Lorenzo de' Medici

IlMagnifico, “ago della bilancia” della politica italiana verso la fine delsec. XV, oltre che protettore e amico di artisti e letterati scrisse anch’eglinumerose opere in volgare toscano. Ebbe vita breve: nacque a Firenze nel1449, vi morì nel 1492.
 

dal Canzoniere

dalla canzone 165
 

  Quando raggio di sole,
per picciola fessura
dell’ape entrando nella casa oscura, 
al dolce tempo le riscalda e desta,
escono accese di novella cura                               5
per la vaga foresta,
predando disiose or quella or questa
spezie di fior’, di che la terra è adorna.
Qual esce fuor, qual torna
carca di bella ed odorata preda;                           10
qual sollecita e strigne,
se avvien che alcuna oziosa all’opra veda;
altra il vil fuco spigne,
che ‘nvan l’altrui fatica goder vuole.
Così, di varii fior’, di fronde e d’erba,                 15
saggia e parca fa il mèl, qual dipoi serba,
quando il mondo non ha rose o viole.
   […]
 
 

dal Comento de’ miei sonetti

sonetto 34 (e prosa di commento)

  Il cor mio lasso, in mezzo allo angoscioso
petto i vaghi pensier’ convoca e tira
tutti a sé intorno, e pria forte sospira,
poi dice con parlar dolce e piatoso:
 “Se ben ciascun di voi è amoroso,                            5
pur ve ha creati chi vi parla e mira:
deh! perché adunque eterna guerra e dira
mi fate, senza darmi un sol riposo?”
  Risponde un d’essi: “Come al novo sole
fan di fior’ vaghi l’ape una dolcezza,                 10
quando di Flora il bel regno apparisce,
  così noi delli sguardi e le parole
facciam, de’ modi e della sua bellezza,
un certo dolce-amar, che li nutrisce.”
 

[…] A questa pietosa proposta risponde uno de’ pensieri già detti,[…] faccendo comparazione che, come le pecchie la primavera,quando Flora piena di fiori adorna il mondo, fanno di diversi fiori unasola dolcezza, cioè il mèle, così li miei pensieridi diverse bellezze della donna mia generano nel core certa dolcezza, mistacon amaritudine, onde el cor si nutrisce e vive: mettendo nella donna miali sguardi, le parole e i modi e l’altre bellezze sue, come stanno fioriin un prato. […]