La raccolta pollinica ad encefalogramma quasi piatto. Seconda parte

Sommario

Prima parte: interrogativi, date storiche importanti per il polline, uscite per fuchi, cassetto pollinico, essiccatoio, ecc; primi abbozzi di brevi risposte a quesiti.

Seconda parte : riscontri delle cause per la mancanza quasi totale di produzione pollinica italiana con amichevoli attribuzioni di responsabilità alle categorie interessate.

Terza parte: documentazione verbale e fotografica di attrezzature che da sempre avreste desiderato curiosare ma che non avete mai avuto la fortuna di avere così sott'occhio, a portata "di clic".

 

Parte seconda.

Dopo il mega galattico sommario iniziale, proseguiamo, ora, specificando le omissioni delle singole categorie. Ritengo che se non sarà evidenziato questo, tutto resterà come prima. Io stesso offrirei una macchina senza ruote di scorte. Anticipo anche subito che per i citati in giudizio in questo mio tribunale ( Riviste, Ditte..) ci sarà sì una condanna ufficiale, ma decisamente mite, solo esortativa perché facente appello ad intelligenze esistenti, solo pigramente assopite.

On y va. Si parte. Anda. Anda

"Guardi, posso consegnarle la macchina prenotata ma non riuscirò assolutamente ad avere la ruota di scorta e le quattro corrispettive gommate. Le Case dei pneumatici da tempo hanno deciso di non metterle più sul mercato! Solo qualche Ditta stramboide offre ruote in legno, semi quadrate, stile tempi delle carrette troglodite ( greco: t r w g l h , trogle, = caverna.)"

Fuori triste metafora il sottoscritto potrebbe "vendervi", elencarvi dati scientifici preziosi sul polline, dimostrarvi, (come effettivamente faremo per esteso, Stanley and Lisken, 1974, Schmidt and Buchmann, 1992, Iannuzzi,1993, and Vivino and Palmer, 1944) che

il polline raccolto dalle api ha una vasta gamma di importanti elementi :

  1. La struttura del DNA ( annunciata nel 1953) oltre all'unità del fosfato ha anche quella dello zucchero; fosfato e zucchero unità concatenate a formare due filamenti paralleli ritorti ad elica. Ebbene anche il nostro polline ha questo zucchero, altri "zuccheri": precisamente una vasta gamma di carboidrati-zuccheri (40%), necessari per ovviare, tra l'altro, a pericolosissime perdite di memoria, giramenti di testa;
  2. acidi organici, composti strutturati in gruppi di carbonio, ossigeno ed idrogeno il cui atomo è ionizzabile, capace, cioè, di cessare di essere neutro per assumere una carica positiva o negativa, da cui la fortuna anche in biologia delle radiazioni ionizzanti;
  3. steròli: sostanze di origine naturale di grande interesse biologico farmaceutico e la cui molecola variante dai 18 ai 30 atomi di carbonio garantisce una loro utile atomizzata differenziata presenza, tra l'altro, negli ormoni sessuali, nelle ghiandole cortico surrenali;
  4. ci sono tre miliardi di base DNA umano che la scienza moderna con testardaggine da computer- ne sono certo- riuscirà presto a leggere. Anche nel polline ci sono di questi acidi nucleici, quelli del Di-enne-a (DNA) e l'Erre-enne-a, (RNA) con istruzioni, le due strutture del codice genetico. Il DNA dirigente molecolare che detiene il programma dei lavori. Gli RNA fattorini, trasportatori di messaggi precisi, ricopiati pari pari;

  5. antiossidanti sul tipo di gomme vegetali come il tannino del castagno, oli che servono a ritardare l'ossidazione del prodotto, a conservarlo più che si può nel tempo. (Stanley and Linsken, 1974; Schmidt and Buchmann, 1922; Iannuzzi, 1993);
  6. proteine di base, costituenti essenziali di tutte le cellule viventi, animali e vegetali: circa il 35 per cento
  7. Venticinque (!?) aminoacidi noti (mattonelle che formano l'intero pavimento della vita, cioè le proteine nel corpo umano);
  8. Carboidrati-zuccheri:40% Proteine di base: 35% Lipidi grassi: 5% Acqua: 5% Elementi sconosciuti: 15%
  9. tredici lipidi-grassi per garantire anche la giusta necessaria temperatura corporea (5%);
  10. Vitamine ( le elencheremo a suo tempo)
  11. Oltre cento differenti generi di enzimi, coenzimi, coltellini chimici per spaccare-assorbire (metabolizzare) i cibi ingeriti trasformandoli in guance paffute di bimbi, pulsante sangue ossigenato;
  12. ormoni di crescita;
  13. almeno otto (sali) minerali, sostanze senza cui le vitamine non verranno assorbite
  14. il cinque per cento di acqua preziosissima, impregnata nelle pallottoline stesse (5%);

Vari elementi ancòra sconosciuti, allettante rompicapo per i ricercatori (15 per cento).

 

Potrei, potrei cioè, documentare quanto enumerato sopra ... ( Bla bla bla bla bla bla).. Supportare, cioè, meglio il succitato elenco ma voi alla fin fine non trovereste sul mercato italiano alcuna "ruota gommata", nessuna trappola efficiente per raccogliere polline. Vi imbatterete solo in qualche esemplare di ruba polline per acchiappa allocchi.
In Piemonte ho potuto constatare personalmente come le Ditte settoriali non smercino più alcuna trappola. Solo in magazzino hanno ancora qualche reperto bellico obsoleto... Costruiscono già addirittura arnie col musetto anteriore talmente ristretto che le stesse classiche trappole di una volta non possono più essere incuneate con-bacianti tra le pareti laterali.
Una rinomatissima Cooperativa continua imperterrita ad inviare stampe pubblicitarie di materiale apistico segnalando i prezzi di una precisa specifica notoria trappola senza almeno aggiungere una nota sul dépliant stesso che non viene garantita la presenza di tutti prodotti elencati... Si fanno 120 chilometri per un sicuro acquisto specifico per sentirsi poi dire che non ce l'hanno più. Tanto! Ma a chi gliene "cale" ancora delle trappole polliniche ?

- Converrete con me- che va preso atto- che ciò apisticamente è molto grave. Voglio, quindi, (anzi devo) anzitutto parlarvi di questa situazione fallimentare individuando con voi quali possano essere le cause, assicurando, però già subito, che nonostante questa radiografia necroscopica, vi farò sapere ugualmente tutto ciò a cui ricorrere o anche solo dover evitare per riuscire egregiamente anche nella raccolta del polline.
Grazie ai giovani di Internet (o fra i lettori chi anagraficamente vorrà esserlo) sono costitutivamente ottimista. Usciremo da questo gravissimo impasse riguardante la raccolta pollinica per incamminarci verso livelli internazionali documentabili dalle Riviste o con la stessa pubblicità presente qui in Rete nei vari Web digitando la voce pollen.

Ecco una manchette su American Bee Journal che parla appunto di un tipo di trappola come ottimo indicatore della salute della vostra regina,( best gauce of healt of your queen; quando, infatti, si trova poco polline precipitato nel cassetto si comprende già tutto quello che non funziona nella casetta); vi farà un migliore apicoltore( Makes you a better beekeeper); raccoglierete più miele, molto più miele.( You gather more nectar-a lot more); triplicherà il vostro fatturato con la vendita del polline. Salverà le vostre api locali; le regine africane ( african queen) non potranno entrare nella vostra arnia.

 

-Pur non avendo fatto certosine ricerche storiche negli archivi della benemerita (FAI) circa suoi rapporti mercatali interni od esteri, grazie al trentino maestro Abramo Andreatta, direttore di Le api nostre amiche, mi risulta che nel 1957 un commerciante francese propose l'acquisto di polline alla Federazione Apicoltori Italiani e che questa, per l'occasione, coraggiosamente accettò di progettare nientemeno che un Consorzio Produttori Polline. Lo stesso francese, esperto del settore, si impegnò a fornire le trappole offrendo un lusinghiero contratto per l'acquisto in blocco di tutto il materiale pollinico ricavato dall'operazione ma fu un duplice disastro. I fori della griglia-trappola che erano stati adeguati o passabili per "l'ape nera", per la "provenzale", furono categoricamente rifiutati dalle nostre api.
A questo si aggiunse il fallimento della Ditta acquirente. Solo nel 1973, ben sedici anni dopo, il signor Dal Ponte, incoraggiato dal vulcanico citato maestro Andreatta, grande, unico ( rara avis) divulgatore pollinico locale e nazionale, realizzò finalmente un tipo di griglia, a fori rotondi, consono alla morfologia ( greco: m o r f e , morfè, = figura struttura) dell'ape del posto. Nel 1981 Tullio Fedrizzi, apicoltore falegname, altro trentino della Val Cembra, progettava, addirittura brevettandola, una trappola modis et formis (come si deve!). Presentata successivamente a vari Congressi di Apimondia questa" Fedrizzi" di cui vedremo trattazione specifica a parte, pregi e difetti, riscosse molti apprezzamenti dagli addetti ai lavori soprattutto perché difesa da intemperie. Ora per l'avvenuto decesso del progettista, è finita nell'anticamera del quasi totale oblio.

Una volta risolta la accettabilità ingressuale delle api ( compresa la Mellifera ligustica spinola) alla griglia con fori rotondi, vennero subito alla ribalta svariate trappole: a musetto basso formula Uno, a rettangolo vetrinetta da cucina, con griglia fissa o purtroppo con elemento mobile da noiosamente inserire ogni volta. Ben presto qualche genio italico in nome di una efficiente sfrenata produttività, propose delle "griglie" non più a foro rotondo ma a sette- otto insenature con istmo ingresso ristrettissimo ( Istmo di Corinto?)
Griglia " a stella" con cui effettivamente le api perdevano-producevano più polline ma proprio come le lucertole che pur di cavarsela in estreme difficoltà cedono la loro coda, anche le api in questi casi si sgambizzavano per disperazione di moltissime delle loro zampine. Le api, cioè, al passaggio dell'esosa dogana finivano con le gambe posteriori incastrate, in posizione allargata, come le rane che avevano a che fare con lo scienziato Galvani allorquando tentava di contrarre i loro muscoli mettendole a contatto con precisi metalli ( = pila)

Per fortuna questa tortura con attrezzature alla torquemada, grazie alla naturale sensibilità degli apicoltori, durò solo lo spazio di una stagione.

 

 

(Subito una dovuta nota per il Garante per l'editoria, contro pubblicità occulte: parlerò soprattutto della Ditta " Lega" perché fruitore soddisfatto e perché ha dimostrato di possedere una consistenza tale da non mancare mai ad ogni importante Fiera del settore apistico.

Ditta " Lega". Via De Crescenzi, 18. 48018. Faenza. Tel. 0546/26834; Fax 0546/ 28279)
-Dopo la soluzione positiva del Signor Dal Ponte per la griglia a fori rotondi, la " Lega" si è inserita bene scegliendo quest'ultima, inguainandola in una intelaiatura di ottima fattura, legno forte e robusto.
(Faremo una trattazione specifica. Qui anticipo solo un singolo aspetto.)
Da sempre preoccupata di molti problemi, (Trappola arresta saccheggio), di come far fuori (poveretti!) tutti i fuchi ( Trappola Lega sfucatrice)...A proposito....
(Confidenza relax. Un fuco, dopo tantissimi anni, sapendo forse che avevo finalmente una macchina fotografica degna di rispetto mi concesse di soffermarsi quanto basta su un coltellino per suggervi il miele rimasto durante un ritaglio del "sei finestre". Mai finora avevo visto qualcuno di loro fermarsi per fare una bevuta al succo di frutta in bar esterni dell'arnia. Eccezionale!)
Ancora a proposito..
Re Erode è passato alla storia agiografica per aver ucciso tutti i bambini ebrei al di sotto dei due anni sperando di far fuori anche il neonato Re d'Israele. Ci sono in apicoltura dei truculenti piccoli "re erodi" che si accaniscono contro i fuchi in ogni occasione. Già in via generale- va ricordato- ciò comporta una perdita trasmissiva di preziosi géni ma già, terra terra c'è anche dell'altro da non sottovalutare.
Sovente le api, intasando ogni angolo di miele, riducono il reparto materno della regina a poche isole, accerchiate da miele opercolato. I fuchi con uno straordinario appetito, data la loro stazza, riescono a liberare delle inaspettate fasce di cellette per ulteriori deposizioni della regina. "Sfucarli", farli finire tutti prima del tempo in un recinto, in una "rete" alla maniera di poveri tonni è una scena alquanto discutibile A parte questa zelota esagerazione finita in naftalina, la "Lega", attenta alla necessaria libertà di circolazione da garantire ai fuchi, progettò per loro delle specifiche uscite a tunnel sulle pareti laterali della rubapolline. Ritengo, tuttavia, abbia fatto ciò immaginando un semplice inserimento in un'arnia senza vestibolo, balconata o ( con termine raffinatamente artistico) senza protiro sul davanti (greco: pro= davanti; tiros=porta. Una costruzione, davanti ad un ingresso, sorretto da colonne . Vedi il protiro del Duomo di Modena ...). Con arnie, però, ad ingresso protetto, questi exit per fuchi finivano contro pareti chiuse, terminavano in vicolo cieco.

Insoddisfatto di questo tentativo, la stessa "Ditta Lega" ricorse, allora a vie d'uscita diverse, sforando il soffitto della trappola sulla quale, in due fori, aveva inserito altrettanti coni decapitati, scapitozzati, ( Chi non ricorda gli "olmi scapitozzati"di Verga?) a giusta circonferenza addominale per fuchi, coni dai quali costoro potevano sbucare come minacciosi razzi affonda navi... Ancora una volta, però, in arnie, senza balconate protettive dell'ingresso, allorquando pioveva, queste uscite coniche diventavano nientemeno che veicolatrici di acqua nel cassetto pollinico sottostante.

La Lega ricorse, allora, ad un terzo esperimento, progettando felicemente, cioè, l'uovo di colombo. Di due fori rotondi contigui ne fece uno solo, due fori, difesi, ben protetti dalla soffitta stessa. La cosa andò avanti molto bene per parecchio tempo, finché i "consiglieri tecnici apistici del pentagono Lega", perennemente inquieti, riuscirono a convincere il titolare ad imboccare una radicale modifica. Penso sia nel 1995, alla solita fiera, a Piacenza, allorché, infatti, mi imbattei stupito in una sovvertente trappola. Nonostante la subitanea ripulsa tecnico-visiva per la soluzione, come sempre, mi decisi all'acquisto per lasciare agli amici la possibilità di non essere beffati direttamente ed appartenere così, il più a lungo possibile, alla categoria dei furbi e perspicaci.
Era stato deciso di progettare la parte alta della griglia lasciandola completamente aperta, garantendo ai fuchi una ottima uscita senza traumi testicolari addominali, piegata addirittura nell'ultima parte, in alto, in diagonale verso l'esterno. Uno spunto questo di partenza facilissimo similare a quella non traumatica degli àlbatros che iniziano tranquillamente camminando ed accelerando solo poi sempre più, prima di ricorrere a potentissimi colpi d'ala.
Le mie api, con trend di intelligenza non einsteiniana ma da semplici operaie dopo alcuni minuti di impatto con simile griglia passavano tutte dalla zona alta lasciata libera.
Ritengo che i progettisti della "Lega" siano stati indotti a questa variazione abortiva semplicemente per eccessiva disistima nei fuchi stessi che non avrebbero potuto scorrazzare dentro e fuori dalle alcove delle loro future regine nubende ( lat.: maritarsi).
La quantità, i granelli di polline acciuffati con questa " Lega" a griglia semi"libera" si possono paragonare al numero di gommoni illegali lasciati sequestrare ai guardacoste italiani del Canale d'Otranto, cioè solo qualche esemplare. Si tratta di una trappola-come già detto- a griglia dimezzata, coercitiva solo psicologicamente. Comunque nessuna disperazione.

Chi ne fosse in possesso, "con alcune semplici puntine, può riportare ancora la griglia in verticale, richiudendo la intera zona ultra libertaria progettata.
Quando, comunque, d'ora in poi, accennerò alla trappola Lega, intendo riferirmi solo a quella progettata con griglia totalmente verticalizzata, senza mezze vie d'uscita libere supportate da falsi liberatori sentimenti endocrino-ripoduttivi.
Dato poi che come dice il vecchio proverbio ( Sapientis est mutare consilium) ... Ammesso che è tipico di ogni persona intelligente cambiare parere... Supposto questo, sono certo che anche il cortesissimo dott. Lega ( grazie soprattutto alle coadiuvanti vostre plurime specifiche richieste) la rispunterà sui vecchi consiglieri ultra libertari fucaioli.

"Piangete platealmente, con me, al momento giusto"
A questo ultimo particolare recessivo di un tipo di Trappola Lega.. Colpo inferto contro un già consolidato funzionamento di raccolta pollinica, il più grave secondo me, data l'alta stimata sede di provenienza ( Cosa direste di vendere a poveri ricercatori di pepite un setaccio tra le cui maglie svicolino noci intere invece di fermare soprattutto ogni minimo granello di sabbia?)
A questa soluzione discutibile di una trappola, alle già disastrose notizie iniziali sul Consorzio Produttori polline, vorrò ( devo purtroppo) aggiungere anche altre vicende con cui indirettamente pure voi forse avrete avuto a che fare.
Se non raccontassi anche questi particolari fortemente indicatori
resterei un frignone solitario senza intaccare per nulla il disastroso status quo generale per quanto riguarda il polline.
Per sdrammatizzare, tuttavia, un po' la cosa voglio pregarvi subito di immaginare fantasiosamente che, come sottofondo a questa mia geremiade sulla precaria situazione pollinica attuale ci sia della musica e precisamente il valzer triste di Sibelius. Tra queste note virtuali chiedo pure inseriate dei vostri boati controfagottari, fonetici finti lamenti corali in qualità di prefici ( lat. praeficere= essere preposti a ) piagnoni savonaroliani.
Mi spiego meglio.
Jean Sibelius, il maggior musicista finlandese, morto solo nel 1957, (oltre varie Saghe, la Quinta sinfonia, le Rose nere), ha composto uno stupendo valzer che riesce sempre a rimettere d'accordo quelli che si amavano ma che hanno anche accomunato grandi dosi di freddo. Pure per leggere nebbie quotidiane, se ascoltato assieme, vicini, senza parlare, ne garantisce sempre la scomparsa. Questo valzer inizia con note, colpi solitari e forti da contrabbasso. Suoni cupi che ricordano ferite reciproche. Procede accelerando sempre più finendo in minore con note lentissime quasi impercettibili intrise di raffinata tenerezza.
Le numerosissime omissioni che elencheremo circa una mancata efficiente strumentazione raccolta pollinica, rapportatele a questi colpi solitari da contrabbasso del valzer di Sibelilus, rammentando sempre che alla fine anche queste note stonate, volendo, potranno essere "riaccordate".
Continuando poi come facevano nell'antica Roma ed ancora oggi nel gioioso e fantastico Meridione in cui molte donne, a gruppi, piangono-gemono collettivamente davanti alla salma di qualcuno, chiedo pure a tutti gli estroversi tra voi di fare i prefìci, di fingere di ululare dolorosamente ogniqualvolta sentirete ultimare la mia cronaca di misfatti sul polline, o se non proprio misfatti, omissioni al suo riguardo. Si tratta di imputati solo colposi sia pure con grosse attenuanti e mancato dolo. Sempre, però, bracconieri con doppietta al silenziatore.

Ecco gli inquisiti: le Riviste di apicoltura in genere, i Conferenzieri, soprattutto quelli universitari di lusso, le Ditte costruttrici, i Commercianti rivenditori di materiale e gli stessi Apicoltori che nonostante ufficialmente siano i guardaparco, risultano i primi a non voler salvare una "specie" in via di estinzione.... Sono proprio loro i primi a non esigere protestando che almeno qualche trappola pollinica sopravviva effettivamente efficiente.
( Sottovoce. Che gli apicoltori non protestino-reclamino è già banalmente comprensibile. Non c'è, infatti, "nessuno" di loro che adoperi stabilmente la trappola " Lega" o altre analoghe)

(Come già raccontato- ho una rivendita self service di miele-polline-propoli al cancello incustodito. Ogni tanto qualche ragazzo ( " giustamente" per dimostrare di essere diventato grande) decide di programmare un furtarello. E' sempre commovente ritrovarmi davanti la loro madre che tenendo il meschinello per mano lo riporta per la dovuta restituzione. Complimentandomi sempre con loro, a quel punto, sono solito lasciare sia il miele rapinato che un secondo vasetto come regalo.)

Agli imputati elencati sopra (Riviste, Ditte, apicoltori..) anticipo che avranno un trattamento giudiziario molto duro... Analogo a quello dei miei giovanissimi furtaioli pentiti.

Uso utile della stessa acidità. .
Un dolcissimo bimbo al di sotto dei 35 mesi d'età circa, da cibi insaccati male come vegetali, carne; purtroppo anche eccezionalmente dal normale latte materno e miele, può ingerire il terribile germe saprofita del Botulino (Clostridium botulinum), ( dal greco sapròs= putrido; germe che si nutre di sostanze in decomposizione). Botulino diecimila, centomila volte più velenoso di un serpente che agisce in maniera irreversibile sulle nervature finali impedendo il passaggio dello stimolo muscolare, fa addirittura cessare il respiro. Tutto ciò perché nello stomaco del piccolo non c'è ancora alta elevata acidità. Il neonato detiene un sistema digestivo molto diverso dall'adulto. Scaldandogli però semplicemente i cibi lo si difende. Anche circa il miele ci sono i rasserenanti dati specifici raggiunti dalla scienza attuale. (Vedere trattazioni specifiche.)
La larva adulta, più ricca in acidità della larva d'ape giovane, viene intaccata meno dal bacillo della peste americana. Perfino nelle erotizzanti anfrattualità intime di chi amiamo al di sopra di ogni cosa c'è la tipica giusta acidità sanitaria lattica
Anche nel miele persiste una giusta dose di acidità. Si tratta di acidi organici provenienti dal nettare stesso nella sua naturalità; acido gluconico ottenuti per via enzimatica dal glucosio. Acidi che favoriscono la stabilità del prodotto nei confronti di cariche batteriche. Assieme ad altre sostanze, alcune delle quali ancora sconosciute, nonostante il termine acidità, rendono il miele gradevole, aromatizzato.
Visto l'aspetto utilitario dell'elemento chimico in questione, con un'equilibrata dose di acidità verbale, in sintonia con la metodologia didattica precedentemente annunciata voglio mettere subito i piedi nel piatto rivelando che tutte le lezioni ascoltate in questi miei trent'anni di apicoltura hanno visto risolvere il problema pratico della raccolta polline in soli due secondi. Si trattava di Corsi in cui c'erano perfino molte diapositive perfino sul Myosotis (Non ti scordar...) in visione equatoriale o polare ma immancabilmente in cui si ometteva sempre o quasi ogni concreta informazione riguardante le trappole.
De minimis non curat praetor..
. Capisco! Ancora una volta "il pretore", lo studioso col camice, il conferenziere del convegno biennale di Piacenza, non si deve interessare per nulla di queste "bazzecole", di come praticamente si possa raccogliere il polline.
Altri test emblematici, segnalazioni, sempre nonostante tutto, all'insegna della utile acidità aromatica del miele.
Il noto valido libro: "Flora Apistica Italiana". G. Ricciardelli D'Albore. L. Persano Oddo
( Ist. Sperimentale Zoologia agraria) riporta la miserevole foto di una trappola in funzione con una sola ape che transita sul davanzale. Quattro chiodi vistosi infissi su un lamierino agganciato al davanzale della stessa arnia palesano brutalmente la macchinosità del sistema nel dover togliere o inserire ogni volta il tutto con tenaglie chiodi e martello.

Il pur pratico "Api e Flora". Strada del Cresto, 2. Reaglie (To). 10132. Tel. 011.899 65.24 , Fax 011.817.17.97 in quattordici anni, e solo nel lontano '94, ha edito un'unica copertina sull'argomento pollinico con trappole tali sulle arnie che le api stanno accerchiando perfino il melario pur di tentare il rientro da qualche fessura diversa da quella inserita loro ex-abrupto sul davanti.

Le Riviste..... Anzitutto una pubblica riconoscenza.
E' grazie ad Api & Flora se ho potuto essere stimato ( bontà sua!) dal direttore, dott. Cirone, di Apitalia ( Corso V. Emanuele 101, Roma) Tel. 06.6877175 Fax. 06.685.2287) e di poter ora collaborare con lui. (Apitalia nel numero di giugno-luglio, '99, anche su questo settore ha iniziato alla grande nel darci una mano dedicando al polline ( incredibile dictu) un'intera accattivante copertina.)

Devo riconoscenza ad Apitalia se il professor Omallini di Apicoltura on line di Internet (aol@fr.flashnet.it) mi ha potuto contattare ed offrire gratis spazio per intere pagine Web acquisendo un'autentica ragnatela di amici, quasi come fossi una catena lineare a 18 atomi di carbonio, a due doppi legami.
Premesso doverosamente questo, posso ora enunciare anche il parziale malcontento nei riguardi dell'editoria apistica senza sospetti malanimi o reconditi mancati interessi.
"Amo le rose che non còlsi"
Il "crepuscolare" Guido Gozzano (To 1883- Agliè 1916) nato nel mio attuale amato capoluogo e morto ad Agliè nel Canavesano, un posto straordinario per transumanza quasi come il Monte Tabor ( " l'ermo ( eremitico) colle") che ha affascinato Giacomo Leopardi. Guido Gozzano ha scritto tra l'altro di "amare le rose che non colse". Gli piaceva- cioè, almeno pare- amare delle donne senza che loro ne sapessero niente, senza coglierle..... Quasi tutte le Riviste per quanto riguarda il polline mi ricordano questo Gozzano che amava le rose ma non le coglieva. Le Riviste stimano il polline in genere ma si disinteressano totalmente di come praticamente si possa raccoglierlo. Si limitano solo a pensare a lui. Api e Flora che io conosco molto bene non passa numero che non presenti il solito stupendo fiore ( Epilobium, o l'Azalea) con tanto di stigmata-ferita femminile attorniata da quattro cinque tergicristalli-stami polliniferi maschili, ultracarichi di polline, speranzosi di percorrere come speleologi il budello caminetto- galleria della vita e finire nell'alcova del pestello dove accoppiarsi con un ovulo in tremula calda attesa. Si tratta di Riviste a cui evidentemente siamo debitori di grande emozioni estetiche crociane o semplicemente botaniche ( gr. b o t a n e , botanè= erba). Riviste che ci regalano emozioni sulle nictinastie ( greco n i z , nix, nictòs= notte) circa le chiusure dei petali floreali, petali "doppi vetri" dei crocus contro il freddo, delle stesse foglioline della rubinia allorché stanche abbassano le loro braccia prima impettite ed orizzontali come quelle d'un instancabile spaventapasseri..
A me, però, come apicoltore concreto e pur un po' poeta, se volete, non bastano questi stami maschili polliniferi di copertina. Queste nictinastie diventano solo rose ammirate, se prima e sistematicamente non viene portato avanti anche un discorso didattico e psicologicamente accattivante sulla concreta e relativamente facile possibilità di raccogliere il loro polline, proprio quello delle foto...

Cosa fare?

Per ovviare a questa situazione gozzaniana ecco delle proposte. 1) Bisogna bombardare gentilmente le redazioni regalando loro foto, immagini di raccolta pratica del polline. Occorre chiedere ai redattori di nascondere meglio gli evidenti repressi conati di vomito e di rifiuto sistematico circa il materiale pollinico.
La mia pur valorosa Api e Flora, in uno stesso numero editoriale, ha pubblicato a colori la foto di due barattoli di olio sfiatato come deterrente per le formiche, mentre una foto buffa, forse più utile, di sette reti intasate di propoli, stese come provocatorio didattico bucato, sono state fatte passate in bianco-nero, normali reti notturne, al catrame, come semplice velette nere per vedove inconsolabili.
-Chiedere che siano pubblicate foto con soggetti che non mentano a livello di operatività efficiente. Le redazioni devono annoverare tra di loro anche un esperto del settore che pur pubblicando il tutto faccia annotare quantomeno, per esempio, che una trappola inserita sul nudo ingresso dell'arnia senza una difesa stabile contro l'acqua è una autentica provocazione. E' un palese invito fuorviante per avvilire, alla prima pioggia, i pochi sperimentatori e convincerli definitivamente che la raccolta del polline non si deve proprio effettuare. Pregare similmente le Riviste di incominciare ad "intasare" anche l'intera copertina con immagini sul tipo di quelle uscite su Apitalia o quelle similari nei servizi di Apicoltura on line foto di api che attraversano la griglia con le loro gambe tenute strettissime per evitare la temuta (quasi) certa rapina; bottinatrici con pallottoline gialle, rosse o nere; api che contemporaneamente alle rientranti sbucano da altre uscite, inizialmente col solo musetto ed antenne e che come super caccia poi si buttano nel vuoto a schiena all'ingiù! Api in arrivo, colte fortunatamente con ottima luce sul dorso, in perfetta formazione da bombardieri innocui ed ecologici... Api con il solo cocuzzolo buffo della testa colorato in rosso per le capocciate appena assestate affinché l'ultima pallottolina rossa scaricata restasse bene infissa nella celletta...
Finora, ( quasi) niente di tutto questo. Solo fiori, pistilli-pestelli con tanto di scodella -ovario femminile e battacchio per pestare il sale, il budello pollinico. Solo stigmi, stigmate -ferite femminili e stami maschili crepuscolari gozzaniani. Solo guardare e non toccare!
Apitalia, nel suo archivio ora, ha pure un cestello di foto con trappole polliniche in piena funzione; foto di api che stanno atterrando, stile navicelle spaziali, inviate dal sottoscritto al dott. Cirone, agli amici redattori Fabrizio Piacentini (Il Fellini della situazione) ed Alberto Nardi ( Il Guttemberg virtuale della più raffinata attuale cromaticità editoriale).
Api & Flora sarà pure senz'altro affettuosamente violentata dalla mia indiscrezione con ulteriori invii fotografici. Le stelle, però, mi salvino ancora una volta dalle velette in bianco- nero delle vedove!

Anche allo stimato direttore di L'ape nostra amica, dott. Ovidio Locatelli, Viale Isonzo, 27. 20135 Milano. Tel e fax ( 02) 58.30.21.64 ) scriverò presto chiedendogli di voler collaborare alla salvaguardia di una specie apicola in estinzione (la trappola pollinica).
( A quando, dott. Locatelli, oltre essere presenti già su Internet: www.welcome.it/apam anche la posta elettronica per una rivista di classe come la vostra?)
Le mie lamentele fotografiche circa le riviste non riguardano, ovviamente, solo il polline ma sono estensibili anche al fatto di non accudire e non documentare ugualmente la maniera tecnica pratica di come si possa raccogliere la propoli.
Quando mai foto di reti zanzariere intasate di propoli ( Vedi alla voce propoli dell'ottima ancora una volta Apicoltura on line: ). Immagini espressive e didattiche già di per sé, senza alcun bisogno di parole.

Un ulteriore rilievo sul soggetto in questione.

Un bottiglione da tre litri di propoli ripreso davanti all'ingresso di un'arnia e svettante oltre l'arnia stessa, non potrebbe essere una ottima buffa campagna pubblicitaria? Oppure ottanta boccettini di propoli in impeccabile fila davanti all'ingresso dell'arnia come le ritrovate duemila statue dei cavalieri e cortigiani del sovrano cinese "simbolicamente" fatti seppellire, vicini a lui, nel giorno del suo funerale?
Devo ammettere che Apitalia ed Api e Flora, su questo, circa polline e propoli, detengono già degli autentici palmarès, medaglieri. Riconoscente.

Dolori finalmente anestetizzati

a) Il materiale didattico dell'Osservatorio d'Apicoltura, a Reaglie (Torino) su questo settore pollinico, fino a poco tempo fa esponeva esemplari di trappole utili solo per segnalare a quali aberrazioni possa giungere l'inventore pollinarolo del sabato pomeriggio. Era tenuta in mostra (anche) una rubapolline spaziosa quanto una fisarmonica a bocca, forse per mini arnie per apicoltori d'asilo. Avendo confidato un giorno questo intimo mio lancinante falegnameristico dolore a quel gentiluomo studioso che è il prof. F. Marletto, titolare della Cattedra di Apicoltura a Torino (Grugliasco), finalmente, da quest'anno, anche a Reaglie figurano le migliori attrezzature di mercato.
b) L'Apiario sperimentale del Consorzio a La Mandria Venaria (Torino), pur essendone in possesso, ha tenuto in naftalina, inutilizzata, in magazzino, per parecchi anni una buona trappola "Fedrizzi". Anche questa per merito di un intelligente amico apicoltore, il geom. Rolle di Robassomero, ora, ha trovato una stabile messa in opera per giovani reclute apicole negli innumerevoli incontri didattici in loco.
Circa i conferenzieri che sanno tutto sull'esina (gr. e s o , eso=fuori) e l'endina ( gr.: e n d o = dentro..); che conoscono ogni particolare sulla camicia-esina e sulla canottiera -endina del granulo pollinico, ma non hanno mai visto da vicino una trappola, che cosa aggiungere?
Bisogna anzitutto convincere gli organizzatori dei vari Corsi didattici affinché rifiutino i docenti solo esteti. Impongano all'interessato di documentarsi anche sulle ruote di scorta, sulle trappole. Bisogna assolutamente sia confezionata già una precisa domanda fintamente e foneticamente garbata per il conferenziere e porgliela nell'ultima mezz'ora in programma se l'oratore risultasse ancora renitente all'argomento... " Professore, anzitutto grazie per tutto quello che ha detto fino qui, ma se a lei consegnassero la macchina volutamente senza la ruota di scorta, cosa ne direbbe? E come dovremo restare noi se dopo tante ottime nozioni sul polline lei non ci dedicasse anche il tempo necessario per la essenziale ruota di scorta del polline, per le trappole atte a raccoglierlo? Grazie anticipate!"

Rivenditori di materiale apistico. La mia disinteressata difesa nei loro riguardi

Vogliamo ripassare qualche notizia botanica prima di arrivare a presentare i pattini a rotelle per le lumache?
Esiste una impollinazione entomofila, ( en-tomos= in-segmenti; insetti a tre sezioni ( testa-collo-pancino.) quella dell'ape, insetti vari, appunto). Quella anemofila, effettuata dall'anima-soffio, dal vento. Pensiamo agli amenti del nocciolo che lo attendono. Impollinazione entomofila dioica (due case) quando lui abita a Borgo San Paolo e lei in Borgo Vittoria ( gr.:di-oikia= dioica, due case su singole piante diverse vicine.)
Impollinazione monoica ( monos: una sola oikia= casa..) se abitano nello stesso condominio, sullo stesso pianerottolo).
C'è l'impollinazione del colibrì, elicottero del Nuovo Mondo, della Terra del fuoco..
Quella dell'acqua che funge da barcarola hoffenbachiana veneziana per gli amori della ninfee.
C'è, però, ancora un tipo di impollinazione poco conosciuta, ma non meno utile: quella malacòfila ( greco malacòs= lumaca...). (Cento mila lire a chi giura che lo sapeva già prima!)

Nel fondo rete dell'esteso cassetto pollinico della trappola Fedrizzi, per me, è sempre stato un dramma repellente trovare quasi sempre il polline di tre giorni segnato da sbavature autostradali dalla solita fortunatissima lumachina che avendo scoperto questo supermercato dal di sotto rete faceva delle autentiche scorpacciate di polline di cui evidentemente è ghiotta. Il fatto mi costringeva a buttare via il tutto o a dover richiudere ermeticamente il settore, togliendo così, sotto covata , la necessaria utilissima aerazione.
Ora supponiamo che inventino dei pattini a rotelle per rendere più veloci queste lumache nelle loro cuccagnate sui fiori. Se voi foste un commerciante comprereste, tenendole addirittura in vetrina, queste attrezzature a rotelle malacofile avveniristiche sapendo di sicuro che nessun essere normale verrebbe ad acquistarle?
Ebbene perché i commercianti dovrebbero tenere delle trappole polliniche se in pratica nessun apicoltore si degnerà di andarle a prenotare? Se le Riviste non ne parlano, se i Conferenzieri si interessano solo delle nuvole ? Incominciamo quindi noi a richiedere il tutto.
Facciamo alle Ditte del settore precise richieste: "desidero una trappola per polline, la trappola con griglia integrale fino alla soffitta".

Quei brav'uomini un po' depressi

In trent'anni, in Piemonte, non ho mai incontrato raccoglitori di polline, se non con il grande amico Gianotti che mi ha incoraggiato a persistere sempre. E' lui, la sola persona che è riuscita a far passare un'intera copertina su Api e Flora, nel lontano '94, sia pure con api in vistosa difficoltà alle prese con trappole su cui già subito era stato inserito anche il cassetto con l'obbligo immediato di pagare il pedaggio oltrepassando la griglia.
(Vedremo che agire così è decisamente errato).
Al di fuori del signor Gianotti (tutti) gli altri colleghi conosciuti, di conseguenza non hanno neppure mai sognato di comperare le trappole. Si tratta ben inteso sempre di simpaticoni , sia pure secondo me, un po' "depressi" che soporiferamente " trofallassano" passandosi di bocca in bocca una serie di autentiche frottole: "che rubando il polline si fa del male alle api "; che "ogni giorno bisogna essiccare il polline". Palloncini frottole gonfiate che già con l'unghia del mignolo presto sgonfieremo....
Devo ammettere, però, che qualcuno in realtà ha voluto provare a raccogliere polline... Ho, infatti, regalato, un giorno, una trappola al geniale amico Nicola di Rivoli che mi sembrava avesse l'occhio sinistro decisamente intelligente.... In un altro impeto di neofitismo ho addirittura issato una trappola (gratis, lire 30mila) sull'arnia di un redattore apicolo. Nicola, da tempo so che ha nascosto la trappola in cantina al buio per non doversela trovare traumaticamente davanti. Il redattore - sempre da indiscrezioni riservatissime- so che si è impegnato faticosamente solo a togliere la trappola. Un trionfo di produzione!

Altre lagne.

All'Osservatorio di Apicoltura di Reaglie (To), proprio come test mercatale psicologico, ho voluto un giorno portare un esemplare di trappola Lega ad un pubblico uditorio specializzato di trenta persone, radunate lì, proprio per temi specifici: produzione di polline ( lezione avvenuta ancora una volta all'insegna di tanta teoria!) e pappa reale. Ebbene pur avendo avvertito con la massima cortesia che bastavano alcuni secondi per osservarne la struttura nessuno di quei "calcia portafoglio" adocchiato per terra, si è degnato di dirottare lo sguardo. E si capisce!. Non avendo finora mai mangiato del proprio polline, la malinconia ( greco m e l a s , melas= nero) oltre impossessarsi già della loro iride aveva evidentemente avvolto anche la scissura di Rolando ed il loro Ponte di Varoglio addetto ai difficili collegamenti tra massa cerebrale e cervelletto.

Lo stesso giorno, per mia ulteriore desolazione psicologica trappolaia, un rivenditore di materiale apistico di Torino città, presente, avendomi visto contaminare addirittura quella sede universitaria, con la citata trappola, in un momento di relax viperinamente mi sibilò queste parole:
"Ma lei, da anni insiste proprio a voler perdere tempo!"

Nessun segreto

In queste pagine, note musicali sul polline, non ci sarà alcuno spartito segreto. Come Franz Schubert ( undici sinfonie, 600 Lieder-, tra cui uno molto "ampio" in cui si trova anche il pezzo della celebre popolare Ave Maria per gli sposi...) Come il povero Schubert che si lasciava depredare dagli amici di quasi tutto ( absit iniuria= esclusa ogni intenzione megalomane!) qui con noi, ogni Salvatore Accardo o Uto Ughi dell'alveare, potrà leggere il nostro integrale definitivo spartito sul polline. Potrà interpretarlo, eseguirlo per intero o parzialmente come gli aggrada.

Dopo la Prima parte con il lungo mega galattico sommario, questa seconda, con la noiosa ricerca delle cause depressive sulla quasi scomparsa di trappole efficienti.. Nella Terza (la prossima), potremo dedicarci finalmente all'esame di vari mezzi utili ( freezer, essiccatoio, miele stesso) per impossessarci, sempre con la dovuta equità distributiva tra i vari azionisti dell'alveare, delle nostre variopinte palottoline polliniche, in maniera didatticamente gioiosa verosimilmente quasi come in molti supermercati, dove sotto l'occhio di una apposita sorvegliante, i bimbi in attesa della nonna o della madre, si tuffano letteralmente tra migliaia di palline colorate.

Partiremo subito da ciò che evidentemente interessa di più un apicoltore e cioè: "Globalmente, quale trappola è meglio preferire?"

Ansioliticamente, a presto. Rodolfo Percelsi.

Tel. fax con preavviso 011 96.27.976 adolfope@tin.it.