Leon Battista Alberti

Nacquea Genova  nel 1404,  figlio naturale di un mercante fiorentino in esilio.   Fu tra i principali     esponenti della cultura umanistica, occupandosi di letteratura, matematica, artifigurative; fu architetto e     teorico della prospettiva;scrisse numerose opere  in latino e in volgare.   Dopo  aver lavorato a lungo nella curia  pontificia, trascorsegli ultimi anni soprattutto a Firenze, dove morì nel 1472.
 

dai libri De familia

dal libro III, 293

[…] Voi litterati […] constituendo il principe solete prendere argomentodall’api, le quali tutte a uno solo obediscono, e pella publica salutetutte con fortissimo animo e ardentissima opera s’essercitano, queste amietere quella suprema calugine de’ fiori, queste altre a suportare e condurreil peso, quelle a distribuirlo in opera, quelle altre a fabricare lo edificio,e tutte insieme a difendere le loro riposte ricchezze e delizie; e cosìavete molte vostre piacevolissime similitudini atte a quello che voi intendetedimonstrare e molto dilettose a udirle: […].
 
 

da Apologi centum   [Centoapologhi],  79

Fucus in regem apium huiusmodi convicia disseminabat: “Ille ignavusin deliciis marcescit, ego visendis regionibus et commentandis rationibusdiem consumo, tamen illi  otioso servire malunt”. Respondere apes:“Tu quidem per egestatem industrius videris, cum in otio supinus tamenet in regno intemperans esses, noster vero rex suis consulendo mavult domibonus esse, quam foris gloriosus videri”.

[Il fuco lanciava questo generedi contumelie contro il re delle api: “Quel fannullone si macera tra ipiaceri, io passo la giornata a esplorare territori e a indicare metodidi lavoro; eppure quelle lì preferiscono stare al servizio di quelbuono a nulla!”. Risposero le api: “E’ per la tua povertà che dail’impressione di darti tanto da fare, ma se potessi vivere in ozio te nestaresti stravaccato, e non avresti alcun freno se ti si desse il potere!Invece il nostro re preferisce operare bene provvedendo per noi dentrola sua dimora, piuttosto che uscir fuori a far bella mostra di sé”.]
 
 
 

da Musca  [Lamosca]
 

[…]
Tametsi ipsa de qua brevissime dicturi sumus, musca inter alites unafamilie nobilitate et prisca maiorum gloria plurimum prestet, ut nequeaset ipse non admirari veteres poetas in laudandis apibus, spreta musca,tantum posuisse opere et diligentie. Quarum quidem seu stirpis generositatem,seu mores omnemque denique vitam compares, multo precellere splendorequemulto muscas quam apes esse illustriores comperias. Ex Inaci quidem filiaapes ortas non inficior, modo et poete ipsi fateantur muscas ex Centaurorumgenere prognatas, […]
[la stessa mosca, di cui stiamoper occuparci brevemente, è la sola, tra gli esseri alati, a primeggiareper nobiltà di famiglia e antica gloria d’avi, tanto che non potrestievitare di stupirti del fatto che i poeti antichi si siano tanto applicatia lodare le api, disprezzando la mosca. Se infatti si mettono a confrontola nobiltà della stirpe, i costumi, la maniera di vivere, si concludeche le mosche sono molto superiori e più illustri delle api. Nonmetto in dubbio che le api abbiano tratto origine dalla figlia di Inaco,a patto che gli stessi poeti ammettano che le mosche sono originate dallastirpe dei Centauri] 

[…] non rege et castigatorem velut tironum greges apium cohercendae[…], sed libero quodam militandi ordine […] vagantur […]. 
[senza dover essere tenutea freno da un re o da un custode autoritario, come gli sciami delle apioperaie, vagano in libera schiera]

[…] musca […] non in abditum, ut apes, sibi immodicam divitiarum vimcongerit. […][la mosca … non accumulaper sé in un ripostiglio nascosto, come l’ape, una mole smisuratadi ricchezze]

[…] non ut apes, vatum immerite delitie, civilia exercent inter se bella.[…]
[non scatenano tra di loroguerre civili come le api, che sono senza merito la gioia dei poeti]