Come in sessanta minuti termicamente soffoco le varroe nei favi di covata opercolata


SOMMARIO

-A differenza di altri "prodotti", operando con il Metodo Termico, le api nasciture vengono risparmiate già in precedenza dalla tortura della coinquilina varroa nei giorni dell'opercolatura

-Graduali sessanta minuti di "preriscaldamento ambientale" dell'essiccatoio (20°- 25°- 30°-35°,- eccetera..42° -...) seguiti da altri sessanta effettivi 42° raggiunti

-Trattamento già a fine marzo e, volendolo, REITERARLO a settembre

-Metodo riservato ad apicoltori espertissimi.

Si tratta, infatti, di scuotere decine di favi opercolati dalle migliaia di api che li presidiano. Grande immancabile procurato caos, quindi, sopra-attorno e sotto lo "spazio aereo" delle stesse arnie..

Abbiamo proprio per questo deciso di descrivere una metodologia soft non violenta anche per chi fosse quasi alle prime armi...Incominciando proprio dallo stesso indolore sperimentato sistema di aprire un'arnia.

Vedi foto: due fogli-tovaglia anti umidità da tenere inseriti abitualmente nell'arnia e soprattutto al momento di "rimboccare le coperte alle api" per l'invernamento...

Vietato ricorrere ad acqua e zucchero=incollamento mortale ali delle api alla piattaforma che le riceve

Un "affumicatore"-nebulizzatore solo ad acqua per irrorare le api del favo prescelto Il classico affumicatore con sacco di liuta o altro come comburente

purché sia materiale che non sia stato a contenuto chimico, già olfattivamente pestifero..

Questo ultimo classico affumicatore, cioè, servirà solo per emergenze ....Due chiodi infissi all'ingresso per facile supporto ad una leggerissima lamiera

in alluminio...Scuotimento delle api su questa piattaforma tenuta in parallelo all'ingresso .. Due mielari sovrapposti come contenitore da porre

nell'essiccatoio oppure meglio ancora altrettante doppie gabbie Bozzi ( vedi foto) da inserire cadauna nel fornetto pediatrico-entomologico

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Durante i lontani esami di filosofia ricordo che programmaticamente è stato obbligatorio imbattermi oltre che in Platone, Johann Fichte, lo studioso della soggettività idealistica kantiana, identificandola come principio assoluto nel sentimento del Me, ...eccetera ( bla bla..)...

Ho dovuto, cioè, studiare anche Karl Marx (1818-1883) ed il suo collega filosofo Friedrich Engels ( 1820-1895) che ne ultimò il Capitale e che rivolse con Marx stesso il primo appello ai proletari di tutto il mondo..

Dopo di allora mai più avrei pensato di dovermi imbattere, come apicoltore, in un discendente almeno come omonimia engeliana, in un docente di zoologia all'Università di Tubinga (Germania)

W. Engels

Varroa control by hyperthermia.

In : Matheus A. Ed. New Perspectives on Varroa. Ibra. Cardiff, pp. 115-119).

In sintesi, per gli amici ciò che grazie al prof. W. Engels ho potuto realizzare circa un'operazione termica contro la varroa che mi salvaguarda da ..... trattamenti, quasi sempre, mai totalmente innocui

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-Ho la fortuna di possedere un essiccatoio (due "c", mi raccomando?!; dal verbo essiccare, rendere secco..) dotato di termostato magnetico tarato fino a 45 gradi. (Vedi foto)

Termicamente si opera con le api basandosi su dati essenziali che W. Engel stesso ha messo a punto.

1) La varroa a 40°, per un tempo sufficientemente prolungato, muore.

2) Le larve delle api sopportano quelle di 42-43 gradi.

3) Durante la stagione di allevamento covata, la maggior parte delle femmine varroa si trovano all'interno delle cellette di covata opercolata. ( Ifantidis e Rosenkranz,1998).

4)Le api, a fronte di forti temperature, faticano terribilmente a tenere abbassata la eccessiva termicità subendone gravissimi stress. A questo, però, si può ovviare sgomberando- scuotendo le api le api adulte dal favo a sole cellette opercolate ------------------------------------------------(Vedi foto su modalità operative : arnia con coperchio e tovaglia sottostante; altra copertina a sola grandezza spazio telai; spruzzino per fiori, usato per nebulizzare con acqua le api del favo opercolato; scuotimento su grande lunga piattaforma tenuta orizzontale all’ingresso, lamierina in alluminio a bordi rialzati per salvare soprattutto le api giovani appena nate, incapaci di volare e che resterebbero per terra senza scampo...

<---(Foto pure rara con presenza di sole api neonate da pochi minuti, al massimo di un'ora di vita Sono sfarfallate durante una operazione termica nell'essiccatoio restando ancora vivaci e vegete)

Davanti a queste possibili risoluzioni mi sono detto: "Perché non vuoi provare e, subito, visto che a marzo i favi di covata solo tra l'altro relativamente pochi (tre-quattro per ogni arnia)?"

Detto fatto. Sono andato alla ricerca uno scivolo su cui spazzolare le api . In mancanza di questo, ma proprio per emergenza, solo per i disperati della fretta..; basterà stendere per terra un nylon grande su cui scuoterle o spazzolarle

 

Personalmente non uso (quasi) mai la maschera...

Tengo in bocca una sigaretta leggerissima, "per donne", senza aspirarla per annuvolare qualche settore dove mi accorgo che api decidono di partire all’attacco. D’estate mi è utilissimo indossare gli occhiali da sole..Le api eventuali che si fiondano contro di me, prima vedono se stesse nel riflesso d’arrivo e vanno a colpire soltanto la loro ombra. Resta il tempo per retrocedere....

<---Essiccatoio per polline con cinque pianali ancora vuoto

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Ricorro sempre anche al trucco della fuga immediata sul posto. Appena, cioè, ho sferrato il pugno sul favo opercolato, improvvisamente mi abbasso quasi fino a terra tenendo la testa bassissima, con il sedere quasi più alto della capoccia, restando immobile per qualche secondo..

Dopo un po’, ricorro alla seconda scossa pugnaria e tutto sarà già fatto anche per questo favo...

(Non va bene scuotere i favi violentemente e con forza bruta perché le uova e le larve verrebbero defenestrate da loro sito); una mini arnia leggerissima in polistirolo, o due semplici mielari sovrapposti, saranno ottimo contenitore per una decina di covate opercolate, da sistemare nell'essiccatoio.





Due mielari sovrapposti
diventano contenitori
per i favi opercolati

Per chi è fortunato ( ma i privilegi operativi bisogna anche cercarseli), può ricorrere alla gabbia doppia Bozzi ( Vedi foto------>) che protegge bene il favo opercolato tenendolo a giusta distanza dal vicino quando sarà allineato dentro all’essiccatoio..

- Avere a disposizione, per controlli, quanto meno un termometro a minima e massima da appoggiare sopra ai favi opercolati ed un normale termometro da febbre umana da mettere sul fondo dell’essiccatoio, per documentare la effettiva escursione termica raggiunta..

-I favi andranno supportati-rialzati quanto basta spazialmente dal fondo dell’essiccatoio perché come noto la temperatura risulta maggiore in alto, sotto la parete dello stesso.....

-Una volta inserito tutto il materiale chiudo l’essiccatoio. Mi accerto subito manovrando manualmente il termostato magnetico che la temperatura venga effettivamente tarata sui 42-43°-

Lo stesso termostato magnetico ha la possibilità di avere delle lamelle che ogni dieci minuti staccano di qualche minuto la stessa erogazione termica per riprenderla subito dopo...

Lascio trascorrere così un’ora di tempo, quanto basta per ottenere una temperatura ambientale omogenea su tutte le parti dei favi opercolati ( loro fascia bassa- media o superiore)

A questo punto ancora una occhiata veloce ai tre termometri ( al magnetico- a quello della minima e massima- e al normale infermieristico) inseriti per constatare le gradazioni raggiunte.

-Inserimento di una sveglia che segnali inflessibilmente-rumorosamente la scadenza del tempo a termoregolazione programmata...

Dimenticare le api nel "fornetto" è degno solo di diabolici smemorati...

Seguono i sessanta minuti di effettiva temperatura equatoriale (42°-43°).

-Veloce restituzione alle arnie dei favi asportati. Attendere, però, sempre un po’ per evitare di restituire alle api favi ancora caldi che loro evidentemente non gradirebbero

-Puntine da disegno possono ricordare le loro diverse provenienze.

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.Per serietà avrei dovuto aspettare 24 ore ma giù alla fine dell'esperimento ho sbucciato cento cellette per constatare se le varroe fossero veramente decedute. Un momento di delusione. Quasi nessuna varroa ..Solo grazie ad un pugno bene assestato al favo tenuto orizzontalmente ho potuto far piombate sul foglio di controllo.. uscire dal fondo cella dove erano tramortite o già stecchite undici varroe

Grande soddisfazione. Mio ballo da capo tribù indiano attorno alle batterie d’ api...

Conservo foto ricordo di queste preimmaginali protoninfe e deutoninfe di colore biancastro, maschi varroe dal colore giallastro...Cioè, cinque madri abbronzate e loro primi figli maschi ancora pallidi..

(NB. per una svista, invece dei 42-43°, avevo maldestramente capito fossero necessari 45° per cui, a tutti quei favi, avevo fatto subire questi ultimi semi proibitivi.

Anche così non ho avuto cedimenti cerei dei favi.

-Con la scusa di poter farne stare molti di più nell’essiccatoio non bisogna però, assolutamente metterli in orizzontale. Il calore riuscirebbe a farli quantomeno "illanguidire"..

In greco: i p e r , iper= massimo (ipermercato; t e r m o s , termos=calore); iperermia=massimo calore

Al riguardo dell'argomento ipertermico, dove, cioè, si è parlato di lui, oltre alla citazione precedente dello stesso autore

Engels W. ( Varroa control by hyperthermia. In :Matheus A.Ed. New Perspectives on Varroa. Ibra. Cardiff, pp. 115-119) mi permetto rimandare anche ad un testo di Api e Flora:

" Validità del metodo biotermico della ipertermia. Gen.-febbr. '99)"; o meglio ancora ad Apiacta, n.2, 1998..

-Sono certo che già con questo incoraggiamento didattico ci saranno apicoltori intraprendenti nel mettere a ritmo addirittura un generatore elettrico portatile da affittare per qualche mezza giornata agli apicoltori del posto. Un sogno forse possibile a chi non fosse fortunato come me di avere le api, corrente elettrica, quasi in camera matrimoniale..

Quando ricorrere al Metodo termico?

Trattamento già a fine marzo dei primi tre-quattro favi a covata opercolata globalmente già chiusa e dopo venticinque-trenta giorni -( data integrale nascita fuchi ) per gli altri similari che al momento erano solo a covata aperta ..

-Anche a fine settembre quando la covata è ripresa già un po’, si può far fare alla covata opercolata "un secondo giro" in questa incubatrice pediatrico-entomologica...

Riflessione stile lacrime di coccodrillo

-Quando il decantato, "provvidenziale" innocuo, presidio sanitario Apistan scombussolava invece pesantemente sia le api che varroe, queste ultime, si diedero subito da fare per anticipare il normale loro ingresso in maternità di alcuni giorni ed avere due eredi in più invece di un solo come prima ..

-Le api, causa questo a noi allora ignoto stress per maggiorata presenza di varroe, incominciarono pure nel frattempo, a coltivare mini-covate anche in mesi invernali da cui prima si astenevano.....

-A queste osservazioni circa nuove strategie della varroa, oggi come oggi, voglio aggiungere anche la modesta personale constatazione che la varroa, almeno qui in Piemonte, non entra in maternità né alle prime covate di metà febbraio né alle ultime, a fine ottobre

Di conseguenza non serve trattare solo all’inizio o soltanto alla fine stagione perché i favi di covata sarebbero proprio minimi potendo così acciuffare anche le varroe del momento ..

Proprio per questo, tratto termicamente le covate opercolate a fine marzo quando vedrò presenti come minimo tre-4-5 favi di covata globalmente chiusa o a fine settembre quando questa deposizione proseguirà anche fino a novembre...

-Favi di covata ferormonalmente seducenti-attrattivi per varroe in cerca di riproduzione?

Sì,ma non andrà dimenticato ancora che l'acaro, per svariati motivi, non entra subito in maternità quando esce dalla celletta ma attende normalmente parecchi giorni...

-Solo dopo venticinque giorni o più di questi giorni, quindi, dal trattamento dei primi favi opercolati , immetterò nella incubatrice, termostata magneticamente, anche gli altri favi che prima non erano ancora a covata chiusa

A fine settembre, come dicevo già- volendolo, posso ancora intervenire con il termico... senza lasciare alcun residuo ossalicato, liposolubie, idrosolubile.... a riposare trullo trullo- a maturare addirittura come una mela, tra le accoglienti materne molecole della cera....-.

Termino.

Auguri a tutti gli amici della list. In special modo ai fortunati possibili termofili (vicinanza apiario, tempo libero...).

Con stima. Percelsi Adolfo. adolfope@tin.it

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Per i " géniali costruttori nati" suggerisco di realizzare i preziosi suggerimenti di Stefano Martinetto

http://www.apicolturaonline.it/ipertermia.htm (considerazioni generali..)
http://www.apicolturaonline.it/termico.htm ( concetti di fondo..)
http://www.apicolturaonline.it/termico1.htm ( realizzazione di una scatola termica..)
http://www.apicolturaonline.it/termico2.htm (procedura di termotrattamento)