Dalle api l’allarme su clima e ambiente alterati
L’esperto: “Dalle api l’allarme su clima e ambiente alterati”
Non sono importanti solo per l’ecosistema e per l’economia. Parla Marco Lodesani dell'Istituto Nazionale di Apicoltura
di Andrea Bassi

REGGIO EMILIA (19 ago. 2007) - In questi tempi di grandi mutamenti climatici le api si trovano ad affrontare i problemi della siccità e del caldo sopra la media. Quest'ultimo ha portato molte varietà di fiori a schiudersi in anticipo influenzando così il complesso meccanismo sociale delle api, il quale è strettamente correlato alle risorse botaniche disponibili sul territorio.
Ai problemi legati al cambiamento climatico, si aggiunge anche quello dei trattamenti chimici. L'effetto d’interazione tra siccità e insetticidi in polvere la scorsa primavera ha provocato la sparizione nella Pianura Padana di tutte le "api di campo", quelle cioè addette alla raccolta del miele e del polline, risparmiando solo le operaie "di casa", ovvero le api che non escono dall'alveare.
Un problema non da poco per la produzione del miele italiano. L'Unione Nazionale degli Apicoltori ha di recente tracciato le prime stime riguardanti il raccolto del 2007, prevedendo un calo notevole della produzione, dal 20 al 50 per cento, a seconda delle varietà di miele.
Ma le api, oltre a far parte dell'equilibrio dell'ecosistema e del tessuto produttivo alimentare, sono importanti anche per quanto riguarda la funzione di monitoraggio dell'ambiente che sono capaci di svolgere.
Abbiamo chiesto al dott. Marco Lodesani dell'Istituto Nazionale di Apicoltura di parlarci di come l'ape possa essere considerata un vero e proprio termometro non solo dei mutamenti climatici ma anche dei livelli di inquinamento delle aree in cui vive.
Il laboratorio del dott. Lodesani si trova a Reggio Emilia presso la facoltà di agraria dell’università di Bologna (corso di Laurea in Scienze della Produzione Animale), costituisce l’unità operativa dell’Ina e dal 1981 si occupa della selezione dell’ape ligustica (ape Italiana).

Il comportamento delle api può assumere la funzione di campanello d'allarme? Vi viene prestato sufficiente attenzione?

Oltre a nettare e polline, le api portano a casa anche sostanze tossiche e inquinanti, come antiparassitari, particelle radioattive e metalli pesanti (cadmio, nichel e piombo), raccolte con l'acqua da fossi e pozzanghere o intercettate sul terreno o in volo dal loro corpo peloso. Per questo, sono ottimi indicatori biologici, organismi in grado di fornire indicazioni sullo stato di salute dell'ambiente.
L'ape è un indicatore generico: essendo molto diffusa, la sua assenza in un ambiente ricco di fiori dice chiaramente che qualcosa non va. L'intera colonia, invece, costituisce un indicatore specifico, cioè un indicatore che mostra un danno proporzionale alla dose di inquinante presente. In questo caso, il danno è rappresentato dalla mortalità delle bottinatrici (le api che escono per approvvigionare l’alveare, NdR): più è alta, più è grave la contaminazione. Infine, anche l'alveare funziona da bioindicatore, perché le sostanze tossiche si accumulano nei suoi prodotti e possono essere rilevate con metodi chimici.
In base a questi elementi, diverse regioni italiane hanno attivato reti di monitoraggio ecologico basate su speciali alveari tenuti sotto stretto controllo.
Le prerogative che fanno dell'ape un ottimo biorivelatore, ideale per il monitoraggio dell'inquinamento ambientale, sono diverse: è un insetto che può vivere quasi ovunque, è facile da allevare, inoltre, ogni alveare, disponendo di migliaia di bottinatrici, che si rinnovano ciclicamente e di continuo, mette a disposizione un alto numero di indicatori.
L'attività di bottinamento del territorio circostante l'alveare è di circa 7 chilometri quadrati e i prelievi effettuati in questa area sono diversi: oltre al nettare e al polline, importanti dal punto di vista energetico e proteico, l'ape raccoglie anche la melata degli afidi su varie essenze botaniche, sugge l'acqua di fossi e pozzanghere, si posa sul terreno e sulle foglie e, avendo un corpo peloso, intercetta e veicola le particelle in sospensione atmosferica durante il volo.
Un'altra grande prerogativa dell'ape è quella di far ritorno all'alveare, e di metterci in condizione di individuare eventuali sostanze inquinanti attraverso strategie miste di controllo numerico della popolazione e di analisi chimiche. La metodologia adottata si basa su un importante presupposto, e cioè che l'ape risulta essere un buon indicatore diretto degli insetticidi rispondendo alla loro immissione nell'ambiente con un rilevante numero di api morte, mentre nel caso di principi attivi non particolarmente pericolosi l'insetto funziona come indicatore indiretto e ci fornisce informazioni sotto forma di residui.
E l'ultima frontiera del settore è l'impiego dell'ape per la valutazione del rischio ambientale di colture transgeniche.
da emilianet----> http://www.emilianet.it/Sezione.jsp?idSezione=13855&idSezioneRif=7