|  | da   Poesievarie 
 da  Ad Alfredo Caselli, vv. 21-36
 […] Né ci si lodi, se per incantovestiam di frutti gl’ispidi rami!
 Il nostro savio cuore soltanto
 vuol che ci s’ami;
 che si ritorni, che si ripeta,                                     25che il nostro miele prenda chi giunge!
 Alfredo, è un’ape, certo, il poeta,
 ma che non punge.
 Prenda chi vuole, prenda chi viene,prenda chi gramo voglia e non possa…                 30
 anche chi scende, vivo, in catene,
 nella sua fossa.
 Mentre la Pena l’urge, crudelepiù di lui stesso che fu pur tanto
 tanto crudele; senta il tuo miele,                            35
 senta il mio canto.
 
 
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|   | da Idue vicini, vv. 281-6, 374-88 […]Ma l’api, donde non sapea, venute,
 dicean la lode, col ronzio perenne,
 là, di quei fiori, e col villoso corpo
 aprian le labbra, senza danno, ai fiori
 più virginali, ed anche aprian, sicure,                   285
 le bocche di leone.
 […]Dolenti in cuore Trigo e Brigo il giorno
 per la campagna errarono piangendo                    375
 le lor fatiche. E videro ad un ramo
 pendere un lungo grappolo, che spesso
 dava in ronzii sùbiti e lampi d’oro;
 d’api, dal buco forse d’un castagno
 sciamate allora. E Brigo e Trigo accorti               380
 stesero un panno e scossero a modino
 l’albero e il ramo; e piovvero giù le api.
 Così lo sciame avvolsero, e in un’arnia
 diedero ospizio a quelle dolci amiche,
 come eran essi, anch’essi ahimè!, dei fiori.          385
 E i due vicini che viveano in pace,
 ebbero i fiori e le api, ebbero sempre
 ne’ lor tuguri il miele.
 
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