Ugo Foscolo

                   Carme tripartito, 3

         [Omero,Corinna, Anacreonte, Saffo, Tasso]

    Dite o garzoni a chi mortale, e voi
     donzelle dite a qual fanciullaun giorno
     più di quel mel le Deefuron cortesi. 
     N’ebbe primiero un cieco, esu lo scudo
5   di  Vulcano mirò moversi ilmondo,
     e l’alto Ilio diruto, e perl’ignoto
     Pelago la solinga Itaca vela,
     e tutto Olimpo gli s’aprìalla mente,
     e Cipria vide e delle Grazieil cinto.
10 Ma quando quel sapor venne a Corinna
     sul labbro, vinse tra l’Eleequadrighe
     di Pindaroi destrier; benché Elicona
     li dissetasse, e li pascea difoco
     Eolo, e pronunzia un’aquilacorrea,
15 e de’ suoi freni li adornava il Sole.
     Su’ vaghi fiori onde cingeala lira
     Anacreonte un’ape sacra un giorno
     s’assise; e tal n’uscia suondalle fila
     che da Cupido avea baci soavi
20 il vecchierello, nè ridar poi volle
     la lira a Febo, e la recòall’Eliso.
     Di quel mel la fragranza erròimprovvisa
     sul talamo all’eolia fanciulla
     e il cor dal petto le balzòe la lira
25 ed aggiogando i passeri scendea
     Citerea dall’Olimpo e dellesue
     ambrosie dita le tergeva ilpianto.
     N’ebbe il cantor dAmintaallor ch’errando
   “forsennato egli errò per le foreste
30 sì che insieme movea pietate e riso
     nelle gentili ninfe e ne’ pastori
     né già cose scriveadegne di riso
     sebben cose facea degne di riso”.