Bidoncino aspirasciami


Breve storia

Prima di avere notizie certe sull’esistenza di un bidoncino aspirasciami, mi sono serviti alcuni mesi di ricerche. Ricordo che un’amica mi riferì di aver avuto problemi con uno sciame di api entratole in casa. Mi disse di aver telefonato ai pompieri e che questi, a loro volta, si rivolsero ad un apicoltore della zona. Destò grande stupore in lei il fatto che l’apicoltore si fosse presentato sulla porta di casa armato di un bidoncino aspiratutto e che la cattura dello sciame fosse un affare così veloce e semplice.

In realtà catturare uno sciame rintanatosi all’interno delle mura domestiche non è, per un apicoltore, un problema molto semplice da affrontare; soprattutto se le api trovano riparo, come sovente avviene, all’interno dei cassonetti delle tapparelle. Ho immediatamente pensato che il bidoncino di cui mi diceva l’amica, a dispetto dell’aspetto esteriore "normale", fosse stato adattato con particolari accorgimenti per non danneggiare le api nell’aspirazione. Mi sono quindi messo subito alla ricerca del collega di cui, disgraziatamente, l’amica non ricordava il nome. Ho telefonato alle due associazioni apistiche bresciane e ai pompieri senza riuscire ad ottenere il nominativo desiderato.

Altri colleghi apicoltori in seguito mi hanno riferito che, su una rivista specialistica, era uscito un articolo su come costruirlo; purtroppo non ricordavano né il nome della rivista né il numero.

È a questo punto che è entrata in gioco la rete internet. La prima cosa da farsi era quella di mandare e-mail alle redazioni delle maggiori riviste di apicoltura. Ma, come succede in questi casi, l’indirizzo e-mail delle pagine web spesso compare solo a titolo di bellezza e risulta più facile avere una risposta dall’oltretomba che dalla rivista o ditta interpellata.

Nonostante i ripetuti insuccessi non mi sono arreso ed ho contattato tutti i fornitori di materiale apistico che sono riuscito a trovare sul web.

Proprio uno di questi fornitori mi ha gentilmente trasmesso un indirizzo di posta elettronica, a cui rivolgermi, dell’Università di Bari. Forse ero giunto al capolinea. Grazie a questa indicazione sono riuscito ad entrare in contatto con una docente del dipartimento di biologia e chimica agro-forestale ed ambientale dell’Università degli studi di Bari, la quale mi ha risposto spedendomi in allegato un articolo di Raffaele Monaco e Franca Todisco pubblicato su Apitalia (n° 5/2001). L’articolo era quello che cercavo, e spiegava come costruirsi un bidone aspirasciami. Da quel momento avevamo qualcosa da cui partire e con cui confrontarci.

Il nostro bidone è stato costruito con l’indispensabile consulenza e appoggio di un fabbro di professione di nome Vincenzo. Sebbene esso sia simile a quello della facoltà di agraria di Bari, presenta tuttavia delle differenze che lo rendono più resistente, maneggevole e pratico.

Bidoncino aspirasciami

Nella foto a fianco (foto 1), si vede il bidoncino assemblato mentre Vincenzo tiene un tubo flessibile dei normali aspiratori del diametro di 4 cm e lungo 3 metri. Il tubo è dotato di una parte terminale per l’aspirazione con relativo manicotto di raccordo. Questo materiale è possibile reperirlo con facilità in un normale negozio di elettrodomestici.

Il bidone è in fibra kraft, cioè costituito da sottili fogli di cartone incollati con colle vegetali e la sua capienza è di circa 80 litri (diametro interno 40 cm e altezza 65 cm). In genere questi fusti venivano utilizzati per la commercializzazione del polline prima che venissero sostituiti da normali scatole in cartone o recipienti di plastica. Attualmente vengono utilizzati da ditte farmaceutiche per confezionare i loro prodotti, mantenendoli al riparo dall’umidità. Sempre dalla foto si possono notare come siano stati fatti due raccordi: uno superiore a cui collegare il tubo flessibile d’aspirazione e uno inferiore a cui applicare il motore. Il motore utilizzato ha una potenza limitata di 400 watt. Dalle sperimentazioni svolte, ci siamo accorti che si tratta di una potenza limite al di sotto della quale non è possibile andare. Infatti si riesce ad aspirare le api con una certa facilità solo se all’estremità del tubo flessibile è presente la parte terminale dotata di un foro d’entrata ristretto. Senza la parte terminale l’operazione è estremamente difficile.

Il raccordo inferiore (foto 2) è in metallo e fissato all’interno del fusto con un dado idraulico da 1’ e Ľ. Da come si può notare, è munito di una guarnizione in gomma con foro di entrata del diametro di 30 mm che in genere si usa per gli scarichi dei lavandini. La guarnizione può facilmente essere sostituita con un’altra col foro più grande per adattarvi altri aspiratori più potenti. Nella foto successiva (foto 3), è possibile vedere come il motore aspiratutto viene collegato al collettore e come la guarnizione impedisca infiltrazioni d’aria.

Il raccordo superiore, anch’esso in metallo, presenta le maggiori difficoltà tecniche. Viene fissato al coperchio del fustino con 4 semplici dadi. Per evitare il passaggio dell’aria nei punti in cui è stato fissato, come isolante, abbiamo utilizzato del silicone.


Nella foto (foto 4), si può vedere come il tubo flessibile, grazie ad una leggera pressione, viene ad esso collegato. Ovviamente il raccordo ha un diametro interno di 43 mm come il diametro esterno del tubo flessibile. Siccome in commercio non ci sono tubi metallici col diametro interno di quella misura, abbiamo acquistato un tubo col diametro inferiore e poi siamo ricorsi al tornio per adattarlo alle nostre esigenze.

Inoltre, come mostrano le due foto sotto (foto 5 e 6), al suo interno abbiamo inserito due O-Ring di gomma (detti anche O-erre) che aderiscono al tubo flessibile non permettendo la fuoriuscita di aria. Per posizionare in modo stabile gli O-Ring, è stato necessario tornire l’interno del raccordo creando due sedi apposite.

 

Al raccordo superiore è stato saldato un tubo metallico della lunghezza di circa 40 cm e dal diametro esterno di 40 mm (foto 7). Esso ha il compito di penetrare nel foro centrale di un disco in masonite posizionato all'interno del fustino. Un anello di chiusura a gancio in metallo serve a chiudere il fusto.

Un secondo anello di chiusura è stato adattato al disco di masonite, di diametro inferiore, posizionato all'interno al fustino. La sua funzione è quella di tener saldo un sacco impedendo la fuoriuscita delle api dai bordi. Tra il coperchio ed il disco interno c'è la distanza di circa 10 cm e per evitare che il disco interno cada sul fondo del fustino, sono stati incollati alle pareti del fusto 3 listelli di legno che fungono da appoggio.

<---Come mostra la foto (foto 8), il sacco, fissato col secondo anello al disco di masonite, viene chiuso alla sua estremità inferiore con un cordino.

Nel processo di aspirazione, quindi, le api vengono risucchiate nel tubo flessibile, poi passano nel tubo metallico, a sua volta infilato nel foro del disco interno in masonite per quasi 30 cm, e vengono intrappolate in un sacco in nylon per giardinaggio dell'altezza di un metro.

Successivamente (foto 9 e 10) si toglie il coperchio del fusto e si estrae il disco interno a cui è stato fissato il sacco, all'interno del quale restano intrappolate le api. L'ultima operazione consiste nel posizionare il sacco sopra un'arnia con telaini, slacciare il cordino e lasciare che le api scendano nella loro nuova dimora.

Dalle prime sperimentazioni eseguite, abbiamo potuto constatare che non si registrano danni alle api. Nonostante alcune api sbattano all'interno del tubo flessibile durante l'aspirazione, specialmente in prossimità delle curve, non se ne trovano di morte. Sicuramente questo è dovuto alla bassa potenza del motore ed al grosso diametro interno del tubo flessibile che riduce notevolmente il numero degli urti.

Un notevole vantaggio riscontrato, consiste nel fatto che è possibile togliere il tubo flessibile una volta terminata l'operazione senza timore che le api escano dal raccordo superiore. Infatti le api aspirate camminano sulle pareti del sacco e finiscono per attaccarsi sotto il disco interno di masonite non trovando la via di uscita dal tubo metallico.

In questa situazione le api hanno modo di respirare comodamente dentro il sacco in quanto l'aria entra da entrambi i raccordi e possono così sopportare anche lunghi trasporti senza soffrire.

Severino Bertini severino.bertini@tin.it

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