Problematiche inerenti lo sviluppo e l’uso di integratori proteici e polline sintetico ( alimentazione proteica sintetica delle api )


Fornire proteine alle api in maniera artificiale è cosa estremamente complessa e difficile .
Innanzi tutto l’ attrattività del polline o di alimenti sintetici è determinata da sostanze odorose e saporose dette fagostimolanti relativamente alle quali si è ad oggi capito abbastanza poco. In assenza di queste sostanze sia il polline che formulati artificiali risultano poco appetiti e da ciò deriva una difficoltà di consumo .
Il consumo in senso quantitativo non è automatico , ma dipende in larga misura dai feromoni della covata e della regina . E’ come , per fare un esempio , portare un TIR di omogeneizzata ad un asilo nido che ha solo due bambini .
Più di quattro al giorno non ne mangiano…. Per cui l’integrazione proteica deve partire quando ancora vi è consistente presenza di covata aperta così da sostenerla e incentivarla come descritto da Pankew . Per contro la semplice elargizione di proteine non porta automaticamente e in tempi brevi ad aumento dell’allevamento di covata né del contenuto proteico dell’emolinfa delle api.
Una volta che si sia riusciti a far ingerire proteine alle api queste devono essere digerite e la cosa non è automatica .
Nell’alveare le api sono fabbriche biologiche specializzate . Le vecchie nella gestione dei glucidi ( zuccheri ) . Le giovani nella gestione delle proteine .
Per cui il miscelare proteine ad alimento glucidico liquido fa si che questo venga preso in carico da api vecchie che non sono in grado di digerirne la parte proteica che verrà defecata praticamente intatta. Le proteine devono essere somministrate in maniera da essere prese in carico da api giovani , in grado di digerirle .
Le api invernali hanno una pessima capacità digestiva . La loro capacità proteolitica è limitata a pochi giorni dopo la nascita da adulta . L’integrazione deve essere perciò fatta in autunno , nel periodo di nascita delle diutinus, consentendo l’accumulo nell’emolinfa sotto forma di vitellogenina , la quantità della quale determina la potenziale aspettativa di vita. L’aggiunta di proteine al candito invernale non provoca altro che blocchi intestinali non potendo minimamente essere esse digerite .
Se si riesce a far digerire le proteine , queste devono poi essere assimilate e non è automatico. Lo si deve verificare misurando un aumento del contenuto di proteine nell’emolinfa delle api a mezzo specifiche analisi .
L’integrazione proteica non è un concetto quantitativo , ma quantiqualitativo . Se voleste costruire la casa di Barbie coi lego non avreste bisogno di mattoni a caso , ma in particolare quantità di qualità .
Vi sono differenze rilevanti fra integrazione proteica funzionale alla competenza immunitaria e integrazione proteica funzionale al massivo allevamento di covata .
Si tratta di differenze molto più relative agli acidi grassi che agli aminoacidi .
Un integratore è perciò non poco diverso da un polline sintetico e vi sono molte sostanziali differenze in relazione allo scopo che si deve raggiungere.
La semplificazione porta solo a buttare soldi vedendo le api morire ugualmente .
L’alimentazione sintetica delle api , intesa anche in relazione all’aggiunta di antiossidanti alla dieta glucidica , si presenta come un elemento di enorme potenziale per la gestione delle problematiche sanitarie ( che sono poi il determinante delle produzioni prima che della sopravvivenza ) , ma in p parallelo all’enorme potenziale presenta anche enormi difficoltà. Qualsiasi cosa l’ape mangi, la digestione determina lo stato del suo stomaco . Riduzione dello spessore della membrana peritrofica a seguito digestione facilita la penetrazione dei patogeni. Il risultato è che anziché risanare l’ape si creano le condizioni per farla ammalare …………
per cui è necessaria grande conoscenza relativamente a quel che si somministra .
Altro che chiacchiere........

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