Le morie nelle arnie colpa degli apicoltori


ALLARME LA VARROA HA GIA’ CAUSATO UN CALO DEL 30 PER CENTO DEGLI INSETTI
«Le morie nelle arnie colpa degli apicoltori»
7/1/2006 AOSTA
«La negligenza degli apicoltori è la causa principale della moria del 30 per cento delle 7800 arnie sistemate in Valle. Sospettiamo una recrudescenza della varroa».
Non risparmia critiche e accuse Guido Francesconi, presidente dell’Associazione Consorzio Apistico della Valle d’Aosta. «I tecnici - dice - avevano suggerito di trattare gli alveari ai primi di agosto. Erano i trattamenti antivarroa “tampone estivo” che, al contrario, gli apicoltori hanno ignorato o ritardato perché ingannati dal bel tempo e dalle famiglie di api floride.
I trattamenti vanno sempre comunque fatti per contenere l’aggressività distruttiva di questo acaro». Durante questo mese i tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura controlleranno le arnie in cui è stata riscontrata la consistente moria. La situazione attuale si presenta con famiglie di api morte o debolissime al punto da non riuscire più a riprendersi; il freddo non aiuta. Durante l’inverno, spiega Francesconi, gli alveari devono essere popolati da almeno 20-30 mila api per mantenere una temperatura interna costante sugli 11-12 gradi.
La notevole riduzione della quantità genera meno calore con conseguente aumento di perdite di api. «Il clima invernale - riprende Guido Francesconi - impedisce a questi insetti di uscire dagli alveari per alimentarsi. Riescono a nutrirsi con il miele lasciato dagli apicoltori nelle arnie». Quali saranno i trattamenti applicati nel caso in cui venisse scoperta la presenza del «killer» degli alveari?
«Per il momento - dice Francesconi - interverremmo con sostanze chimiche. A marzo, con temperature meno rigide, potremmo applicare un trattamento bio-meccanico con manipolazioni interne e l’inserimento nelle arnie decimate di uno speciale telaio denominato “a tre T”. E’ un telaio-trappola dove le api costituiranno celle maschili idonee alla fecondazione dell’ape regina. Le varroe si concentreranno in queste cellette in quanto le preferiscono alle celle delle api operaie perché vi possono deporre un maggior numero di uova». All’ottavo giorno, quando le celle saranno chiuse, i tecnici asporteranno il telaio, diminuendo in tal modo il quantitativo di varroe. «A questo punto - conclude Guido Francesconi - negli alveari si stabilirà una convivenza accettabile tra le api e l’acaro».

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