Iacopo Sannazzaro

Nacquea Napoli nel 1455. Autore di rime in volgare, deve la sua fama soprattuttoall’Arcadia, opera mista di prosa e versi, più volte ristampatain tutta Europa per l’intero sec. XVI. Dopo la caduta della dinastia deire aragonesi, a cui era legato, e il passaggio di Napoli al regno di Spagnasi dedicò soprattutto alla produzione poetica in latino e diressel’Accademia Pontaniana fino alla morte, avvenuta nel 1530.
 

dall’Arcadia

dalla prosa conclusiva A la sampogna,  4

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   Le nostre Muse sono estinte; secchi sono i nostri lauri;ruinato è il nostro Parnaso; le selve son tutte mutole; le vallie i monti per doglia son divenuti sordi. Non si trovano più Ninfeo Satiri per li boschi; i pastori han perduto il cantare; i greggi e gliarmenti appena pascono per li prati, e coi lutulenti piedi per isdegnoconturbano i liquidi fonti, né si degnano, vedendosi mancare illatte, di nudrire più i parti loro. Le fiere similmente abandonanole usate caverne; gli ucelli fuggono dai dolci nidi; i duri et insensatialberi inanzi a la debita maturezza gettano i lor frutti per terra; e iteneri fiori per le meste campagne tutti communemente ammarciscono. Lemisere api dentro ai loro favi lasciano imperfetto perire lo incominciatomèle. Ogni cosa si perde, ogni speranza è mancata, ogni consolazioneè morta.
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