Rassegna stampa settembre 1998

Allevamento regine

I problemi legati alle regine sono sempre più frequenti nell'apicoltura attuale.

Nel 97 sono risultati così gravi nel continente americano da far organizzare uno speciale simposio a margine del congresso della Federazione Apicoltori Americani .

Il Dr Mussen dell'Università di California, nel ruolo di coordinatore, ha cercato di definire il problema mediante tre domande :

1-Il problema è nuovo

2-E' peggio del normale

3-E' verificabile uno speciale problema

Le risposte a queste domande sono sembrate essere " no". Ci sono dati storici di alte perdite di regine e un 50 % di perdite negli apiari commerciali della California è comune.

Nello stato di Washington sono state verificate mortalità superiori al 55% in soli due mesi senza che potessero essere verificate evidenze di nuove problematiche.

Molte delle perdite sembrano legate a fattori tradizionali associabili alla sostituzione della regina e alla conservazione della sostituta inclusi il maneggio durante il processo , la spedizione e la successiva introduzione nella colonia ricevente.

Nel corso della riunione è stata elaborata una lunga lista di eventi i quali effetti possono essere messi in relazione con le problematiche osservate. Sono compresi eventi climatici , malnutrizione, inospitalità ambientale, malattie e stress durante il processo di produzione. L'insufficenza dei fuchi sia in termini di quantità che di qualità sembra un aspetto importante ancora poco considerato.

Anche le condizioni della colonia ricevente sono da considerare estremamente importanti. Le colonie sotto stress , anche per malattie o acari presentano una minor disponibilità all'accettazione di una regina;

Alcuni pareri di noti studiosi sono degni di essere riportati. Secondo Marla Spivak regine provenienti da stock produttivi, ma allevate in cattive condizioni saranno inferiori a regine provenienti da stock meno produttivi, ma allevate in buone condizioni.Il controllo del nosema nei nuclei di fecondazione è molto importante. Lo sperma migra nella spermateca della regina tanto più velocemente quanto minore è lo stress presente nei nuclei. Questo significa che non vi dovrebbe essere presenza di nosema, Varroa e quant'altro La produzione dei fuchi dovrebbe essere maggiormente curata. visto che su di essi la varroa si riproduce con speciale predilizione. Dovrebbero sempre essere allevati più fuchi di quelli che si ritengono necessari.

Secondo il Dr Hoopingarner parecchi dei sintomi delle problematiche descritte p otrebbero essere collegati adosi subletali degli acaricidi utilizzati ( fluvalinate negli USA)

Secondo il Dr Pettis dell'USDA di Beltsville si deve considerare che si cerca di allevare regine sempre più precocemente.

Secondo Danny Weawer un "uso" spinto delle colonie porta a maggiori problemi. Osservazioni, maneggio e spostamenti dovrebbero essere visti anche come fonte di maggiori problemi.

L'ultimo aspetto della seduta è risultato relativo alle innovazioni nella produzione di regine. Ci sono ancora troppo poche informazioni su quelli che possono essere gli effetti dell'uso di celle di plastica, gabbie di differenti misure o nuclei in batteria. In particolare le gabbiette utilizzate sono più piccole di quelle tradizionali e perciò non in grado di contenere la quantità tradizionale di candito.

Da ultima la notizia di un corso speciale per l'allevamento di regine resistenti agli acari tenutosi a marzo in Ontario e finanziato dalla locale Associazione Apicoltori

Sintesi del resoconto della seduta elaborato dal Dr Sanford ( Università della Florida ) posto su Internet ( apfeb98.htm at www.ifas.ufl.edu)

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Valutazioni sulla produzione di celle e pappa reale da un punto di vista feromonale

I tentativi di miglioramento della produzione di celle reali e pappa reale hanno senz'altro preso in considerazione molti aspetti sia della tecnica apistica che della biologia . E' ora il momento di considerare questo tipo di allevamento anche dal punto di vista feromonale.

Il presente articolo ha per il momento pretese solo teoriche in quanto i feromoni che verranno menzionati non sono attualmente in commercio.

Nella produzione di celle reali, siano esse destinate alla produzione di regine, siano più semplicemente votate al prelievo della gelatina reale si provvede all'inserimento negli idonei cupolini delle larve di giusta età. Quando si compie questa operazione generalmente non si è portati a pensare che le larve che stiamo utilizzando derivano da almeno 16 padri diversi e che hanno delle caratteristiche genetiche diverse.

Queste differenze a livello genetico si esprimono anche a livello feromonale . Ben sappiamo che la varroa trova differenze di attrattività nei vari tipi di covata .Diverse ricerche hanno verificato come in uno stesso alveare covate diverse siano parassitizzate in maniere molto diverse. Anche l'attrattività della covata per la varroa avviene su base feromonale anche se non si è ancora capito esattamente come.

I feromoni delle larve hanno funzioni estremamente specifiche . Devono ad esempio portare alla nutrizione della larva o alla sua opercolazione.

Differenze genetiche significano con tutta probabilità differenze ( anche se in genere trascurabili ) nell'efficacia di questi strumenti di comunicazione.

Come già scritto in precedenti articoli , il Dr Le Conte è riuscito ad identificare quali siano le sostanze che provocano l'accettazione del cupolino reale , la nutrizione della larva e la sua opercolazione.

Dunque quando noi facciamo, ad esempio, una stecca con venti cellette reali mettendoci una larva , abbiamo rappresentate nel nostro allevamento caratteristiche genetiche diverse. Può anche accadere che delle 20 larve non ne abbiamo inserito due geneticamente uguali ( se i fecondatori della regina fossero 20 avremmo potuto utilizzare una larva per ogni subfamiglia ) .

Fra le tante differenze la prima è che queste 20 larve avranno sulla loro cuticola una presenza diversa della sostanza feromonale di accettazio ne. Di conseguenza chi ne ha di più sarà meglio accettato ad essere allevato come regina, chi ne ha di meno potrà anche non essere accettata. Il Dr Le Conte, aumentando artificialmente il livello di presenza di questa sostanza ( coperta da brevetto ) ha ottenuto un'accettazione pressochè totale.

Purtroppo nella pratica non ci è possibile verificare quali sono le larve che sarebbero meglio accettate e quelle che sarebbero peggio accettate. Tutto quello che possiamo fare è cambiare tipo di covata nel caso di pessima accettazione.

Proseguendo nello sviluppo biologico , la larva dovrà essere alimentata.

Ancora le 20 larve avranno verosimilmente 20 livelli diversi di efficacia della sostanza che induce le nutrici ad alimentarle. Ancora le 20 larve saranno alimentate in modo diverso . Chi più e chi meno, ma ancora, aumentando artificialmente la presenza di questa sostanza, il Dr Le Conte ha visto aumentare la quantità di pappa offerta alle larve.

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XVII fiera apistica di Castiglia- La Mancha ( Spagna )

Pastrana 26-29 Marzo 98

Sintesi delle giornate tecniche

Trattamenti alternativi alla varroa

Mariano Higes - Centro Apistico Regionale Valutazione dell'acido ossalico nel trattamento della varroasi

Lo studio in questione è stata effettuato nel autunno 97 su colonie omogenee e con regine della stessa età. Sono stati realizzati tre gruppi di cinque alveari ognuno trattati come segue :

1-acido ossalico diidrato per nebulizzazione ( 5-6 minuti ad alveare)

2-acido ossalico per gocciolamento

3- controllo

Dopo quattro settimane dal trattamento nel gruppo 1 è stata verificata un'efficacia del 94% con una caduta di varroa dell'85% nella prima settimana.

Nel secondo gruppo l'efficacia è risultata del 52%. Viene affermato che la presenza di covata non ha influenzato l' efficacia di questa prova. In un altro trattamento effettuato in primavera ( verosimilmente per nebulizzazione N.d.R.) l'efficacia è risultata del 70%.

Dopo 28 giorni dal trattamento le condizioni delle famiglie erano regolari.

Con la ripetizione del trattamento si è invece verificata la mortalità di alcune famiglie mentre in altre la regina è diventata fucaiola.

Josè Antonio Ruiz Martinez- Centro Andaluso di Apicoltura Ecologica Risultati di trattamenti alternativi in Andalusia

Nelle prove effettuate in Andalusia si è verificato che acido formico e Rotenone danno risultati irregolari. Col timolo è stata raggiunta un'efficacia media dell'88% in qualsiasi modo lo si applichi.

Gli studi effettuati sul timolo sembrano confermare nuovamente che è necessario fra l'ape e questo acaricida naturale. Si può ipotizzare che l'efficacia acaricida del timolo non sia tanto da attribuire all'evaporazione ma all'azione fisica. Per verificare questa ipotesi è organizzata una piccola sperimentazione su 4 alveari . In due di questo il timolo era utilizzato in maniera che le api non potessero venirvi a contatto. Negli altri due la metodica di utilizzo consentiva il contatto tra api e timolo. Il secondo metodo ha avuto un'efficacia del 96-97%. Il primo solo del 24-29%.

Maria Luz Torregrossa -Centro di investigazione e controllo di qualità del ministero della sanità e consumo Valutazione dell'autenticità dei mieli mediante spettrometria di massa e ralazione isotopica

Alcuni mieli presenti sul mercato spagnolo hanno destato il sospetto dei ricercatori del Centro riguardo allo loro autenticità. Su tutti 10 campioni di millefiori con umidità più bassa del normale, HMF più alto dei valori di legge e struttura insolita con presenza di granuli di amido , del tutto assente nel miele genuino. Anche le destrine erano abbondanti a dimostrazione di un'aggiunta di zuccheri. La spettrometria di massa ha confermato che il 90 % di questi campioni erano adulterati con valori superiori al 7% di zucchero aggiunto.

sintesi da Vida Apicola maggio - giugno 98

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Dalla Germania nuovi dati sull'efficacia dei trattamenti con soluzione di acido ossalico gocciolato

Lo studio della metodica italiana del gocciolamento di una soluzione di acido ossalico è iniziata presso il centro di ricerche apistiche di Hohenheim nel dicembre 96 ed è proseguita nel 97 su circa 125 alveari. Una parte importante dello studio del 97 è stata la valutazione delle condizioni degli alveari dopo il trattamento nonché degli effetti dello stesso è sulla quantità di popolazione primaverile. Sono state studiate soluzioni con concentrazione dall'1 al 10 %.

I trattamenti con ossalico sono stati realizzati tra il 17 ottobre e il 1° dicembre. I trattamenti di controllo da metà novembre a fine dicembre.

L'efficacia del trattamento effettuato in novembre è generalmente più alta dello stesso effettuato in ottobre. Questo potrebbe essere imputato ad una residua presenza di covata in ottobre. la presenza di covata limita chiaramente l'efficacia del trattamento. Maggiore é la presenza di covata minore risulterà l'efficacia del trattamento. E' da notare che la varroa risulta presente nella covata in percentuale variabile. Gli studi effettuati ad Hohenheim sulla dinamica di sviluppo del parassita dimostrano che in condizioni di grande presenza di covata ( circa 40.000 celle ) questa può ospitare fino all'80 % degli acari presenti nella famiglia. Covata molto scarsa ( meno di 5000 celle ) tipica dell'autunno ospita circa il 20% delle varroe presenti. Una efficacia minore può però essere spiegata anche da una peggiore distribuzione all'interno dell'alveare o da una più veloce metabolizzazione da parte delle api.

Il trattamento con acido ossalico non è per niente gradito dalle api. In tutti gli apiari studiati , gli alveari trattati con ossalico si sono chiaramente invernati in condizioni peggiori rispetto a quelli non trattati. E' anche chiaro che l'invernamento è condizionato dalle condizioni atmosferiche proprie dell'apiario.

Invernamenti in zone calde , con nascita di api in questi mesi, consentono agli alveari di soffrire di meno gli effetti negativi del trattamento e di avere cali di popolazione meno sensibili.

In tutti gli apiari studiati ,gli alveari trattati hanno presentato ad inizio marzo un numero minore sia di api adulte che di covata rispetto agli alveari non trattati.

Gerhard Liebig -sintesi da Deutsches Journal 6/98

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Gli incredibili progressi della metereologia utili anche all'apicoltura

La disponibilità di calcolatori in grado di elaborare milioni di dati e la collaborazione fra le stazioni di rilevamento metereologico sparse in tutto il mondo hanno fatto fare un incredibile salto di qualità alla metereologia. Viene affermato che per la prima volta nella storia è possibile disporre di previsioni stagionali. I metereologi sono in grado di prevedere l'andamento climatico in una data zona per tre mesi. C'è da dire che non si tratta del tipo di previsione che siamo abituati a vedere alla televisione, ma piuttosto della valutazione su quanto temperatura e piovosità del periodo si discosteranno dalle medie stagionali nella zona per cui è richiesta la previsione.

Si tratta di indicazione di grande importanza per la programmazione di molte attività economiche fr a cui certamente anche l'apicoltura.

L'affidabilità di queste previsioni è attualmente del 95% e si può scommettere che diventera nno ancora più precise nei prossimi anni ..

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Sull'infestazione della covata maschile e relativa importanza sul controllo della varroasi.

La maggiore infestazione delle celle da fuco è conosciuto e la tecnica meccanica di prelievo di questa covata ampiamente utilizzata per il controllo della varroasi. Un articolo del Dr Peter Rosenkranz, Direttore del centro di ricerche apistiche di Stoccarda, pubblicato su Adiz di Maggio 98 porta nuovi e interessanti elementi alla comprensione di questo fenomeno e al miglioramento della sua efficacia.

Il ricercatore tedesco ha effettuato uno studio per la verifica delle modalità di infestazione in bugni rustici di api europee per verificare le differenze rispetto alle api cerane in identiche condizioni , che risultano resistenti all'acaro. Ha concluso che nei bugni , il 75% degli acari infesta la covata maschile. La covata maschile è innegabilmente più attrattiva. E' stato possibile verificare questa maggior attrattività in particolari test in condizioni artificiali in cui le varroe potevano liberamente scegliere tra covata di fuchi e di operaie. in questo caso l'infestazione dei fuchi è risultata solo due o tre volte maggiore di quella delle operaie. Il ricercatore ha perciò affermato che non è solo la differenza di attrattività a determinare la differente infestazione ( che in natura arriva ad essere anche 25 volte più alta). La prima idea è stata che le api nutrici giochino un ruolo come trasportatrici di varroa. Le celle che vengono visitate più spesso dalle nutrici avrebbero dunque più alte probabilità di venire infestate.

Al momento dell'opercolazione i fuchi hanno un peso circa triplo rispetto alle operaie. Devono dunque essere stati alimentati con un maggior numero di visite. Inoltre, il particolare tipo di opercolazione a cupola, necessario a causa della grande mole della larva richiede più tempo. Ciò comporta una presenza maggiore delle nutrici e dunque ancora una maggior probabilità di infestazione.

Il ricercatore ha poi voluto verificare con un piccolo esperimento se diversità nell'attività delle api hanno qualche ruolo sull'infestazione.

Ha allora sistemato favi con celle pienamente costruiti e altri con celle accorciate a tre - quatto millimetri, tutte con uova deposte , che le api dovevano forzatamente completare perchè potessero ospitare lo sviluppo delle larve. L'infestazione delle celle pienamente costruite è risultata meno della metà di quelle da terminare a dimostrazione che più le nutrici si fermano a curare una cella, maggiori sono le probabilità che essa venga parassitata.Nella pratica questo porta a consigliare di eseguire la lotta meccanica facendo costruire alle api i pezzi di favo che saranno prelevati anzichè inserire favi da fuco già costruiti.

Con un'altra prova ha voluto verificare l'importanza della densità delle api rispetto al livello di infestazione. Le api non sono equamente suddivise per tutto l'alveare, ma presentano delle zone a maggior densità. I favi centrali presentano una densità di api maggiore rispetto a quelli laterali.

La quantità di varroa nei favi centrali è risultata tre volte più alta di quella nei favi laterali. E' dunque consigliabile inserire il favo trappola nel centro del nido .

I test effettuati in diverse parti del mondo dimostrano che là dove vengono prelevati tre o quattro favi di fuchi l'infestazione permane a livelli molto più bassi.

Si ricorderà che una varroa tolta in primavera corrisponde a 50- 100 acari in autunno . E' dunque molto chiaro che un intervento mirato posa abbassare significativamente il livello di infestazione, consentendo una presenza di acari accettabile durante il raccolto e ritardare notevolmente il momento di pericolosità in cui sarà necessario il trattamento.

Come ultima considerazione da parte del redattore per chi utilizza la produzione di sciami , trattandoli nel momento di assenza di covata , per abbassare il livello di infestazione degli alveari. Sembra molto consigliabile costituire questi nuclei dai favi centrali contenenti fuchi, i quali avranno il livello di infestazione maggiore e con essi si potrà cercare di togliere la quantità più alta di varroa.

Adiz di Maggio 98

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Produzioni e mercato del miele in Germania ( settembre 98)

Lo svilippo delle colonie non è risultato quest'anno ottimale a causa di una primavera decisamente inclemente. Sull'acacia sono risultate discrete le produzioni. Deludenti invece per tutte le altre fioriture , compresa la melata d'abete che in Germania è la più richiesta.

L'Associazione Apicoltori Professionisti tedeschi ritiene che di conseguenza sarà abbastanza buona la richiesta di miele tedessco con prezzi abbastanza sostenuti.

A seguito dello scandalo scoppiato dopo il ritrovamento da parte delle competenti autorità francesi di consistenti partite di miele cinese sofisticato e del dossier pubblicato dal sindacato professionale francese; le associazioni apistiche tedesche si sono mosse nei confronti delle autorità e dei responsabili degli istituti di ricerca per affrontare il problema anche sul mercato tedesco.

da Adiz 9/98

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La verifica della caduta naturale prima e dopo i trattamenti antivarroa come utile sistema di monitoraggio dell'infestazione.

Anton Imdorf - Jean Charriere Stazione di ricerche apistiche di Berna ( Svizzera)

A seguito delle esperienze di diversi anni per la messa a punto dell'utilizzo di acidi organici e oli essenziali , per cui sono state necessarie prove su centinaia di alveari , i ricercatori svizzeri si sentono abbastanza sicuri di quello che dovrebbe essere la caduta naturale di acari e il livello di infestazione in ogni periodo stagionale.

Una caduta giornaliera di 10 acari alla fine di luglio dovrebbe significare un livello di infestazione di circa 2.000 acari. La caduta di 5 acari dovrebbe significare infestazione da circa 1200 acari.

La caduta di un acaro al giorno ad inizio settembre , dopo i trattamenti significa presenza di 400 acari, che rappresentano ancora un a quantità pericolosa nelle condizioni italiane .

La valutazione della caduta non deve essere fatta lasciando i vassoi diagnostici solo per 24 ore , ma calcolando la media della caduta rispetto al tempo di permanenza

da Deutsches Bienen Journal 9/98

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SETTEMBRE 1998

Pagina a cura di Gianni Savorelli