I fattori coinvolti nella sindrome delle api e le strategie di lotta proposte
Imidacloprid ( neonecotinoide ) -sull’ape sana la sua tossicità si può ritenere bassa( Alaux 2009 ).Il problema è che sempre più spesso l’ape bottinatrice che va a contatto col fitofarmaco non è sana e questo causa un notevole aumento della tossicità al neonicotinoide . Nosema ceranae su tutti è il principale co-fattore che entrando in sinergia col fitofarmaco produce effetti di tossicità tremendi (Alaux 2009 ).La bottinatrice infettata da ceranae risulta molto più sensibile al neonocotinoide, con effetti molto pesanti. Il secondo co-fattore che può aumentare la sensibilità ai fitofarmaci è la temperatura di allevamento della covata ( Medrzyky 2009 ) che nelle famiglie poco popolose può risultare più bassa del dovuto,ciò dando luogo alla nascita di api più sensibili ai fitofarmaci e di conseguenza ad un effetto domino di ulteriore indebolimento .
E’ facile capire che quando le bottinatrici sono soggette a problemi ,viene a mancare alla famiglia “ chi fa la spesa “ in maniera adeguata e perciò si vengono a manifestare in particolare carenze di polline le quali portano come ulteriore conseguenza l’impossibilità di produrre nuove api per compensare le perdite di bottinatrici. Un meccanismo perverso che non lascia scampo all’alveare.
Scarso riscaldamento della covata -eventualmente caratteristico di famiglie indebolite porta alla nascita di api più sensibili ai fitofarmaci ( Medrzyky 2009 ) e va perciò considerato fra gli effetti di stress che fanno partire l’effetto domino che per come è strutturato l’alveare crea problematiche pesantissime .I patogeni considerati,sommati a neonicotinoidi ( o verosimilmente altri fitofarmaci ) e a scarsa presenza quali-quantitativa del polline , portano le api a progressivo indebolimento,con sempre crescente difficoltà di approvvigionamento del polline e sempre crescente difficoltà a rinnovare la popolazione , fino nei casi più sensibili all’estinzione dell’alveare.
Nosema ceranae- agisce a diversi livelli ,prima sulle bottinatrici,riducendone significativamente l’aspettativa di vita, finchè l’infezione non è gravissima.Poi ha incidenza anche sulle api di casa.Sull’ape infetta riduce le difese immunitarie e aumenta la necessità di cibo.Le lesioni provocate nello stomaco dal suo sviluppo possono facilitare la replicazione dei virus con effetto sinergico .Associato a Imidacloprid ne aumenta consistentemente la tossicità (Alaux 2009 ) .
Virus -prima dell’avvento della varroa erano presenti sulle api in quantità minima .Ora sono presenti praticamente in tutti gli alveari e in quantità consistenti. Spesso asintomatici possono risultare devastanti da soli , e a maggior ragione associati ad altri patogeni.
Varroa -indebolisce le difese immunitarie dell’ape facilitando la riproduzione di virus e verosimilmente di nosema - ha un tasso di riproduzione sempre più elevato e sempre di più risulta associata a veicolazione di virus ( che spesso partono dalla larva stessa ) e moltiplicazione degli stessi
Polline - essendo l’elemento da cui si ricavano le proteine necessarie a costruire i corpi ( e quant’altro ) delle giovani api nascenti è assolutamente indispensabile sia come quantità che come qualità . La famiglia non può compensare le perdite naturali in condizione di ristrettezza pollinica ( si osserva calo di popolazione ) ,figurarsi se in aggiunta è in condizioni di stress con perdite di adulte sopra la norma in conseguenza di nosema ceranae associato a imidacloprid e/o a virus .Essendo il polline anche alla base della produzione di difese immunitarie sociali ( Alaux 2009 ) la sua scarsità porta a scarsità delle difese immunitarie sociali ( disinfezione dell’alveare ) rendendo lo stesso maggiormente vulnerabile anche alle altre patologie della covata ( peste americana, europea, calcificata )

La moria delle api può terminare
-sono ad oggi tre i patogeni che devono essere considerati in grado di indebolire pesantemente l’alveare o addirittura portarlo a estinzione a seconda della quantità che di loro è presente ( Varroa, Virus, Nosema ceranae ) in tutti i mesi dell’anno e che di conseguenza devono essere gestiti.
-possono poi aggiungersi fattori di disagio nutrizionale come scarsità di polline o scarsa qualità di questo. L’ape è dunque soggetta ad una sofferenza lunga e continua che in parecchi casi dà luogo alla sindrome che si osserva ormai da diversi anni.
Gli aspetti clinici-La diminuzione delle difese immunitarie e della auto disinfezione della colonia.
Sia la varroa che il nosema ceranae indeboliscono il sistema immunitario dell’ape, la quale diventa così sempre più sensibile prima di tutto ai virus ( trascurando per semplificare batteri e funghi ) i quali riescono a moltiplicarsi in misura maggiore e continuano ad essere sempre più presenti e in quantità sempre maggiori sia nelle api, che nelle regine , che sui favi , miele, polline e materiale tutto.
L’ape indebolita nel sistema immunitario e proveniente da famiglie indebolite( con scarsa cura termica della covata ), presenta sempre minori possibilità di detossificazione dei fitofarmaci.Ne diviene perciò ancora più colpita.
Le api producono sostanze naturali antimicrobiche e per la disinfezione di tutto quanto presente nell’alveare ( soprattutto acqua ossigenata ).L’alveare nel suo insieme diviene in grado di produrre solo minor quantità di sostanze disinfettanti e diviene via via sempre più contaminato.
La proliferazione dei virus e il collasso da varroa
-la replicazione dei virus presenti nelle larve è in gran parte provocata dalla presenza della varroa. In diversi casi i virus riescono anche ad arrangiarsi molto bene anche da soli,senza aiuti.Il massimo di replicazione virale si osserva dunque in corrispondenza del massimo di presenza di varroa in relazione alla quantità di virus presente nelle api . Deve perciò essere ridotta negli anni la quantità massima di varroa presente (anticipando i trattamenti oppure,ancora meglio , trattando anche in primavera oltre che a fine estate e inverno ).In parallelo si deve pensare alla riduzione del carico virale in tutti i periodi in cui si può operare ( con assenza di raccolto nel melario ,per comodità ). Si può auspicare la selezione delle regine con eliminazione di quelle alla testa di famiglie con problematiche virali più o meno evidenti ( molti virus sono asintomatici ) .

Un concatenarsi di fattori per l’ape estremamente problematici- Strategia globale di lotta
-Per la complessità della situazione esposta è necessario pensare ad una strategia complessiva di lotta ai patogeni dell’alveare non il considerarli singolarmente ed avulsi uno dall’altro.Si ha oggi a che fare con problematiche sanitarie che si concatenano con effetti devastanti.
E’ necessario contenere il carico di patogeni il più possibile già dalla primavera.
E’ possibile utilizzare Vita Oxygen al termine di ogni visita per ridurre il carico di virus e batteri e ceranae. Per la riduzione di quest’ultimo può essere utilizzato Vita Feed Gold insieme a sciroppo di zucchero.Apiguard può essere utilizzato con temperature massime da 15 °C in su per ridurre il numero di varroe presenti ( una accoppata in marzo ne fa risparmiare 30 in agosto ).
La stesso calendario di trattamenti può essere utilizzato in Agosto con eventuale ulteriore contemporanea associazione anche di Apistan per la massima riduzione di varroa e contenimento della reinfestazione .
Succedaneo pollinico Vita Brood Builder può essere somministrato a piacimento a partire dalla tolta dei melati

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