Virus delle api e loro impatto sulla Varroasi
Fra i tanti ospiti del mondo delle api ,anche molti virus, parecchi dei quali inoffensivi, vivono normalmente nell’alveare. I virus non sono tenuti in sufficiente considerazione dall’apicoltore, che in genere “ fa i conti “ sulla varroa , ma non considera questi “ piccoli amici” che l’acaro trasporta e moltiplica e che sono invece la reale causa delle difficoltà o morte delle famiglie di api infestate da varroa . Ne consegue che gli scienziati che si occupano di apicoltura cercano di conoscere il più possibile su di loro. Sul territorio austriaco la presenza dei principali virus pericolosi per le api è stata recentemente verificata in 90 famiglie che mostravano segni di spopolamento, collasso ,paralisi e colorazione scura delle api .Il virus più presente è risultato DWV( virus delle ali deformate, quello che fa sì che in presenza di varroa, che facilita la vettorazione del virus,le api nascano con le ali sfrangiate) presente nel 91% dei campioni, ABPV ( virus della paralisi acuta delle api ) è risultato presente nel 68% dei casi. SBV nel 49% dei casi ( questo è il virus della covata a sacco , che almeno porta a sintomi visibili e decisamente caratteristici)BQCV( virus della cella reale nera ) nel 30% dei casi .
CBPV( virus della paralisi cronica) nel 10% dei casi.In molti campioni è risultato presente più di un virus.La distribuzione è risultata variare considerevolmente a seconda delle aree geografiche ( salvo appunto il caso del DWV praticamente ubiquitario). In tutti i campioni di api che mostravano colorazione scura e disorientamento è sempre stato rinvenuto il virus CBPV.
La simultanea infezione da DWV e ABPV è risultata molto frequente in famiglie deboli o spopolate o vicine al collasso ( cosa del resto già ben nota , ma eternamente sottovalutata). Api prelevate da famiglie apparentemente sane all’interno dello stesso apiario da cui sono state studiate le famiglie con problematiche sanitarie attribuibili a varroa , hanno mostrato un quadro virale pressoche analogo , ma in quantità da 10 a 126 volte più basso.
Questo porta a far concludere che quando in un apiario vi sono famiglie in sofferenza virale ,le altre famiglie debbano essere a loro volta considerate potenzialmente a rischio .E’ sufficiente che nell’anno in corso o nel successivo la varroa ne produca sufficientemente la vettorazione e la moltiplicazione per veder estendersi o ricomparire le problematiche virali.L’istituto di ricerche apistiche svizzero, ha tentato di approfondire la relazione tra mortalità invernale di famiglie e la presenza virale.
ABPV ( paralisi acuta ) e DWV( virus delle ali deformate) possono giocare un ruolo essenziale anche per ciò che riguarda la mortalità invernale delle famiglie. La ridotta aspettativa di vita delle api colpite da virosi è nota da tempo. La ricerca:Intricate transmission routes and interactions between picorna-like viruses (Kashmir bee virus and sacbrood virus) with the honeybee host and the parasitic varroa mite(Shen e al ) ha studiato la relazione tra il Virus Kashmir ( non riscontrato in Austria, ma molto presente in altre nazioni ) quello della covata a sacco (SBV ) e la varroa.I risultati dimostrano che KBV e SBV possono co-infettare le api. Lo studio ha dimostrato la presenza virale in regine e loro uova, cioè il passaggio virale dalla regina alle uova e la trasmissione tra le api e da queste alle larve .I virus sono stati rinvenuti in tutti gli stadi di sviluppo della covata e in tutti i tipi di cibo. Anche sulla varroa e nella sua saliva sono stati rinvenuti entrambi i virus , confermando che l’acaro può fungere da vettore di infezioni virali multiple .
Ulteriori conferme giungono dallo studio:
A scientific note on the detection of honeybee viruses using real-time PCR (TaqMan) in Varroa mites collected from a Thai honeybee (Apis mellifera) apiary. ( Chantawannakul e al ).
Gli auori hanno rinvenuto sulle varroe in studio cinque tipi di virus simultaneamente presenti.
Effects of parasitization by Varroa destructor on survivorship and physiological traits of Apis mellifera in correlation with viral incidence and microbial challenge.(Yang X, Cox-Foster D. Parasitology marzo 2007) verifica l’impatto dell’acaro su sopravvivenza, incidenza virale , caratteristiche fisiologiche delle api neonate.
Risulta confermato che la parassitizzazione da varroa è collegata ad un’alta presenza del virus delle ali deformate (DWV) e ciò dà luogo ad una notevole diminuzione dell’aspettativa di vita dell’ape. Gli autori hanno poi provato ad infettare le api parassitizzate da varroa con un batterio test (Escherichia coli) trovando che la sopravvivenza di queste è molto minore rispetto a quella di api che non hanno avuto contatti con la varroa.
Ciò è risultato correlato all’assenza di un importante attività enzimatica del sistema immunitario , la fenolossidasi. Gli autori concludono che il sistema immunitario delle api parassitizzate non è pienamente funzionale, rendendole estremamente vulnerabili.
Gaultier ha studiato la presenza virale in vari organi delle api colpite e ha potuto verificare che la presenza del DWV ( virus delle ali deformate) può avere effetti sulle capacità di fertilità di regine e fuchi. .Particolarmente in questi, la presenza virale fa si che l’intero tratto riproduttivo risulti gravemente compromesso.
Soprattutto, il virus sembra avere profondi effetti sul tratto intestinale e ciò potrebbe portare a complicazioni nelle funzioni digestive che potrebbero (NDR ) , dati i deficit immunitari, implicare una maggior suscettibilità a patogeni quali il nosema, che anche in minime quantità potrebbe trovare una facilitata via di proliferazione in questi ospiti debilitati, per poi manifestare azione, una volta moltiplicatosi a livello esponenziale, anche su api definibili sane e normalmente in grado di resistere ad una discreta presenza del patogeno. Lo stesso quadro che Fries ipotizza per peste americana (secondo Fries l’agente della peste può riuscire ad avere una più facile crescita e moltiplicazione sulle api indebolite.Dopo essersi moltiplicato anche su una sola larva, una volta raggiunta una presenza numericamente notevole, il patogeno potrà poi risultare pericoloso anche per quelle api componenti la famiglia che risultano sane).Secondo de Miranda vi è una consistente rimozione di larve e pupe in relazione all’esposizione a nutrici infettate da virus durante la stadio larvale.
La varroa recita un ruolo del decisamente fondamentale per quanto riguarda la moltiplicazione e vettorazione dei virus che poi risulteranno trasmessi anche dalle api stesse alle larve attraverso la nutrizione .Proseguono anche gli studi sulla trasmissione verticale dei virus nelle api stesse. pubblicato su J Gen Virol. 2007 Agosto ;il lavoro Vertical-transmission routes for deformed wing virus of honeybees (Apis mellifera) di Yue C, Schröder M, Gisder S, Genersch E.dell’istituto di ricerche apistiche tedesco
verifica come il virus delle ali deformate che risulta ampiamente visibile nei suoi effetti nel momento precedente il collasso da varroa e spesso considerato impropriamente un sintomo diretto della varroasi ,risulta , in assenza di varroa praticamente invisibile. Il virus può comunque risultare persistente nel tempo a livello di infezione inapparente diventando sintomatico al crescere dell’infestazione da varroa. Per dimostrare la trasmissibilità del virus da una regina alla sua progenie ( trasmissione verticale) sono state collezionate 192 uova non fertili originate da otto regine vergini e altre 192 dalle stesse regine dopo fecondazione artificiale con seme non contaminato o contaminato con DWV. E’ stato così possibile dimostrare il passaggio dello specifico virus DWV dalle regine alla loro progenie e dai fuchi alle regine al momento della fecondazione.
Viene dunque fortemente confermata la necessità di rapida sostituzione della regina, con introduzione di una regina allevata in un’altra famiglia in tutti quei casi si presentino i sintomi della presenza del virus DWV , particolarmente se relazionata a bassa infestazione da varroa. La sostituzione delle regine con regine provenienti da altre famiglie e particolarmente importante per gli allevatori di regine. Il fatto che la regina porti dentro di sè una carica virale può complicare parecchio la gestione della profilassi antivarroa. Allo stesso modo , la presenza negli apiari di fuchi contaminati va a costituire la diffusione virale potenzialmente ovunque nel raggio di quasi otto kilometri. E’ dunque di estrema importanza per tutti cercare di ridurre il più possibile la presenza negli apiari dei virus delle api .
A chiudere il cerchio , lo studio pubblicato in dicembre su Appl Environ Microbiol. Spread of Infectious Chronic Bee Paralysis Virus by Honeybee (Apis mellifera L.) Feces.
Ribière M, Lallemand P, Iscache AL, Schurr F, Celle O, Blanchard P, Olivier V, Faucon JP.dimostra, per il momento relativamente al virus CBPV, che l’RNA del virus é presente nelle feci delle api. L’infettività di queste feci é stata testata mediante inoculazione intratoracica e piu semplicemente ponendo api cavia in gabbiette precedentemente abitate da api infette.
Il virus é stato sistematicamente ritrovato nelle feci delle api infestate sia artificialmente che naturalmente oltre che sul “pavimento “ delle famiglie naturalmente infette.
Si intuisce che sia inoculazione intratoracica che sistemazione di api cavia in gabbiette precedentemente abitate da api infette ha provocato patologia virale nelle api in studio.
Lo studio dimostra che le feci costituiscono causa di infezione virale e che questa via di trasmissione può condurre alla aperta manifestazione della paralisi cronica nella famiglia .Questa é la prima conferma sperimentale che le particelle virali di CBPV presenti negli escrementi delle api infette possono infettare altre api provocando la aperta ,manifestazione della patologia attraverso la semplice condivisione di superfici. La varroa e i virus rendono le api anche un po’ più stupide.
The parasitic mite Varroa destructor affects non-associative learning in honey bee foragers, Apis mellifera L.(Kralj J, Brockmann A, Fuchs S, Tautz J. Pubblicato su JCPANSNBP NOV 2006) verifica che dalla parassitizzazione le api hanno danni al comportamento di volo , all’orientamento oltre che all’apprendimento associativo. Iqbal ha invece verificato come l’infezione virale causi specifici deficit nell’apprendimento e nella capacità di memorizzare delle api. Tutte queste conoscenze portano a concludere che i virus sono la sottostimata causa di moltissimi problemi delle api .
Sembrerebbe chiaro che alla base delle devastazioni che sconvolgono attualmente l’apicoltura mondiale vi sia l’anomala presenza di virus all’interno degli alveari .Che si parli di nosema o di varroasi , vi è spesso l’associazione di almeno un virus che amplifica l’azione del patogeno apparentemente principale.
Nella varroasi il virus DWV ( virus delle ali deformate) é erroneamente considerato solo un sintomo apparente di varroasi. Al contrario,dovrebbe piu correttamente essere considerato sintomo di virosi derivante da varroasi. Bisogna sempre tenere ben presente che la varroa produce solo ferite nell’esoscheletro. Rotture meccaniche.Tutto il resto dei problemi è causato dai virus i quali nonostante siano i veri responsabili della morte delle api sono ampiamente sottovalutati dall’apicoltore.
I virus possono essere presenti nei vari organi e tessuti del corpo delle api a livello di infezione non apparente,asintomatica. Si parla in questo caso di infezione coperta . Anche DWV , come molti altri virus delle api non risultava particolarmente problematico per l’ape fino all’arrivo della varroa che ha scombussolato l’equilibrio esistente.

I virus hanno due modalità di diffusione : verticale e orizzontale .
Nella diffusione verticale i virus sono trasmessi da una generazione a quella successiva ( ad esempio dalla regina alle uova ) . Perchè questa modalità di trasmissione sia utile per il virus é necessario che tutte le generazioni di ospiti rimangano vive.E ‘ dunque evidente che virus troppo aggressivi ( virulenti) possono rischiare di portare a morte l’ospite e con esso perire essi stessi. Si crea perciò un relativo equilibrio fra virus e ospite.
Nella diffusione orizzontale il virus invece viene trasmesso da membri della stessa generazione ad altri membri della stessa generazione. E’ il caso delle nutrici che nutrono le larve e attraverso la pappa reale veicolano anche i virus.Nel caso delle api va segnalato che le regine possono ricevere sperma infetto dai fuchi attraverso la fecondazione. Le uova deposte da regine infettate da fuchi risulteranno in gran parte infettate dal virus ,ma non nella totalità. Peggio ancora se la regina stessa nasce da un uovo infettato da virus e risulta perciò essa stessa infetta” da parte di madre”. Come detto, anche uova non infette possono venire successivamente infettate dalle nutrici attraverso la nutrizione. Ovviamente anche attraverso la sciamatura si viene ad avere il trasferimento virale dal ceppo madre allo sciame e da una zona verso un’altra , potenzialmente già contaminata o ancora indenne. In studi cominciati 2005 e purtroppo pubblicati solo recentemente, le Dottoresse Yue e Genersch dell’istituto apistico di Heuen Neuendorf hanno dimostrato che la sintomatologia da DWV si presenta solo se il virus é presente nella testa delle api.( Yue e Genersch ,Rt-PCR analysys of deformed wing virus in honeybee and varroa ;journal of eneral virology 2005 -86). Api asintomatiche portano frequentemente il virus nell’addome e nel torace . Prove ancora piu sofisticate condotte nel 2007 sempre dalle stesse autrici hanno fatto rilevare la presenza di tracce virali nella testa di api asintomatiche. Vi potrebbe essere una migrazione del virus dalle ghiandole ipofaringee, situate nella testa, che risultano regolarmente infettate dal virus , dal momento che questo é rinvenibile nella pappa reale. Non vi é pero paragone fra il livello di presenza virale di api con sintomi da DWV e api asintomatiche .Dunque il DWV diventa sintomatico solo quando arriva nella testa dell’ape in fase di sviluppo.
Hanno anche voluto studiare a fondo la relazione ape- virus varroa. Per fare questo si sono procurate api dal nord della Svezia , dove la varroa non é ancora stata rinvenuta se non in quantità del tutto marginale.
La presenza del DWV in queste api é risultata del 40% mentre nelle api tedesche parassitizzate da varroa fin dal 1976 la presenza virale DWV é risultata nel 100 % dei casi.La cosa ancora piu significativa é che nelle api svedesi il virus é presente nell’addome e nel torace ma non nella testa, la quale risulta invece infettata il presenza di varroa e ciò porta a far si che il virus diventi problematico(patogeno ).
I sintomi si presentano in presenza della varroa , ma non risultano sempre correlati col livello numerico di presenza di questa. Ne deriva ,secondo le ricercatrici tedesche, che la sola valutazione quantitativa della presenza di varroa non é sufficente a descrivere il quadro clinico. Perciò le ricercatrici hanno lavorato e stanno lavorando per cercare di capire se vi sono delle differenze nella capacità del virus di replicarsi sulla varroa e di conseguenza se le varroe sono variamente portatrici di virus.
Sono state studiate famiglie con alta carica di varroa,circa 2500 ma senza sintomi di virosi. In questo caso solo il 45% degli acari é risultato positivo all’infezione virale.
Sono state poi studiate famiglie con quantità di varroa leggermente inferiore (2000) , ma con sintomi di virosi e in questo caso il 100% delle varroe é risultato positivo all’infezione virale. Se ne puo concludere che alcune stirpi di vorroe risultano piu idonee alla proliferazione del virus il quale nei casi di sintomatologia risulta presente in quantità molto maggiore.
Sembrerebbe anche che queste varroe non si sa come facciano in maniera che il virus arrivi alla testa dell’ape in fase di sviluppo mentre nei casi asintomatici rimane confinato al torace e all’addome. In parallelo ,la replicazione virale non avviene nella stessa maniera in tutte le api.Alcune famiglie resistono alla replicazione virale mentre altre sono particolarmente predisposte.
Anche il virus della paralisi acuta delle api ( ABPV) che uccide l”ape in maniera asintomatica risulta molto verosimilmente diffuso nella stessa maniera e con le stesse modalità.
Questi studi risultano molto interessanti sia dal punto di vista cognitivo che dal punto di vista applicativo. La scienza ci insegna cosa é sbagliato o sottovalutato e cosa deve essere migliorato a livello di gestione della lotta alla varroa. Alla luce di questi elementi non sembrerebbe proprio il caso di prendere sottogamba i primissimi sintomi di virosi . Anziché lasciar passare ancora diverse settimane prima di effettuare il trattamento non dovrebbero essere lesinate risorse per sgominare ceppi di varroa altamente adatti alle proliferazione virale. E’ il lasciarsi sfuggire di mano il controllo di queste situazioni ; con la successiva piu che probabile deriva di queste varroe verso altre famiglie e altri apiari che va a creare situazioni difficilmente gestibili.
Sembrerebbe anche che una famiglia di api che presenta sintomi virali sia geneticamente debole nei confronti di questi.Sembrerebbe pertanto ragionevole procedere alla sostituzione delle regine ai primi sintomi di virosi.
In aggiunta sembra sempre piu necessario fare quanto umanamente possibile per ridurre la presenza e la diffusione dei virus che, vale la pena ripeterlo un’altra volta , sono la vera causa di parecchie problematiche degli alveari.

Apidologie (2008-12)
A real-time PCR based survey on acute bee paralysis virus in German bee colonies Reinhold Siede, Matthias König, Ralph Büchler, Klaus Failing and Heinz- Jürgen Thiel
Lo studio ha verificato il peso della presenza del virus della paralisi acuta (ABPV) sulla capacità delle famiglie di superare l’inverno . All’interno di un consistente campione di famiglie sono state comparate quelle sopravvissute e quelle decedute.
La presenza di infezione da ABPV è risultata più spesso presente e con carico maggiore nelle famiglie morte durante l’inverno.
Sembrano esservi i presupposti per una correlazione fra mortalità invernale e virus ABPV.
Sempre in aumento la pericolosità dei virus delle api.
Il Virus ABPV coinvolto nell’aumento della mortalità invernale. Anche le formiche veicolano i virus delle api . La ricerca dimostra in maniera sempre più stringente il ruolo nefasto dei virus sulle problematiche apistiche.
Diversi aspetti,nuovi e consolidati, delle problematiche virali sono al centro dell’attenzione della scienza apistica dal momento che sembra sempre ogni giorno più chiaro il ruolo negativo che essi hanno nell’attuale quadro di patologia apistica.
Arrivano purtroppo le prove che anche le regine soffrono la eccessiva presenza virale.
All’edizione dell’Eurbee del settembre scorso sono state presentate anticipazioni dei lavori di ricerca in corso e per la prima volta si comincia a parlare di problematiche virali delle regine. Gli studi in questo senso sono cominciati a seguito di ripetute segnalazioni di difficoltà nell’allevamento da parte di parecchi apicoltori di diversi paesi.Grazina Topolska dell’università di Varsavia ha osservato mortalità di larve in celle reali causata dal virus BQCV finora considerato quasi una curiosità . Spesso le pareti della cella contenente la larva morta a causa del virus hanno una colorazione nerastra, la quale ha dato il nome appunto anche al virus. Altre sintomatologie non particolarmente caratteristiche possono riguardare il colore e la densità dei resti della larva. Anche per questo virus l’infezione avviene tramite l’alimentazione con pappa reale contaminata. Tutti gli stadi larvali risultano suscettibili. L’apicoltore dovrà imparare a conoscere anche questo.
Di analogo tenore la relazione presentata da Gaulthier dell’INRA di Montpellier che a seguito di analoghe insistenti segnalazioni da parte degli apicoltori francesi di problematiche consistenti nell’allevamento delle regine , ha intrapreso insieme ai suoi collaboratori un colossale studio su centinaia di regine di diversa origine. La dissezione delle regine ha mostrato lesioni ai tessuti interni ,particolarmente agli ovari ,in almeno il 50% dei casi presi in esame . Gli esami al microscopio elettronico sembrano dimostrare come le infezioni virali possano essere responsabili di alterazioni agli ovarioli che conducono a problematiche nella deposizione . Per di più sono anche state riscontrate carenze di sperma nella spermateca ( verosimilmente in conseguenza dell’”indebolimento “ dei fuchi che sono il primo bersaglio della varroa ) .
Anche in Francia l’allevamento sperimentale di celle reali in condizioni controllate ha mostrato una larga percentuale di insuccessi confermando in tutto l’esperienza di campo degli apicoltori.
Sul tema trasmissione e presenza virale è In stampa su Journal of Invertebrate Pathology il lavoro Venereal and vertical transmission of deformed wing virus in honeybees (Apis mellifera L.) di de Miranda e Fries che conferma la trasmissione dei virus da fuchi a regine. Seme di fuco infetto da Deformed wing virus (DWV) è stato utilizzzato per inseminazione artificiale di regine non infette dal virus.
A seguito della fecondazione un alta presenza virale è stata rinvenuta nelle regine fino ad allora indenni ,non solo nella spermateca,ma anche negli ovari .

Anche la successiva trasmissione verticale del virus alle uova deposte è stata dimostrata.La presenza virale in Inghilterra è stata verificata dal lavoro in stampa su Journal of Invertebrate Pathology Occurrence and genetic analysis of picorna-like viruses infecting worker bees of Apis mellifera L. populations in Devon, South West England di Baker- e Schroeder
23 apiari in Devon sono stati analizzati per la verifica della presenza di virus e della relativa diversità genetica.Il 97% delle famiglie è risultato positivo al virus delle ali deformate (DWV), 29% al virus della paralisi acuta (ABPV) ,1.4% positivo per covata a sacco (SBV) e virus della cella reale nera (BQCV). Infezioni multiple sono risultate presenti nel 32% delle famiglie prese in esame.Da Virus Res. 2008 Feb 1
“Detection of Chronic bee paralysis virus (CBPV) genome and its replicative RNA form in various hosts and possible ways of spread.” di Celle O, Blanchard P, Olivier V, Schurr F, Cougoule N, Faucon JP, Ribière M.
spiega che il virus della paralisi cronica (CBPV) è stato rinvenuto per la prima volta in due specie di formiche: Camponotus vagus e Formica rufa oltre che nella Varroa destructor.
I risultati suggeriscono una nuova possibile via di diffusione dell’infezione e nuovi siti di persistenza virale. Su Apidologie (2008-11) Incidence of acute bee paralysis virus, black queen cell virus, chronic bee paralysis virus, deformed wing virus, Kashmir bee virus and sacbrood virus in honey bees (Apis mellifera) in Denmark Steen Lykke Nielsen, Mogens Nicolaisen and Per Kryger Nel lavoro, campioni di api adulte da apiari in Danimarca con inusuale alta mortalità invernale e covata con sintomatologia sono stati testati per la presenza di virus.Tutti e sei i virus cercati sono stati rinvenuto nelle api campione con frequenza significativamente variabile. SBV ( covata a sacco ) in 78 apiari, DWV( ali deformate) in 55, ABPV( paralisi acuta) in 11, CBPV( paralisi cronica) in 4, BQCV( cella di regina nera) in 1 and KBV(kashmir) in 1. Il KBV non era stato finora rinvenuto in Danimarca. La larga maggioranza delle api campione è risultata infettata da uno o più virus .

Ancora per quanto riguarda la relazione tra mortalità invernale di famiglie e presenza virale un eccellente contributo giunge da:
Apidologie (2008-12) A real-time PCR based survey on acute bee paralysis virus in German bee colonies Reinhold Siede, Matthias König, Ralph Büchler, Klaus Failing and Heinz- Jürgen Thiel
Lo studio ha verificato il peso della presenza del virus della paralisi acuta (ABPV) sulla capacità delle famiglie di superare l’inverno . All’interno di un consistente campione di famiglie sono state comparate quelle sopravvissute e quelle decedute.La presenza di infezione da ABPV è risultata più spesso presente e con carico maggiore nelle famiglie morte durante l’inverno.Sembrano esservi i presupposti per una decisa correlazione fra mortalità invernale e virus ABPV.

Anche in Brasile ,dove l’ape africana riusciva a stare in equilibrio con la varroa cominciano i problemi,segnalati da Virus infections in Brazilian honey bees di Erica Weinstein Teixeira Yanping Chen, Dejair Message, Jeff Pettis and Jay D. Evans in stampa su Journal of Invertebrate Pathology che presenta il primo rinvenimento di virus delle api in Brasile. 3 differenti virus, Acute bee paralysis virus (ABPV), Black queen cell virus (BQCV), and Deformed wing virus (DWV) sono stati identificati in una regione del sud est che ha recentemente mostrato una inusuale diminuzione della presenza di api. ABPV è risultato presente nel 27.1% dei campioni .BQCV e DWV nel 37% e 20.3% . La presenza virale è oggettivamente ancora bassa rispetto ad altre parti del mondo.Con pubblicazione su J Invertebr Pathol. 2008 Jul 30. sotto il titolo First detection of Israeli acute paralysis virus (IAPV) in France, a dicistrovirus affecting honeybees (Apis mellifera). di Blanchard P, Schurr F, Celle O, Cougoule N, Drajnudel P, Thiéry R, Faucon JP, Ribière M.
E ‘ arrivata la conclamazione del rinvenimento in Francia del virus Israeliano della paralisi acuta ,probabilmente correlato con Nosema ceranae.I campioni di api da sottoporre ad analisi sono stati raccolti da apiari che avevano presentato consistenti mortalità da novembre 2007 a marzo 2008.Il 14 % dei campioni è risultato positivo.L’analisi filogenetica ha mostrato che gli isolati francesi sono strettamente” imparentati “ col virus rinvenuto negli USA. Il lavoro : J Virol. 2008 Jul;82(13):Genetic analysis of Israel acute paralysis virus: distinct clusters are circulating in the United States di G Palacios , ha analizzatola variabilità genetica dei ceppi di IAPV fin qui rinvenuti .
I dati dimostrano l’esistenza di almeno tre distinte linee virali ,verosimilmente distinte per virulenza.Elementi su possibili relazioni tra i trattamenti varroacidi e la prevalenza virale giungono dal meeting annuale dell’ESA Viral dynamics in honey bees (Apis mellifera) following exposure to chemical mite controls ,Owen Thompson e altri di cui si ha purtroppo veramente molto poco, pone pesanti interrogativi .L’esposizione agli effetti subletali delle tossine utilizzate per i trattamenti può indebolire l’ape ed esacerbare l’infezione virale.In altre parole , indebolendo l’ape allo scopo di eliminare la varroa , i virus potrebbero far sentire maggiormente i loro effetti .
Term Fumigation of Honey Bee (Hymenoptera: Apidae) Colonies with Formic and Acetic Acids for the Control of Varroa destructor di DENNIS VANENGELSDORP, ROBYN M. UNDERWOOD, AND DIANA L. COX-FOSTER pubblicato su J. Econ. Entomol. 101(2) ha verificato l’effetto sulla presenza virale di trattamenti antivarroa .Ne è risultata la conferma che a seguito del trattamento e della conseguente eliminazione di varroa non sia nessuna riduzione della presenza di virus DWV nelle quattro settimane successive.
L’unica riduzione osservabile avviene in conseguenza della precoce morte delle api più infette ,che risultano avere una aspettativa di vita notevolmente accorciata. L’aspettativa di vita risulterà correlata al livello di infezione della singola ape che risulta estremamente variabile da un soggetto all’altro.Il fatto che di nuovo arrivi la conferma che i trattamenti per uccidere la varroa per quanto efficaci siano non diminuiscono il carico virale fa si che non si possa che ribadire il concetto che la rimozione degli acari in tarda estate non ha ,nel caso di alta infezione virale,un effetto risolutivo in positivo.E’ per converso molto pesante il dubbio che l’effetto di indebolimento dell’’ape di taluni trattamenti possa al contrario permettere una maggiore diffusione virale. I virus potranno comunque continuare a produrre danni alla nascente covata di api invernali con conseguenti spopolamenti invernali . I dati di questo studio suggeriscono trattamenti di inizio o mezza stagione per prevenire l’amplificazione del virus DWV e gli effetti avversi che esso provoca. .

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