosi insetti non permettendo loro di trovare la strada di ritorno per l’alveare”. Panella prosegue: “In seguito a una insolita e improvvisa moria di api registrata la scorsa estate in Piemonte, siamo risaliti alla possibile implicazione di questo nuovo prodotto di cui era stato appena introdotto l’uso per combattere un’epidemia della vite, la flavescenza dorata. Abbiamo verificato, tra giugno e luglio 2006, con le nostre modeste risorse e con l’aiuto del servizio fitosanitario regionale, che tracce di thiamethoxan erano presenti nei campioni di api morte. La Sygenta – prosegue Panella – come risposta ci ha mandato una lettera di diffida minacciando di fare causa. Ora il bollettino della Regione ha finalmente pubblicato lo studio ed è bene che tutti sappiano”.

“Ma l’errore è alla base”, spiega il presidente dell’Unione nazionale delle associazioni degli apicoltori italiani. “La verità è che i metodi usati per dare le autorizzazioni di commercializzazione e di utilizzo dei prodotti fitosanitari è vetusto e inadeguato. Il concetto del subletale è completamente avulso dai meccanismi reali dell’ecosistema. Non ci si può basare sull’effetto immediato di dosi letali – afferma Panella – ma occorre tenere conto dei pericolosi e subdoli effetti a lungo termine che questi principi attivi spesso provocano sull’ambiente”. Preoccupazione profonda poi per il risvolto economico della vicenda. “Il pericolo per il settore, oltre alla moria di api, è che i consumatori confondano la questione delle api avvelenate con il miele contaminato. Voglio precisare - conclude Panella - che le api muoiono e non esiste quindi miele prodotto da api avvelenate”.

(Edoardo Spera) 8 mag 16:56
da---------> http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=347592