|  | dai Nuovi poemetti da Pietole,   vv. 1-13, 49-55, 78-82, 290-306
 [Si riportano alcuni passi,
tra cui quelli iniziale e finale, del poemetto sull’emigrazione dei contadini
dal mantovano, che rievoca la figura e le opere di Virgilio]
   Siede, adagiato sotto la corona
d’un ampio faggio, il dorso ad una siepe,
 il contadino. E piena d’api i fiori,
 la siepe manda un lieve suo sussurro.
 Splendono intorno e fiumi e laghi al sole,                               
5
 al vento glauche fremono le spighe.
 Ad ora ad ora un muglio di giovenchi
 cupo, e un tremulo ringhio di polledri;
 e tubar rauche qua e là colombe,
 e gemebonde tortori sull’olmo.                                              
10
 Quegli ripete aspre parole ai pioppi,
 ai lunghi pioppi dondolanti in fila.
 E dice: - I am Italian I am hungry… -
 […]
 Bombisce a un tratto e palpita la siepe,
e, fatto sciame, volano via l’api                                             
50
 come un’oscura nuvola. Ché tu,
 tu sopra vieni; e ti si fanno incontro
 tutte, dai florei pascoli e dai bugni,
 l’api con suon d’avene e di campestri
 buccine e franto strepere di trombe;                                      
55
 […]
 o tu [Virgilio]
cui l’arnie, di cucite scorze
o di tessuti lenti vinchi, all’ombra
 dell’oleastro, persuadeano il sonno                                       
80
 col grave rombo, quando a te tra i fiori
 era la cuna: […]
    O buon profeta! o anima immortale                                 
290
di nostra gente! La Saturnia terra
 torni a chi l’ama, a chi la vanga ed ara!
 Rieda a’ suoi posti il migratore, e parco
 alcuni scabri iugeri redima,
 come il tuo vecchio Cilice, e vi pianti                                
295
 la sua casetta, e viti ed arnie e fiori,
 grano per casa, e fieno pei giovenchi,
 e pei nepoti il molto cauto ulivo!
 Tu sei con noi: la voce tua che suona
 mista di trilli, di ronzii, di mugli,                                        
300
 dal cielo annunzia il nuovo tempo umano.
 Per tutto ondeggia, senza reste, il grano,
 il miele sgorga dalle cave quercie,
 e pende l’uva dagl’incolti pruni.
 ITALIA! ITALIA! … Ed altri eroi son nati,                    
305
 E sarà, tutto, ciò che ancor non fu.
 
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