L'ape -buono- comune

L’ape «Buono» comune Un gruppo di amici, la passione per la natura, il sogno di lavorare insieme in un progetto comune utile per l’ambiente e per gli altri, facendo qualcosa di buono. E «Buono» sarà proprio il nome stampato sull’etichetta del miele che vedrà presto la luce. Gli ingredienti del progetto «Proteggi un’ape» sono essenzialmente questi, perché per interrompere il dominio omnicomprensivo delle merci e approdare in una di quelle che Althusser definiva «isole di comunismo», talvolta sembra bastare poco.

Si conoscono più o meno tutti dal 2005. Fanno parte dello stesso collettivo universitario R-Evoluzione (quello di Biologia alla Sapienza), studiano nella biblioteca di Geologia, frequentano gli stessi corsi all’università. Poi la rete si allarga a conoscenti, coinquilini e consorti.
I nove dell’eco-lavoro
Ora sono in nove, con competenze che spaziano dalle scienze fino alla didattica e un obiettivo preciso: fare un lavoro che sia insieme pratica e comunicazione di eco-sostenibilità attraverso la produzione di miele. James, londinese di nascita, è l’unico apicoltore del gruppo. Grazie al suo bilinguismo insegna inglese, ma la sua vita sono le api. Valeria si occupa di didattica naturalistica, Sara è tra le organizzatrici della sezione «Ragazzi» del Festival del Cinema di Roma, Carlo e Leonardo sono biologi con la passione per la fotografia, Serena è ricercatrice in parassitologia e sanità pubblica, Marialba è una neurobiologa del centro di primatologia al Cnr, Francesco risolve situazioni di disagio sociale con gli orti urbani e Stefano è un consulente zoologo. Sono i nove che compongono il gruppo «Buono», ideatori del progetto «Proteggi un’ape» che vede nel miele al contempo uno strumento di controllo per l’inquinamento del territorio, un prodotto genuino e un formidabile mezzo di comunicazione naturalistica. Tre di loro sono titolari di dottorati in biologia o scienze naturali. Non un caso, visto che centrali per l’intero progetto risultano il ruolo che le api svolgono nell’ecosistema e le armoniose società che questi insetti sono in grado di costituire. «Le api – dice Serena a il manifesto – svolgono un servizio fondamentale che troppo spesso viene dimenticato, basti pensare che gli erbivori allevati dall’uomo nel corso dei secoli senza l’impollinazione non sarebbero qui. Le conseguenze di non tenere nella giusta considerazione questi insetti sono devastanti. In Cina, probabilmente in relazione al fortissimo inquinamento, da diverso tempo si osservano le api fuggire dalle loro casette per poi essere trovate morte a chilometri di distanza. Un caso di studio di cui si conosce ancora poco, ma che comincia a verificarsi anche negli Usa. Nelle campagne cinesi stanno “risolvendo” il problema sostituendo le api con squadre di persone che se ne vanno in giro a impollinare fiori e piante. Noi non vorremmo fare quella fine, ritrovandoci arrampicati su qualche albero con un sacchetto di polline appeso al collo per cui, anche se in nove non cambieremo di certo il mondo, abbiamo scelto di comunicare la conoscenza della natura proprio a partire dalle api, insetti organizzati in colonie armoniche dove tutti hanno un ruolo e nessuno è emarginato. Mentre nelle società umane la regina è tale fin dal concepimento, alla deposizione dell’uovo le api sono tutte uguali. La regina viene riconosciuta solo dopo aver mangiato la pappa reale. Le api operaie, molto attive da giovani, col tempo diventano le guardiane della colonia, simili a dei saggi. Loro non hanno avuto la riforma Fornero. Inoltre si tratta di una società particolarmente femminista». Tutto ha avuto inizio praticamente per caso, quando James, dopo ogni raccolto, regalava alcuni barattoli di miele agli amici. «Sono sempre stato affascinato dalla bontà di quel nettare — racconta Carlo — così ho cominciato a stressare James pregandolo di portarmi con lui in campagna a fare il miele. Alla fine ha ceduto. Per lui, fino a quel momento, il miele era “solo” un hobby, l’idea di farne un lavoro è arrivata successivamente, confrontandoci con gli altri».
Non ci volevano credere…
Quando il Comune di Roma promulga i bandi per l’affidamento delle terre pubbliche, quella che fino ad allora era solo una suggestione di alcuni amici diventa un’idea fissa. «Abbiamo cominciato a vederci praticamente tutte le sere — ricorda Sara — perché eravamo molto interessati a poter ottenere in affidamento un terreno dove poter piazzare le arnie e dar vita al nostro progetto, ma ci siamo presto resi conto che la gestione dei 15 ettari di terra previsti dal regolamento comunale era decisamente al di sopra delle nostre possibilità». Venuta meno la possibilità di ottenere un terreno comunale i nove amici non si perdono però d’animo e a novembre 2014 lanciano sulla piattaforma web Produzioni dal basso, legata a Banca Etica, un crowdfunding per reperire la metà delle risorse economiche necessarie alla partenza del progetto (3000 euro), autofinanziandosi per l’altra metà. Ai sottoscrittori, in base alla cifra stanziata, sarebbe stato riservato uno sconto sulla vendita del miele o un barattolo in omaggio. Non ci credevano troppo nemmeno loro, ma a gennaio 2015 è arrivata la notizia: i soldi ci sono. Il terreno scelto per dare vita al progetto è quello dell’oasi Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) di Castel Di Guido, immerso nella campagna romana, dove James produce da tempo il suo miele.
Le arnie fanno scuola
«Puntiamo ad avere un piccolo apiario — precisa Valeria — non una produzione industriale. Inoltre – prosegue – con il nostro miele effettueremo il bio-monitoraggio del territorio, poiché le api sono dei formidabili raccoglitori di PCB (policlorobifenili), diossine, metalli pesanti, derivati del benzene e anche di radionuclidi. Nell’alveare si trova tutto quello che le api incontrano nell’aria durante l’impollinazione». Non c’è però solo questo. Il miele «Buono» sarà infatti anche un dolce grimaldello utilizzato in chiave divulgativa per spiegare ai più piccoli l’importanza della biodiversità, l’evoluzione morfologica dei fiori e le principali nozioni di evoluzionismo attraverso uscite didattiche che coinvolgeranno le scuole primarie e secondarie. Nel marzo dell’anno in corso saranno collocate le prime arnie e ad aprile, in piena primavera, arriveranno le api, trasformando definitivamente in realtà questo sogno, «Buono» come il miele.
da-----> http://ilmanifesto.info/lape-buono-comune/
https://www.produzionidalbasso.com/project/proteggi-unape/