Apiterapia:applicazioni pratiche


L'APE: UN MONDO DI MERAVIGLIE

Le api partecipano alla nostra vita di tutti i giorni , anche se spesso non si sa quasi nulla del loro operare: basti pensare all'impollinazione delle piante da frutto. Sono degli insetti che appartengono all'ordine degli imenotteri, alla famiglia degli apidi, genere apis che conta diverse specie; tra le più comuni troviamo: la ligustica, la sicula e la carnica.

L'alveare rappresenta per l'uomo una miniera inesauribile di sostanze utili: miele, polline, cera, propoli, pappa reale, veleno .Per le loro proprietà, queste sostanze permettono trattamenti efficaci su numerose patologie acute e croniche, spesso in associazione con altri medicinali specifici ed indispensabili.

L'apiterapia è quindi il ‘trattamento delle malattie con prodotti raccolti, trasformati e secreti dalle api’.

Nella tradizione popolare c'è sempre stata l'abitudine di usare la puntura d'ape come revulsivo nelle affezioni reumatiche, al pari di altri metodi ugualmente efficaci: le ortiche, la senape, il capsico, etc. Da oltre 100 anni in Francia, Austria, Cecoslovacchia, Unione Sovietica ed altri paesi dell'Europa, anche alcuni medici hanno fatto ricorso alle api, e se ne servono tuttora, per il trattamento dell'artrite ed altre malattie. In America esiste un'Associazione di apiterapia molto attiva. In Italia è più recente l'interesse per questo aspetto terapeutico e il nostro istituto è uno dei pochi punti di riferimento conosciuti per questa straordinaria azione terapeutica.

A) VELENO D'API

Composizione, proprietà, meccanismo d'azione, effetti indesiderati, trattamento delle reazioni.

Una volta che l'ape ha punto il soggetto con il pungiglione, costituito da una microscopica cannula affilatissima, collegata alla sacca velenifera e munita di estroflessioni uncinate, essa istintivamente cerca di allontanarsi, ma il pungiglione uncinato, penetrato nella pelle, non fuoriesce più e nella foga di staccarsi l'ape lo perde, perdendo anche una parte del suo intestino. Le terminazioni nervose della catena addominale, collegate al pungiglione, vi rimangono attaccate ed esercitano, su di esso, una serie di contrazioni che gli permettono di penetrare più a fondo e di rilasciare il veleno nella zona intradermica. Dopo essersi distaccata l'ape muore. La quantità di veleno che si introduce nel corpo, con una puntura, è di 1/10000 grammi (occorrono diecimila api per ottenere un grammo di veleno).

Il veleno è secreto da due ghiandole, una acida ed una alcalina, situate nell'addome dell'ape. La quantità può variare secondo la stagione, la produzione massima ha luogo in primavera, la minima in autunno ed inverno. Esso contiene: acqua, istamina, mellitina, una isolecitina, apamina, due enzimi. L'apamina agisce sul sistema nervoso centrale. Il veleno cristallizza se disidrato.

Oltre che nell'acqua è solubile nell'alcool. Esso presenta una tossicità locale (dolore, gonfiore edema) e una tossicità generale (crampi, convulsioni, emolisi).

 

1) Composizione.

L’apitoxina (definizione generica del veleno d'api) si presenta sotto forma liquida, trasparente di sapore amaro e di odore mielato; a tutt'oggi non è completamente nota la sua composizione, ma si sa che contiene il 70% d'acqua ed il 30% di sostanza secca (acido formico, acido cloridrico, acido ortofosforico, istamina, colina, apamina (peptide) -2% del peso secco-, mellitina (principale costituente), -50% del peso secco-, ialuronidasi -3% del peso secco-, fosfolipasi A -12% del peso secco-, fosfato di magnesio -0,4% del peso secco-.

2) Proprietà

Il Dottor Anton Tere, nell'anno 1870, fu il primo medico ad applicare le punture delle api ., nella terapia delle malattie reumatiche. Negli anni '30 il prof. Bodog F.Bach, medico a New York, si interessò particolarmente all'apiterapia, utilizzando il veleno dell'ape per le malattie reumatiche, ottenendo eccellenti risultati.

All'inizio degli '50, il Dott. Joseph Broadman, di New York, si interessò alla terapia con il veleno delle api, ottenendo notevoli risultati. Sino alla sua morte, avvenuta nel 1970, ha curato molte artriti ed ha scritto interessanti articoli su questo argomento. Nonostante fosse osteggiato dall'intelligenza medica del tempo, nel 1962 ha pubblicato un libro intitolato: 'Il veleno dell'ape, trattamento naturale di reumatismi ed artriti'. Oggi questa ricerca ha ottenuto un riconoscimento scientifico e fa sempre più proseliti, soprattutto perché confortata da serie prove cliniche.

3) Meccanismo d'azione

I lavori del prof. Artemov, dell'Università di Gorki, URSS, provano che il veleno dell'ape stimola le capsule surrenali inducendo un aumento del tasso di cortisone nel plasma sanguigno che perdura per oltre una settimana.

La stimolazione delle ghiandole surrenali, con il veleno delle api, non é che una delle numerose reazioni immunologiche dell'organismo umano. Il veleno stimola l'intero sistema immunitario, forse anche fino ad elevare il tasso di cortisone.

Il veleno delle api manifesta una spiccata azione antivirale ed anticancerogena. Infine la dilatazione dei vasi capillari fa abbassare la pressione arteriosa. La sua proprietà più nota è comunque la capacità di bloccare la trasmissione di impulsi nervosi da una cellula all'altra del sistema neuro-vegetativo (azione gangliolitica).

Nel 1973, VGK, Shipman e Brooks del Biomedical Laboratory, Edgwood Arsenal e del Naval Undersea Centre, San Diego, Calífornia, hanno isolato una nuova frazione di veleno d'ape, chiamata cardiopep . Questa frazione ha degli effetti antiaritmici e beta-adrenergici.

Localmente il veleno d'ape agisce con il comune meccanismo della flogosi indotta: si manifesta con calore, dolore e gonfiore, persistenti nei tempi e nei modi più svariati in funzione del distretto trattato e della reattività individuale.

4) Effetti collaterali e indesiderati

La puntura d'api può provocare, negli individui sensibili, dei disturbi patologici particolarmente gravi: un individuo allergico o sensibile, può reagire violentemente anche ad una sola puntura, con una reazione acuta, con vomito, diarrea, orticaria, o una sincope (che è una brusca, ma transitoria perdita di coscienza causata da diminuzione dei valori pressori, tali da provocare una diffusa ischemia del cervello).

In casi rarissimi, si può registrare uno shock anafilattico. Per fortuna i casi di allergia sono esigui, ma importante fare delle prove preliminari prima di affrontare una terapia con veleno.

Un individuo in buono stato di salute, non allergico o sensibile, può sopportare normalmente da 1 a 5 punture contemporaneamente e nella stessa zona, senza avere particolari reazioni dolorose all'infuori di un forte bruciore, peraltro temporaneo, ed un breve, ma fastidioso prurito.

Una terapia a base di veleno d'api deve essere costantemente seguita da un medico, il quale controlla la somministrazione e consiglia di volta in volta la dose e la forma più idonea.

Schematizzando si può avere:

  1. un effetto locale: immediato--tardivo

  1. un effetto generale :immediato---tardivo

Nel caso della reazione locale immediata, che si manifesta già dopo alcuni secondi dalla puntura, si può avere arrossamento, calore, rigonfiamento, prurito, bruciore. La durata della reazione varia da una a due ore e fino a 4-5 giorni, con un'intensità variabile a seconda della reattività individuale.

Talvolta si può avere una linfoadenopatia, cioè aumento di uno o più linfonodi

Tra gli effetti locali tardivi si annovera la stessa reazione sopra descritta, che nel 20% dei pazienti possiamo riscontrare dopo 6-24 ore dalla puntura.

Tra gli effetti generali immediati dobbiamo considerare reazioni di tipo respiratorio (edema laringeo, laringospasmo), di tipo cardiaco (con tachicardia, aritmìa, ipotensione), di tipo cutaneo (reazione di rossore e prurito molto esteso, orticaria, angioedema). Tali reazioni sono da considerare nel contesto di una anafilassi che può seguire la puntura d'api.

Tra gli affetti generali tardivi troviamo aumento del cortisone plasmatico e stimolazione del metabolismo e dell'organismo in toto. Talvolta si può avere in prima e seconda giornata una reazione febbrile (indice di stimolazione immunitaria), malessere generale e ancora linfoadenenite satellite e linfangite.

5) Trattamento delle reazioni

In caso di reazione tollerabile è utile non intervenire per facilitare l'effetto benefico dell'infiammazione provocata dalla puntura.

In caso di reazione locale immediata particolarmente intensa (prurito e gonfiore con tendenza ad estendersi) si consigliamo:

Possono inoltre essere di aiuto i seguenti unguenti o gel:

Nel caso invece di reazione tardiva particolarmente intensa (evenienza rarissima), si suggerisce di telefonare all'istituto per concordare la terapia adeguata. Nel caso di dispnea intensa, laringospasmo, edema della glottide, rivolgersi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso.

B) PRECAUZIONI

L'apiterapia è una metodica terapeutica sicura solo se praticata dal medico che abbia raccolto una accurata anamnesi (storia clinica del paziente) allo scopo di evidenziare predisposizioni allo sviluppo di reazioni di tipo anafilattico, e sia in grado di intervenire immediatamente qualora si verifichino reazioni indesiderate.

A tale scopo, all'inizio della terapia viene eseguita ripetutamente una puntura di prova sul gluteo, per valutare la reattività individuale.

Seguendo le precauzioni suddette, l'apiterapia rappresenta una metodica efficace e sicura.

C) INDICAZIONI

Secondo Artemov, Faktorovitch, Rhartchenko ed Orlov sono molteplici le patologie che possono trovare vantaggio da un trattamento con veleno d'api e più precisamente :

D) CONTROINDICAZIONI

- Diatesi allergica conclamata

- Terapie farmacologiche incompatibili

- Vaccinazioni recenti

- Disordini immunitari

- Stati iper reattivi

- Stati febbrili

- Ipertensione arteriosa severa

E' consigliato differire la seduta in caso di:

- Pasti recenti

- Mestruazioni abbondanti

E) APPLICAZIONI PRATICHE

I metodi usati sono molti, ma i più comuni e certamente i più efficaci sono i seguenti:

1) Applicazioni dirette della puntura d'ape

Per questo, si procede prelevando con una pinza l'ape ed applicandola sulla parte da trattare. Il primo giorno si opererà effettuando una sola puntura di prova, per verificare la sensibilità dell'individuo controllando con attenzione anche una o due ore dopo la puntura, tanto è il tempo che impiega il veleno per ottenere un'apprezzabile reazione da parte dell'organismo.

Il controllo dovrà essere effettuato anche nei giorni successivi, valutando il tempo esatto di comparsa del dolore e delle eventuali reazioni cutanee (in genere ciò accade dopo il quarto o il quinto giorno); dopodiché si inizierà la terapia vera e propria, diversa a seconda della patologia da trattare.

In genere si inizia con una puntura il primo giorno, due il secondo, tre il terzo e così via progressivamente.

2) Applicazioni a mezzo di iniezioni intradermiche

Questo tipo di applicazione sarebbe certamente la più pratica, ma difficoltosa da effettuare per mancanza della materia prima sul mercato e per la sua difficile reperibilità, essa deve rispettare una serie di condizioni tra cui la purezza del veleno, la freschezza, la presenza in quantità definita delle materie attive es. la mellitina

3) Applicazioni topiche

L'applicazione del veleno d'api per mezzo di una pomata è la forma più raccomandata a tutte le persone allergiche. Non rappresenta un procedimento efficace quanto i precedenti, ma se in alta concentrazione ed unito ai giusti eccipienti, che ne favoriscano la diffusione della pelle, può sortire degli ottimi risultati.

Infine non va trascurato che esiste sul mercato un prodotto omeopatico chiamato Apis e disponibile in tutte le diluizioni, ricavato proprio dal veleno d'ape ( esplica un'azione anti allergica, anti-infettiva, antiflogistica etc.)


Leonardo Campagnaro