Con il propoli anche il pesticida. L’antibiotico naturale è stato contaminato
Uno degli integratori alimentari naturali più utilizzati per combattere i mali di stagione, è stato contaminato da acaricidi, sostanze vietate perché ritenute neurotossiche per l’uomo. E il ministero della Salute è stato costretto a lanciare un’allerta alimentare e a notificare alla Ue il ritiro dal mercato italiano dei prodotti incriminati. Lo rileva il Salvagente
Propoli, uno degli integratori alimentari naturali più utilizzati per combattere i mali di stagione, è stato contaminato da acaricidi, sostanze vietate perché ritenute neurotossiche per l’uomo. Così, nel silenzio generale, l’8 febbraio scorso il ministero della Salute è stato costretto a lanciare un’allerta alimentare e a notificare alla Ue il ritiro dal mercato italiano dei prodotti incriminati. Lo rileva il Salvagente, giovedì 18 in edicola.
La misura è stata adottata dopo la scoperta dal corpo forestale dello Stato di 11mila confezioni contenenti 450mila pastiglie al propoli contaminato in provincia di Torino. L’operazione ha fatto seguito a quella del 14 gennaio scorso quando furono sequestrati dai militari 2mila confezioni di propoli in provincia di Forlì. L’indagine diretta dalla Procura di Ascoli Piceno, è partita dalle investigazioni del comando della forestale di Comunanza, alle dipendenze del comando provinciale di Ascoli Piceno, lo stesso che portò alla luce lo scandalo del latte all’Itx e del peperoncino inquinato con un potente insetticida. E ora promette nuovi inquietanti sviluppi che riguardano il miele biologico e la stessa cera prodotta negli alveari.
Le aziende ritirano. Spiega Ernesto Corradetti, del laboratorio chimico dell’Arpam, l’Agenzia per l’ambiente delle Marche: “Analizzando per conto del corpo forestale diversi campioni di miele ci siamo resi conto che quasi tutti riportavano la presenza di due principi attivi di pesticidi, impiegati per combattere la Varroa, un pericoloso acaro delle api, non consentiti in apicoltura”. Se però nel miele le quantità rintracciate sono risultate nei limiti di rilevabilità, le analisi specifiche condotte sui prodotti dell’alveare, cera e propoli, hanno invece accertato livelli di concentrazione abbondantemente superiori al consentito. Da qui è scattata l’operazione in due fasi da parte del corpo forestale e diverse aziende sono state costrette al ritiro delle loro confezioni di perle a base di propoli. Parallelamente è scattato l’allarme che il ministero della Salute ha notificato alla Ue attraverso il Rasff, il sistema di allerta rapido per i prodotti alimentari non conformi, oltre all’immediato ritiro dal mercato dei prodotti contaminati.
A inquinare il propoli, il rimedio antibiotico naturale, una resina esterna delle piante che le api raccolgono e utilizzano per isolare e proteggere l’alveare, sono due pesticidi: il chlorfenvinphos, bandito dalla Ue dal 2003, e il coumaphos, il cui utilizzo in apicoltura è vietato. Entrambe le sostanze chimiche sono impiegate illegalmente per combattere la Varroa, un acaro che si attacca alle api e le debilita fino a provocarne la morte. Il chlorfenvinphos, in particolare, è riconosciuto dall’Oms come una sostanza tossica per il sistema nervoso dell’uomo. Per questo, con un decreto del giugno 2003, l’Italia, recependo un regolamento europeo, ne ha vietato l’utilizzo, la circolazione sul territorio nazionale e ha imposto la distruzione di tutte le scorte presenti.
Proprio perché l’utilizzo dei due acaricidi è vietato, non si può ammettere, nel miele come nella propoli, nient’altro che il limite rilevabile dagli strumenti di analisi: 0,01 milligrammi per chilo nel caso del chlorfenvinphos e 0,1 milligrammi per chilo per il coumaphos. “Dalle nostre analisi - spiega Corradetti - nelle propoli contaminate il primo pesticida riportava livelli 10 volte superiori e il secondo tra le 5 e le 8 volte”.
Cera contaminata
Ma perchè, nostante i divieti e le prove di pericolosità, si utilizzano questi due pesticidi? Per contrastare la Varroa, in realtà, sono ammesse solo tre sostanze: il timolo, l’acido ossalico e il fluvalinate. Il trattamento di disinfestazione dura un mese e ogni settimana l’apicoltore deve sostituire una pasticca in ogni arnia. Emanando un certo odore, l’acaro si stacca dall’ape e cade in trappola. Costo previsto: 6-7 euro a trattamento per ciascun alveare.
Meno macchinoso e più economico invece è il metodo illegale. Si prende una tavoletta di sughero, la si imbeve con i due pesticidi vietati e si sistema nell’arnia. A fine mese il risultato è garantito come anche il risparmio per l’apicoltore: il trattamento illegale ha un costo tra i 50 centesimi e un euro. Ma le controindicazioni sono terribili. “Questi acaricidi - aggiunge l’esperto dell’Arpam - sono liposolubili (si sciolgono nei grassi, ndr) e dunque si ‘attaccano’ alla cera e al propoli. Per questo motivo il miele da noi analizzato è risultato sì contaminato ma nei limiti di rilevabilità tecnica mentre gli altri prodotti erano fuori norma”.
Il meccanismo è semplice. La cera fa da scudo, ovvero assorbe tutte le sostanze e impedisce così che nel miele vengano trasferite le sostanze incriminate. Un problema da non sottovalutare. Perché, se è vero che la cera non si mangia, esistono molti prodotti cosmetici a base di cera di api.
Di più: la cera si ricicla per allestire l’alveare. Ogni anno, asportato il miele dall’alveare, l’apicoltore prende la cera e la conferisce presso i consorzi apistici o la consegna ad aziende preposte alla sua purificazione. In questi centri tutta la cera viene pastorizzata per poi essere trasformata in “telaini” o fogli cerei. Fogli di cera che saranno di nuovo acquistati dall’apicoltore per allestire l’alveare. E proprio su quella cera le api cominceranno a produrre il loro fluido dorato. Ma se un apicoltore impiega sostanze illegali, la cera “contaminata”, una volta mescolata e rigenerata in altrettanti fogli cerei, è in grado di contaminare altri ignari produttori attraverso gli stessi fogli di cera. “C’è una contaminazione a catena”, spiegano fonti vicine all’inchiesta.
“L’uso di questi acaricidi chimici - proseguono - purtroppo è molto diffuso specie nel Nord Italia”. Talmente diffuso che, prelevando l’anno scorso dei fogli cerei presso la più grande fiera italiana del settore, la Apimel di Piacenza, gli inquirenti hanno trovato nella cera livelli di contaminazione elevatissimi. Con un pericolo in più, oltre a quello della tossicità: l’acaro che nasce su un foglio cera contaminato, infatti, acquisisce una bio-resistenza agli stessi pesticidi. Risultato: l’acaro sopravvive al veleno e sui prodotti dell’alveare l’allerta resta alta..
IL SALVAGENTE / IN EDICOLA di Enrico Cinotti
http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2010/02/18/con-il-propoli-anche-il-pesticida-lallarme-del-ministero-della-salute/